Benvenuto Brunello 2020, storia e analisi della 2015 del Brunello di Montalcino

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Biondi Santi - i vini

Brunello di Montalcino

di Adele Elisabetta Granieri
Fu Clemente Santi il primo a crederci, quando nella prima metà dell’800 puntò tutto sulla vinificazione del Sangiovese Grosso in purezza, vitigno da cui si ottiene il celeberrimo Brunello di Montalcino. La geniale intuizione fu perseguita anche da Galassi, Anghirelli, Padelletti, Colombini, i fratelli Biondi di Castiglion del Bosco, Paccagnini, i fratelli Nozzoli e Caetani Lovatelli e la 1888 e la 1891 furono annate strepitose, che consacrarono definitivamente il nettare di Montalcino come vino di grande qualità. Nel 1966 arrivò il riconoscimento della Doc, e l’anno successivo, il 18 aprile 1967, si costituì il Consorzio del Brunello di Montalcino.

La fama, ormai, aveva abbondantemente valicato i confini nazionali, ma per il vero boom ci vorrà ancora qualche anno: negli anni Ottanta e Novanta si moltiplicano gli investimenti e gli sforzi commerciali, si affinano ancora le tecniche del Sangiovese in purezza per eccellenza, che diventa quello che conosciamo oggi, ossia uno dei più grandi, ricercati e premiati vini del mondo. Una fama che poggia anche sulla grande capacità di invecchiamento del Brunello di Montalcino, caratteristica emersa già alla fine dell’Ottocento, ma negli ultimi settant’anni messa a sistema dallo stesso Consorzio del Brunello con una valutazione che mette in luce le annate migliori, quelle a “cinque stelle”: 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006, 2007, 2010 e 2015.

Profumi intensi, ottimo rapporto tra pienezza gustativa, struttura tannica e freschezza e grandi prospettive di invecchiamento, per un millesimo destinato a passare alla storia.

È il profilo dell’annata 2015 di Brunello di Montalcino, svelata nel corso di Benvenuto Brunello, la manifestazione organizzata dal Consorzio del grande Rosso toscano, icona del made in Italy nel mondo. Gli esperti degustatori confermano: l’annata 2015, che già dopo la vendemmia si era aggiudicata 5 stelle per l’ottimo andamento stagionale, è un successo anche nel calice e sarà in grado di stupire sempre di più nel corso del tempo. Circa 4.000 i visitatori della manifestazione, di cui 250 giornalisti, oltre a operatori di settore e appassionati, accorsi a partire da venerdì 21 Febbraio a Montalcino per assistere al calendario di eventi e degustare in anteprima le ultime annate prodotte, dal Brunello di Montalcino in debutto, alla versione Riserva 2014, passando per i tradizionali Rosso di Montalcino, Moscadello e Sant’Antimo. Tra gli ospiti Vittorio Sgarbi, che ha aperto la quattro giorni montalcinese con la lectio magistralis dal titolo “Un’annata ad opera d’arte”, un parallelo tra vino, creatività e genio della cultura italiana. Vino e sport protagonisti della tradizionale mattonella celebrativa dedicata alla vendemmia 2019 del Brunello di Montalcino, firmata quest’anno dal presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Superati i timori per i minacciati dazi statunitensi, il Brunello si conferma, assieme al Barolo, al comando della schiera dei vini italiani più presenti nelle wine-list dei ristoranti di New York, San Francisco e Londra, con prezzi medi stellari (da 320 a più di 400 dollari a bottiglia), anche se ancora indietro rispetto al posizionamento dei competitors Bordeaux e Borgogna: questi i numeri presentati dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini, insieme al presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. Lo studio, che analizza le realtà di New York, San Francisco e Londra, tre città chiave, leader nell’import di vino (che conta oltre 9 miliardi di euro) ha fatto emergere diversi punti di forza dei vini italiani – in particolare quelli piemontesi e toscani che si alternano in cima alle presenze regionali del Belpaese (Piemonte primo a New York e San Francisco, Toscana in testa a Londra) – a partire dal numero complessivo delle etichette in carta, fino a un’incidenza media che sale in maniera direttamente proporzionale alla fascia di prezzo del ristorante. Segno positivo anche per l’enoturismo a Montalcino: il quadro che emerge è quello di un fazzoletto di terra meta ogni anno di turisti provenienti da tutto il mondo (il 72% stranieri).

L’annata 2015, già presentata a New York e in Canada e particolarmente attesa dopo la 2014, notoriamente difficoltosa, è stata celebrata in tutto il mondo. Il Brunello 2015 è frutto di una stagione particolarmente favorevole, iniziata con un inverno scarsamente piovoso e proseguita con temperature sostanzialmente nella media e piogge contenute, che hanno portato le piante in ottimo equilibrio vegetativo fino all’estate, senza l’insorgere di criticità dal punto di vista fitosanitario. A luglio, l’innalzamento della colonnina al di sopra della media ha anticipato la fase di invaiatura, ma la situazione si è ristabilita con le piogge di fine mese, per poi passare a un agosto caratterizzato da un’ottima escursione termica tra notte e giorno, circostanza che ha portato ad un’importante concentrazione degli aromi e dell’estratto secco. Settembre e ottobre infine, hanno portato precipitazioni modeste e una buona ventilazione, che hanno favorito le ultime fasi di maturazione dei grappoli fino alla vendemmia. Notevole fin da subito l’acidità naturale nelle uve raccolte, superiore alla media anche per un’annata caratterizzata da alte temperature estive, un primo evidente segnale dell’elevato e raro livello qualitativo del Brunello di Montalcino 2015, insieme alla complessità di aromi e all’eleganza dei tannini.


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