Non sono un esperto di Brunello, ma batto in continuazione le campagne del Sud. Già due produttori tradizionali di Taurasi (Struzziero e Di Meo) mi hanno detto che non faranno l’annata 2010 perché è stata la peggiore di sempre, anche della 2002.
Ora, il punto è questo: concesso il fatto che il bello del vino è la opinabilità dei giudizi e la variabilità dei terreni e dei microclimi, possibile che nello stesso anno ci siano 5 stelle a Montalcino mentre a Taurasi si parla di vendemmia da dimenticare?
Ho memoria di piogge terribili a ottobre e novembre e mi pare, ho molti amici in Toscana, che questa regione sia la più piovosa di tutte.
Dunque, per citare Franco Ziliani, già critico sulla 2006, siamo o non siamo su scherzi a parte?
E mi chiedo, possibile che la soluzione ai problemi di credibilità accumulati dalla filiera vitivinicola italiana debbano essere sempre e comunque consegnati alla considerazione che l’ultima vendemmia è stata la migliore di tutte?
Davvero gli anni ’90 non hanno insegnato nulla a nessuno?
Come possiamo pensare che la gente investa sui tempi lunghi in bottiglie in cui ogni annata è considerata al massimo, tanto che pare che si voglia addirittura portare a sei le stelle?
E perché dopo tutti questi anni l’Italia continua ad essere commercialmente così immatura da pensare che i consumatori siano sempre gonzi?
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