Jacopo Biondi Santi si racconta in Puglia e lo fa in un Resort dal fascino senza tempo come Borgo Egnazia a Savelletri (BR) in Puglia, non ci sono molte parole per descrivere una location che “ferma il tempo” appena ci entri, uno stile di vivere la Puglia unico e che colloca questa regione ai vertici dell’ospitalità di charme.
Certi vini… hanno la capacità di farti entrare in altre dimensioni: ecco scoperta la curvatura spazio tempo del capitano Kirk di Star Trek…!!!
Ho avuto il piacere di “bere” i Brunelli di Jacopo, raccontati e letti da un appassionato Paolo Lauciani –docente della Fondazione, quasi fosse parte di una famiglia. Ecco vedete, si capisce subito la differenza di uno che beve e ti degusta un vino; mentre Paolo lo leggeva e condivideva le sue emozioni con tutti noi, infarcendo le note gustative che emergevano dal bicchiere, con la storia di vita vissuta della la famiglia Biondi Santi.
In quei bicchieri c’ 700 anni di storia, e una selezione clonale di Sangiovese partita da lontano, il BBS11, un clone ben acclimatato, che segna tutti i vini di un colore non carico, grande struttura acida e tannini setosi ed di elevata qualità.
La prima fila è destinata ai vini provenienti dalla Tenuta Castello di Montepò, una batteria di vini dal vestito elegante, ma con uno stile moderno, creata da Jacopo, ma sempre con il marchio di qualità Biondi Santi. Anche in questa tenuta è stato impiantato il clone BBS11 che ha assicurato una qualità costante.
Partiamo dal Morellino di Scansano 2010, 95% di Sangiovese e una pennellata di Cabernet Sauvignon e otto mesi di barrique. La zona è quella maremmana, i profumi si aprono con note mediterranee, nuance resinose e frutto dolce con fondo di spezie, che si ritrovano ben dosate al palato, seguita da mentolato e tanta freschezza, rinforzata da sfumature agrumate e tannini vellutati.
Il Sassoalloro 2010 vuole essere una versione più frivola di Sangiovese in purezza, e Jacopo ci riesce, con fermentazione a basse temperature, barrique crude e slavate per eliminare il verde dei tannini. Il colore è porpora scarico, volutamente vuole uscire dall’idea del classico Brunello. E ci riesce agevolmente, visto i profumi netti e vivaci, di muschio, arbusti, leggero balsamico e legno -16 mesi- ben dosato che esalta un frutto sinuoso; al palato si ripropone l’amarena selvatica e un corpo sostenuto da acidità e tannini eleganti, con una succulenza mentolata nel finale.
La versione riserva del Sassoalloro 2006, ci conferma la capacità evolutiva della casa Biondi Santi, sempre 16 mesi di Barrique cruda, dal colore intenso, e dalle piacevoli note di evoluzione del Sangiovese, come pellame, cuoio dolce e sottobosco, segnatamente mirto e resina; pura eleganza con una persistenza interminabile; non da meno al palato con i soliti tannini vellutati e tanta acidità, pepe e frutto che si mescolano ad una chiusura mentolata.
Lo Schidione, per noi annata 2004, è il bordolese della famiglia, con 40% Cabernet Sauvignon, 40% di Sangiovese e 20% di Merlot con 30 mesi di botte. Un vino che si difende bene nella famiglia dei sangiovesi; già nei profumi sfodera frutti di bosco come ribes, more e spezie associate a nuance mentolate e balsamiche, avvolte da liquirizia e cacao; il sorso regge bene un impatto grandioso, fatto di tannini di rango e tata acidità, segnato da caratteristiche note di salmastro, graffite, tabacco ed eucalipto per un finale ricco di frutto.
Ora la musica cambia e i predecessori hanno solo scaldato un palato che grida ad alta voce la voglia di iniziare con i Brunelli. Qui i toni si abbassano, come a inchinarsi difronte all’ingresso del “Re”, il Brunello di Montalcino.
Il clone BBS11, come già detto, fa egregiamente il suo lavoro nella Tenuta il Greppo da quasi 400 anni, donando eleganza e longevità ai suoi figli, che fermentano e maturano in legno.
È importante ricordare che a tutti i possessori di Brunelli di vecchie annate è assicurata la colmatura delle bottiglie, con certificato di garanzia, che avviene con lo stesso vino della stessa annata. Tra di loro si assomigliano per impronta cromatica da rosso rubino scarico e unghia aranciata lucida e viva.
Brunello di Montalcino 2008, un’annata considerata eccellente, anche se giovane è già segnato da profumi intensi e suadenti, con l’impronta cromatica trasparente ma consistente. L’ampiezza olfattiva è già evidente, ma anche se giovane le dolci note di tabacco, sottobosco, e liquirizia sono avvolte e sospinte verso l’alto da sbuffi di salmastro molto delicato; al palato mostra subito i tannini, figli del BBS11, già setosi, compatti, uniformi e di alto rango, inevitabile struttura acida importante e sapidità elevata, per un finale che ha ancora bisogno di distendersi.
Il Brunello 2007 si mostra sottotono in confronto al precedente, ma comunque sfodera dei profumi che spaziano dal sottobosco a tostatura di caffè, per passare alla rosa appassita e a un minerale che gli dà slancio olfattivo; fresco con note agrumate e di liquirizia è al palato, tannini e struttura acida restano invariati, ma perde nel finale.
Il Brunello 2006 Riserva si mostra subito elegante e sobrio, con i profumi ancora serrati, ma che già lasciano trasparire un naso poliedrico e ricco di sfaccettature, a partire da un frutto integro e vellutato; ottimo il corredo tannico sostenuto da ampia acidità e succulenza, ravvivata da note mentolate e pepate, con finale fresco e leggiadro nell’insieme, un vino che leggeremo meglio fra qualche anno.
Ampio i profumi che spaziano dal resinoso al tabacco dolce nel Brunello 2007 Riserva, sicuramente con una marcia in più al base 2007 e al precedente 2006, i balsami si fondono mirabilmente con nuance di eucalipto e sottobosco, che lo rendono persistente e irresistibile nei profumi; la trama gustativo è di alta levatura, setoso ma incisivo e affilato, penetra con dolcezza ma poi si fa sentire con vigore, i tannini sono perfetti e di nobile artigianato, l’acidità avvolge tutto e slancia un sorso prefetto e succulento che non finisce mai.
E ora è il momento di sentire il 1988 riserva e il 1983, già nei colori vivaci e integri si annunciano due bicchieri di grande spessore. L’approccio al bicchiere è sommesso, misto di curiosità e religiosità con il timore di essere incapace a comprendere vini di quasi trent’anni.
Le aspettative non sono disattese, ma è la conferma che i Brunelli sono ingiudicabili prima di vent’anni e, tutto quello che abbiamo scritto in precedenza verrà cancellato nelle degustazioni dei prossimi anni, tutte le certezze precedenti crollano e si resta increduli davanti alla capacità dinamica ed evolutiva dei Biondi Santi.
Che tristezza, pensavo di aver capito tanto… ma tutto crolla in pochi secondi e allo stesso tempo si gioisce per le sensazioni che ci stanno per dare i due bicchieri.
Sorprende la freschezza olfattiva del Brunello 1988 Riserva, la florealità è vivace e non appassita, il frutto è integro e non evoluto. Le note di pietra focaia e salmastre sono seguite da cuoio e mineralità persistente; al palato è pura eleganza con corredo tannico perfetto, eleganti e incisivi, notevole e la spalla acida e la succulenza per un finale raffinato.
Il Brunello 1983 Riserva, ci dà il la sciabolata finale, asfaltando le nostre personalità e rendendoci, muti e succubi del pregiato nettare. Anche qui pietra focaia ma associato a pasta di olive, erbe officinali e liquirizia per dei profumi che passano al cuoio e al frutto senza mai esaurirsi; ma è al palato che sfoggia dei tannini spettacolari, ancora troppo vivi e uniformi, le note agrumate rinfrescano un sorso intriso di succulenza e piacevolezza unica, sembra un vino ancora troppo giovane, sottolineata da sensazioni saline che continuano a solleticare il palato. Insomma, un vino con un finale che spiazza tutti e ci lascia a bocca aperta.
Lunga vita al Brunello Biondi Santi…
Biondi Santi
Villa Greppo, 183
Montalcino (Si)
Tel. 0577.848087
Fax 0577.849396
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