Brunch all’Asiate del Mandarin Oriental. E che fai? Sei a New York e rinunci al bruch? Non sia mai detto!
Essenziale ed elegante: per formula e servizio quanto di più lontano dalla consuetudine pop delle domeniche anglosassoni di unire prima colazione e pranzo. Che di solito somiglia molto più alle abbuffate in stile ‘all you can it’ che ad una tavola conviviale.
Qui invece c’è una clientela borghese, divisa tra turisti, soprattuto orientali, che si godono la lista dei tè prima di cominciare, e mariti americani con le mogli in vacanza. Una clientela che legge ancora (!), libri e quotidiani della domenica in invidiabile relax.
Qui al ristorante del Mandarin, in pieno Columbus Circle – la piazza con al centro la statua di Cristoforo Colombo, probabilmente la meno venerata dal popolo americano – al 38mo piano trovate una hall gigantesca, con un ingresso elegante come ci si aspetta da una grande catena alberghiera.
E una sala ampia e luminosa, su due livelli, con i tavoli panoramici e le sedute dai colori delicati, che richiamano quelli dei fiori freschi.
Niente buffet (per fortuna) e niente carta, menu fisso a 65 dollari con possibilità di scegliere tra tre piatti per portata; e servizio super professionale (anche se una dimenticanza scappa anche all’efficientissima signora che si occupa di noi).Cominciamo con un rosè spagnolo, scelto da una carta non ampia ma adeguata, per accompagnare l’appetizer: una zuppa di asparagi fresca ed equilibrata e una gustosa e ben presentata versione di tartare di tonno: ricca, grassa e cremosa. Davvero una golosità.
Un bel piatto anche l’anatra con verdure, fondo ben eseguito, cottura un po’ oltre quella richiesta.
Di gran soddisfazione le uova Benedict – imperdibili durante il rito del brunch – qui nella versione con astice.
Delude invece il pane, che in realtà non c’è: con il burro d’ordinanza viene infatti servito un ricco cestiono di ottime Viennoiseries in perfetto stile francese, nel quale però l’unico piccolo panino presente non è neppure fresco.
Purtroppo la richiesta di sostituire uno dei dessert con un assaggio di formaggi finisce nel dimenticatoio, ma la ‘barchetta’ al cioccolato è gradevole e poi arriveranno due assaggi per farsi perdonare.
Brunch all’Asiate del Mandarin: Per concludere, un gran bel posto, elegante, con qualche intuizione più che indovinata, in una carta non proprio memorabile. Tuttavia è una esperienza che sentiamo di consigliare proprio per vivere una delle mille facce di New York. Da uno dei tavoli panoramici si vive con piacere l’atmosfera rilassata e un servizio felpato ma sempre pronto e che, allo stesso tempo, non va di fretta perché conosce il ritmo del relax – sacro! – domenicale dei newyorkesi.