Brian McGinn, potentissimo regista e produttore statunitense, tra le serie nel suo palmares Dirty Money e Amanda Knox, conosciuto da tutti i gastro appassionati del mondo per aver realizzato, insieme a David Gelb, documentarista anche lui statunitense e realizzatore di Jiro Dreams of Sushi, il programma Chef’s Table per Netflix.
Chef’s Table, (sono un grande fan del programma, ed ho visto tutte le puntate) per la maggior parte della critica televisiva è stato un vero e proprio sparti acque nel programmi che parlano di cibo. Neil Gezlinger del New York Times ha definito Chef’s Table: “Uno dei pochi prodotti televisivi attuali che riescono a mostrare l’arte della cucina in modo elegante”, andando in una direzione opposta rispetto ad altri programmi che presentano i piatti “abbelliti assurdamente”. Gezlinger ha anche lodato il fatto che venga esaltata di ogni chef non solo la differenza tra i piatti e i ristoranti ma anche la differenza di filosofia e di visione del mondo. Emily Buder di Indiewire.com ha valutato la serie dicendo che essa “reinventa lo spettacolo del cucinare” e che riesce ad “entrare nella mente dello chef”, trattandoli, però, sempre con rispetto. Buder ha inoltre elogiato il forte impatto visivo.
Un successo di critica e pubblico senza precedenti nel mondo, per questa serie documentaristica che ha visto protagonista alcuni dei cuochi più influenti e bravi al mondo, tra cui: Massimo Bottura, Ana Roš, Gaggan Anand, Vladimir Mukhin.
Un successo mondiale che addirittura ha portato uno degli episodi dell’ultima serie, quello del pasticciere filosofo Corrado Assenza , ad essere candidato, nella categoria “Outstanding Cinematography for a not fiction program” al prestigioso Emmy Award. L’Emmy è l’equivalente dei premi Oscar per la televisione. I premi verranno svelati nella 70° edizione del premio, il 17 Settembre, al Microsoft Theater di Los Angeles.
McGinn, in viaggio in Italia, non sappiamo se per vacanza o programmando la nuova stagione di Chef’s Table, dal suo profilo di Instagram, racconta questo viaggio attraverso delle foto e dei brevi testi.
Sulla pizza nel ruoto di Franco Pepe, “Missing this perfect pizza” (mi manca questa pizza perfetta di Franco Pepe), provata per colazione, dopo aver dormito nella pizzeria n°1 al mondo per 50 top pizza.
Tra le diverse foto dedicate a Peppe Guida, quella degli spaghetti alla Nerano e gli spaghettini al limone e provolone del monaco, definendo lo chef vicano “The pasta whisperer” (l’uomo che sussurra alla pasta).
Last but not least, una foto di Corrado Assenza scrivendo: Corrado is one of the hardest working people I know (along with @francesco_assenza): 120 hours a week / 0 days off / uncompromising focus on quality. And remains one of the gentlest, most generous and friendliest people around. (Corrado è una delle persone che lavorano più duramente che conosco (insieme a @francesco_assenza): 120 ore alla settimana / 0 giorni di riposo / attenzione incondizionata alla qualità. E rimane una delle persone più gentili, più generose e amichevoli in circolazione).
E’ proprio vero che a volte si guarda davvero il dito e non quello che indica!
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