di Marina Betto
La geografia del whisky è vasta. Partendo dall’Irlanda e dalla Scozia si arriva in Giappone che oggi primeggia sul mercato con whisky prodotti con metodi tradizionali scozzesi facendoci assaporare quello che doveva essere il whisky scozzese di cento anni fa; poi non si può ignorare il whisky di Taiwan o quello Indiano ma vi è certamente un colosso mondiale rappresentato dal Bourbon il whiskey prodotto negli Stati Uniti. Nel 2014 sono state prodotte più di 19 milioni di casse da 9 litri di Bourbon che hanno generato 2,7 miliardi di dollari, le esportazioni già nel 2013 superavano 1 miliardo di dollari. In America tutto è fatto in grande e le distillerie sono dei veri e propri brand, come Jack Daniels, ma accanto a questi colossi vi sono tanti piccoli distillatori indipendenti che producono, creando interesse nuovo intorno a questo distillato fatto prevalentemente di mais ( 51% della composizione del mush). Con la guerra di secessione molti coloni( di origini scozzesi, irlandesi, tedesche e francesi) si spostarono ad est in cerca di fortuna verso la Virginia dove fondarono la contea di Old Bourbon e furono i primi distillatori di mais, segale, avena e orzo; da qui il loro whiskey veniva trasportato al porto lungo il fiume Ohio, Maysville, Kentucky , dove ogni barile veniva stampigliato con la dicitura ” Old Bourbon” proprio per ricordarne il luogo di origine. Con il tempo fu indicato con il nome Bourbon qualsiasi whiskey a base di mais. Il proibizionismo favorì la produzione interna e il contrabbando alimentando il malaffare e favorendo famiglie che poi avrebbero governato il mondo. Il Bourbon è tipico del sud, di New Orleans, mentre più ad est si distillava il Rye Whiskey partendo dalla segale, un distillato più chiaro e meno dolce nel gusto, ricordando la terra e le radici commestibili. Il Tennessee Whiskey è fatto di una miscela di mais, segale, avena e orzo ed è filtrato con carbonella di acero bianco del Tennessee poi invecchiato per 5/7 anni in botti di rovere.
Corsair Raymageddon American Ray Whiskey( 46°) non è eccessivamente invecchiato e nasce a Nashville nel Tennessee.Per questo whiskey viene utilizzata un tipo di segale chiamata”chocolate ray” che appunto infonde note di cioccolato al distillato, un cioccolato dolce che sa di nesquik; il naso ha anche una nota di acqua ragia molto spinta e sentore di medicinale segnale di un’alta presenza di alcoli di testa. In bocca è rotondo, morbido e la sensazione di cioccolato esplode con prepotenza conservando un sentore allappante e tannico, disidratante e polveroso che lascia una lunga scia minerale.
Evan Williams Single Barrell Bourbon( 43°) 10 anni di invecchiamento, si presenta ambrato. Il naso evidenzia profumo di smalto e sciroppo di acero, un certo sentore di fumo e note balsamiche, mentolate, frammiste a quelle floreali ma si ritrovano anche odori speziati come il caffè in grani freschi e la cannella. Complessità olfattiva molto raffinata che si riflette nel gusto in un alternarsi di chiaro- scuri veramente piacevoli. Evan Williams distillava nella contea di Old Bourbon già nel 1783 e da allora la produzione si è solo molto diversificata rimanendo sempre fedele allo stile originario.
Baker’s Kentuky Straight Bourbon Whiskey(53°) propone note olfattive di frutta esotica in cui si riconosce la banana mescolate a quelle di smalto e cellophane e profumatissima vaniglia. In bocca è morbido e pungente sul finale lasciando un sentore di caramello bruciato e un gusto amaricante che richiama la liquerizia, il tutto ben bilanciato, segnale di grande equilibrio gustativo, donato anche dai sei anni di affinamento in botti nuove di rovere americano.
Tre whiskey americani diversi tra loro e soprattutto diversissimi da quelli scozzesi;forse dotati di un gusto più semplice ma incisivo che richiama una terra smisurata, sconfinata,fatta a volte di paesaggi monotoni dove solo il vento riesce a portarti lontano regalando una sensazione di libertà.
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