– del Guardiano del Faro –
Non saprei dire se si tratta di eco-mostro o architettura d’avanguardia, certo è che la struttura del Boscareto Resort lascia in mente parecchi punti interrogativi a fianco di altri punti esclamativi.
Insomma, se non volevano passare inosservati l’obiettivo è raggiunto. Tutto è discutibile , figuriamoci davanti a questo blocco di cemento, legno e vetro, che visto dall’esterno è “parecchio discutibile”. E non credo che sarà molto diverso quando la ricca vegetazione prevista circonderà con più carattere il contesto, anche perché non avrebbe senso nascondere il progetto su cui si è puntato, ma anche su questo aspetto non secondario gli abitanti della zona ironizzano per le scelte botaniche messe a vegetare.
Ma non siamo venuti qui per fare gli impiegati del catasto. Siamo venuti per la magnifica performance messa in atto da Christian Bucci : la degustazione “ Vini di Territorio” , 128 vini in degustazione nell’arco di un faticoso pomeriggio. E’ uno sporco e faticoso lavoro, ma sono stati in molti a volerlo affrontare. Almeno 300-350 persone hanno accolto l’invito e sono corsi a Serralunga d’Alba, sancendo così il successo completo della manifestazione.
Lasciamo dunque in secondo piano l’ingresso dell’hotel, che essendo privo di insegne sull’apertura e sulla facciata ( probabilmente da ridefinire) sembra più l’accesso ad una casa di riposo o ad una clinica privata. E lasciamo da una parte anche l’impressione totalmente opposta sull’altro ingresso, quello sottostante, quello principale dell’hotel, dove l’enorme zona bar vive di colori così sgargianti da far dimenticare quanto è sobrio ed elegante è il piano superiore. Decine e decine di salotti sommersi di toni di rosso Las Vegas culminano sul banco bar che curiosamente manca dell’aspetto confidenziale di ogni bar di grande albergo, dove la possibilità di sedersi sui classici sgabelli al bancone sarebbe auspicabile ed invece non è stata prevista.
Torniamo sopra allora, dove il piacevolissimo giardino interno ci accoglie in orario molto anticipato, così da poter fare il dovuto riscaldamento pre match, prima con una bottiglia di Ulisse Collin 2005 e poi con l’assaggio di alcuni piatti al Ristorante La Rei, sulla bocca di tutti gli appassionati negli ultimi mesi.
Non sto a fare una recensione del locale e della sua cucina, avendo assaggiato solo quattro piatti e non avendo fatto sicuramente il pranzo dell’anno. Anche se sarebbe corretto osservare che fosse pure la prima volta che si entra da Le Bec o da Blanc per mangiare due piatti sarebbe abbastanza facile capire a quale categoria appartengano quelle cucine. Qui non è stato invece chiaro, perché una certa pacatezza e senso di incompletezza da spazio ad ulteriori margini di crescita.
Una discreta tempura di fiori di zucchino, nasello e triglia. Un pacato agnolottino tartufato in salsa di mandorle, una bistrottiana insalata di faraona e porcini alla frutta di stagione e senape in grani e infine un grande piatto di carne di Martini, leggermente affumicata e posata su una convincente salsa di fondo. Coraggiosa e riuscita anche l’insalata di crudità in julienne a staccare e rinfrescare con decisione dal sapore intenso della carne , della sua caratterizzazione fumè e dalla sua eccellente salsa.
Comunque bene così, ad averne di ristoranti così negli alberghi italiani, anche nei 5 stelle lusso come questo. Sistemato lo stomaco si può partire a testa bassa per affrontare i 128 vini in degustazione. Ovviamente, la prima domanda spontanea che chiunque ti pone quando hai terminato una kermesse olimpica di questa lunghezza è : quale è stato il vino che ti ha colpito di più ? E curiosamente la risposta è stata immediata e spontanea.
Il vino che per la sua originalità e la sua riuscita mi è rimasto più in mente è stato l’Ice Wine Metodo Classico di Baricchi. L’anticonformista piemontese delle bollicine colpisce ancora con chiarezza di profumi, con finezza di perlage e splendido equilibrio tra dolcezza e acidità agrumata, e rende questo vino un passepartout enologico sul quale, i sommelier che ne potranno disporre, potranno volarci sopra con mille idee di accostamenti poetici.
Sul tema simile ma diverso anche il convincente Moscato Cà d’ Gal 2004 la cui profondità di profumi si fonde su note rinfrescanti di salvia e menta. Veramente ottimo.
Pizzicando chicche un po’ random ancora in tema bollicine ecco questo valdostano Caronte, Petit Rouge rosè metodo classico . Poi ricordiamo le intense Barbera Trinchero, tra cui le due versioni 1999, la seconda delle quali affinata in botti di castagno.
Ottima anche la batteria de Le due terre di Flavio Basilicata, dove il Sacrisassi bianco e il Merlot hanno convinto la platea. Bressan ha portato invece una batteria di vini di una personalità rara. Vini che meriterebbero una degustazione a parte per capire meglio il messaggio che vuole far passare attraverso il bicchiere.
Così come la batteria di Dario Princic, produzione che non può passare inosservata.
La vasta parte francese ( 26 produttori ) quasi tutti conosciuti dagli habituè, hanno confermato una comune coerenza con il passato, una riconoscibilità di terroir e di provenienza praticamente didattica. Voglio ricordare i classici Macon e Pouilly di Valette, i profumatissimi alsaziani si Albert Mann, il convincente St.Joseph di Monteillet, lo straordinario Morgon di Foillard ( il migliore mai bevuto) , l’evoluto Chablis 2001 di Dafaix e il confermato successo della produzione borgognona di Frederic Cossard. Meno convincenti gli altri Borgogna, quelli di Derain, così come il Savennieres Domaine Laureu e il Gevrey Chambertin 2005 di Heresztyn. Finale a sorpresa con l’eccellente Rias Baixas Terras Gauda 2007, denominazione della Galizia che amo molto e che qui ha confermato il suo carattere ed il suo fascino.
Ultimo ma non ultimo l’aspetto fondamentale di questa degustazione, e cioè la ricerca del rapporto qualità prezzo generale dei vini proposti ai molti ristoratori convenuti alla degustazione. Il novanta per cento dei vini in degustazione stanno su una fascia di prezzo d’acquisto tra i 10 e i 25 euro e si prestano dunque molto bene ad essere riproposti in molte carte dei vini bisognose di carattere e personalità senza saccheggiare il portafoglio dei clienti.
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