di Gianfrancesco Paci
Matelica. Siamo all’estremità occidentale della provincia di Macerata, in un punto quasi perfettamente equidistante da Romagna ed Abruzzo, immersi in una vallata chiusa sui due fronti est/ovest da Monti, all’incirca a 300 metri sopra il livello del lontano Adriatico.
Anche se il disciplinare contempla più di un Comune come “buono” alla produzione di quel Verdicchio recentemente esploso nella popolarità nazionale (e non solo), è proprio Matelica, con il suo terroir vocato al massimo, a rappresentare la culla da cui usciranno gli acuti più onorevoli.
Il suo nome, che oggi attraverso lunghi ed approfonditi studi viene ragionevolmente attribuito ad origini celtiche, nasce da quella “buona lastra di pietra” (traduzione dal celtico di Mati Lika). Ed esattamente qui risiedono le principali ragioni di una mineralità incredibilmente importante.
Non solo. Oggi Matelica è ad un’oretta di auto dal mare di Civitanova Marche. Ma nel pleistocenico, dove oggi sorgono timide ma ben piazzate le piccole montagne attorno alla valle del fiume Esino su cui sorge la città, si estendeva una lunga costa di un ben più ampio Mare Adriatico.
Da qui, il terreno, sapiente memoria storica delle antiche origini delle nostre civiltà, ancor oggi dona a quel Verdicchio tutta quella sapidità. Il risultato è facilmente immaginabile: profumi ed aromi inviadibili, sorretti da una mineralità unica ed una acidità riconoscibile tra mille altri vini!
Proprio sulla sponda orientale dell’Esino, sorgono le vigne di Borgo Paglianetto.
Azienda giovane, scalpitante ed appassionata, nata dall’amore di cinque professionisti originari della città trecentesca, che semplicemente hanno voluto esprimere un’interpretazione propria, all’insegna della franchezza, del vino che qui tanto è amato.
25 ettari vitati, tutti nella conca dell’alta Valle dell’Esino con sfacciata esposizione Nord-Sud, ed una ricerca, dalla potatura alla vendemmia, dalla vinificazione allo studio delle caratteristiche aromatiche e fenoliche dei prodotti, studiata nel dettaglio ed approfondita con numerosi sperimenti (ancora “in fieri”) negli anni.
L’azienda offre nel suo pacchetto di valorizzazione del territorio anche dei vini rossi, dal notevole impatto aromatico e discreto equilibrio, ma è nelle numerose declinazioni del Verdicchio di Matelica che si pronuncia con le più alte espressioni.
Si parte dalla versione più giovane. Quella dotata indubbiamente della freschezza dal maggiore “slancio atletico”: Terravignata viene vendemmiato intorno alla metà del mese di settembre per catturare tutta l’acidità che elegantemente questo vitigno riesce a donare e vinificato con soli 4 mesi di acciaio inox e 2 in bottiglia. Al palato è fresco, anzi, freschissimo. Ma non per questo non presenta una spalla aromatica degna di tutto il pacchetto di fiori e frutta che solo il Verdicchio fatto come si deve può donare. Il finale, quando arriva, è davvero di un’eleganza insospettabile.
Petrara, il secondo Verdicchio, viene vendemmiato pochissimo dopo e rimane nell’acciaio inox solo due mesi in più di Terravignata e sempre 2 mesi in bottiglia.
La reattività al palato della acidità è sempre quella. Scattante e minerale, ma stavolta uno spicchio della torta è anche dedicato ad un corpo un po’ più maturo e strutturato. La “riconoscibilità” del Verdicchio di Matelica, qui, è incredibile e i profumi, che nel primo vino erano più semplici e monocorde, iniziano ad irradiarsi in via retronasale con una spinta più netta.
Vertis è forse il prodotto di punta dell’azienda. Ed in tutta onestà è stato anche il vino che mi ha portato al colpo di fulmine per questa azienda.
Qui c’è davvero tutto. L’acidità, ovviamente in percentuale minore rispetto ai primi due a causa di una vendemmia più spostata verso la fine di settembre, è comunque ancora super scattante e dona persistenza davvero intrigante. I profumi sono numerosi e tutti, da quelli più agrumati al raffinatissimo finale ammandorlato, estremamente delicati. La mineralità accompagna tutta la degustazione con sensazioni leggere ma incisive quasi di pietra focaia, e l’equilibrio è qualcosa che a parole è e sempre sarà impresa riuscire a descrivere. Certamente rappresenta un sottilissimo filo infrangibile che collega armoniosamente tutti gli aspetti e, rispettandoli uno ad uno, permette al fortunato degustatore un assaggio di raffinatissimo piacere.
Jera, invece, il top di gamma, viene vendemmiato sempre su quei 25 ettari di terreno argilloso calcareo, dopo una o al massimo due settimane dall’inizio di ottobre.
Qui entrano in campo classe ed eleganza. Questo è il vino che porta l’etichetta dello Stato della DOCG ed è la Riserva dell’azienda. In serbatoi di inox rimane 18 mesi e in bottiglia 8.
I premi che negli anni sono fioccati sono numerosi, ed in ogni annata, anche in quelle in cui proprietari ed enologi hanno deciso di uscire nonostante le difficoltà climatiche della stagione, ha conservato trionfalmente tutti i valori su cui ha poggiato dalla nascita.
In Jera tutte le peculiarità del Verdicchio sono presenti, dalla prima all’ultima. Al palato si presenta fresco, pulito e scattante ma allo stesso tempo ricco di sfumature aromatiche. C’è veramente da sbizzarrirsi nel trovare tutti i profumi cangianti che si schiudono al sorso. La mandorla accompagna un po’ tutta la degustazione e fiori e frutti maturi a polpa bianca si rincorrono sulla pista velocissima tracciata dalla solita brillante e sostenuta acidità. Stavolta, grazie all’invecchiamento più importante, emerge anche un po’ di miele e qualche leggerissimo te orientale che come sottile cornice impreziosisce tutto il pacchetto.
La mineralità è ancora più che tangibile e l’equilibrio, invisibile ma onnipresente, di nuovo emerge re incontrastato e relega Jera a grandissimo vino del panorama del Centro Italia e non solo…
Se con Terravignata e Petrara gli abbinamenti devono vertere su pesci freschi e/o crudi, materie prime di lavorazione breve e carni bianche su topping poco grassi, Vertis già si comporta alla grande anche con tutto il maiale concepito nella nostra penisola, e, forse animale da pelo a parte, banchetta con infinito piacere anche con tartare di manzo o bistecchine di vitello in potacchio.
Jera, infine, dal polpo alla luciana alla faraona alla cacciatora trova un percorso di ricette tipiche senza fine, passando da momenti di riflessione o conversazione interminabili.
Personalmente ho avuto modo di vivere attimi di gloria sensoriale in abbinamenti con formaggi del centro/sud Italia. Ammorbidisce il matrimonio con la pasta dura a lunga stagionatura del Fossa di Sogliano, ma anche accarezza dolcemente la sapidità della Bufala Campana DOP. Balla un valzer di evidenza di profumi e morbidezze con la Caciotta di Urbino e addirittura rincorre e si fa rincorrere nel turbinio di profumi in un abbinamento con il Provolone del Monaco DOP…
Degno di nota, anche se lasciato per ultimo a causa della più approfondita analisi dei vini, lo spumante. Un metodo classico di solo Verdicchio, dove al perlage fine ed elegante e ad una crosta di pane leggera ma decisamente fragrante e i profumi del campo di fiori gialli si insinua al palato con grandissima piacevolezza.
I prezzi dei vini risentono molto delle origini marchigiane e quindi di una terra che nonostante l’infinita qualità prodotta, viene ancora considerata “regione di Serie B” dai mercati, e di conseguenza, con cifre sotto i 10 euro, con cui in Toscana e Veneto si prende appena una spremuta di limone, si acquistano Terravignata e Petrara. Con poco più, il fulgido Vertis e, abbondantemente sotto i 20 euro, quella perla di Jera, patrimonio dell’enogastronomia marchigiana e, parere personale, esemplare ricercatissimo nei prossimi lustri, su tutto il panorama nazionale ed internazionale.
Raramente capita di imbattersi in prodotti che raccolgono i doni di Madre Natura di un territorio e li trasformano in un volto nuovo della geografia, regalando emozioni e piaceri di questa portata.
Borgo Paglianetto, nella sua mission aziendale delineata ormai qualche stagione fa, attraverso ingredienti elementari quali competenza, rispetto delle regole della terra e ricerca continua, sorretto dall’inesauribile motore della passione, ha ben onorato ed elevato il significato autentico del concetto di “fare vino”. Semplicemente facendo dell’ottimo vino. Un’eccellenza.
Sede a Matelica Località Pagliano, 393
Tel.0737.85465
www.borgopaglianeto.com
Telefono: 0737 85465
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