di Maurizio Valeriani
La storia della denominazione Bolgheri è una storia relativamente recente, da quando il Sassicaia negli anni ’80 e ’90 diventò uno dei simboli della rinascita enologica italiana.
Non è frequente quindi imbattersi in un’azienda, in questa zona, fondata nel 1945.
Così volentieri abbiamo partecipato ad una degustazione presso il Ristorante Al Ceppo, dove abbiamo potuto colloquiare con Silvia Menicagli, moglie di Stefano Billi, titolare dell’azienda Fornacelle.
Ad oggi la proprietà ha una superficie totale di 15 ettari, di cui 9 di vigneto, 2 di oliveto, con circa 1000 piante, 2 ettari di alberi da frutto e il resto destinato alle coltivazioni orticole e seminative.
Interessante la batteria dei vini proposti in assaggio, che vede i rossi primeggiare di gran lunga sui bianchi.
Vi raccontiamo le nostre sensazioni:
Bolgheri Vermentino Zizzolo 2016: Sapido, fruttato fresco e speziato, non particolarmente complesso né lungo;
Fornacelle Bianco 2016: da uve Semillon : sensazioni di frutta abbastanza matura e pesca gialla con toni legati al legno in evidenza. Di non facile bevibilità;
Bolgheri Rosso zizzolo 2015 : 60% Merlot e 40% Cabernet sauvignon. Fermentazione in acciao ed affinamento per 6 mesi in barrique di secondo passaggio.. Bel frutto rosso in evidenza, insieme a materia e lunghezza, peccato per una nota alcolica un pochino in risalto;
Bolgheri Rosso Superiore Guarda Boschi (Merlot 40%, Cabernet sauvignon 30%, Cabernet Franc 30%) 2014: La nota vegetale e verde non riesce ad essere equlibrata da alcolicità e potenza. Forse l’annata non lo aiuta;
Bolgheri Rosso Superiore Foglio 38 2013: da 100% Cabernet franc e da affinamento di 18 mesi in barrique: elegante, speziato, fresco sapido, complesso con grande progressione sapid-iodata. Un grande vino ed uno dei migliori Cabernet Franc italiani mai assaggiati.
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