Quanti volti ha l’Aglianico? Tanti, tantissimi, che vanno ben oltre i canoni classici del tridente Taurasi, Vulture e Taburno. C’è quello del Cilento, per esempio, e quello di Roccamonfina. Ma c’è anche Castel Del Monte che bussa alle porte con una testa d’ariete importante: Tormaresca, l’azienda degli Antinori che dal 2000 produce l’Aglianico Bocca di Lupo e di cui si è svolta una verticale a Borgo Egnazia con Renzo Cotarella, l’enologo del gruppo.
Sul piano della comunicazione, si è fatto un gran parlare dell vicinanza delle vigne pugliesi al Vulture come elemento identitario, ma a ben pensarci forse per trovare spazio commerciale bisogna voltare le spalle al vulcano spento e guardare il Castello misterioso costruito da Federico II. Il terreno calcareo di questo versante della Murgia, l’escursione termica, l’esperienza accumulata in oltre quindici anni di vendemmie ci possono indurre a pensare che l’Aglianico pugliese, o almeno quello di quest’area stupenda, possa iniziare a delineare un suo profilo preciso che si colloca, secondo me, a mezza strada fra Vulture e Taburno, con un frutto più pieno sicuramente, ma mai cotto e soprattutto con tanta freschezza da giocare.
La versione 2010 è sicuramente la migliore di sempre per eleganza, finezza, potenza e potenziale di invecchiamento. Un Aglianico nel quale i legni sono sapientemente dosati e che non può non appagare gli appasionati perchè è al tempo stesso facilmente leggibile e complesso.
Nella costruzione di un benchmark, la funzione delle grandi aziende è decisiva perchè porta il vino fuori dal territorio imponendolo all’attenzione di un pubblico più largo di appassionati. Nella viticultura tutto è possibile e se il Tignanello è nato, come ha ricordato Piero Antinori, in un momento di profonda crisi del Chianti, perchè non sognare che il Bocca di Lupo sia un grande squillo di tromba dell’Aglianico di Puglia? Io ci credo.
www.tormaresca.it