Il gioco più bello per un appassionato di vino è simile a quello del bibliofilo: dimenticarsi le bottiglie come i librie scoprirle, magari per caso, dopo qualche anno. Stavolta dopo 12 stagioni, per fare posto a nuovi ingressi mi cade in mano questa bottiglie dal prezzo modesto, impossibile ricordarmi come sia finita in cantina. Ma tant’è, decido di portarla con me per il pranzo domenicale in riva al mare. Un destino particolare per questo bianco ottenuto dal vitigno Prie Blanc, considerato il più lto d’Europa perchè coltivato fra i 900 e i 1200 metri nei due comuni citati in etichetta.
Sulla carta, e tale consigliato, da bere fresco: uno, massimo due estati dopo la vendemmia.
Eppure, penso, questo vino ha particolarità assolutamente rare: nasce in alto alle falde del Monte Bianco, dunque tra le uve favorite dal global warming ed è a piede franco perchè a questa altezza la fillossera non attacca. Fosse dall’alta parte del confine, quanto valore commerciale gli darebbero i francesi?
Stappo convinto di essere ripagato bene dal tempo trascorso e non mi sbaglio: il tappo è perfettamente integro anche se ormai inumidito, ma tiene senza problemi. Il colore è un giallo paglierino carico, neanche dorato e il naso non ha alcun problema di ossidazione. Anzi, regala un singolare agrumato di buccia di mandarino insieme a note di camomilla, finocchietto.
Al palato la sorpresa più bella: l’acidità ha tenuto il vino in piedi senza alcun problema, possiamo parlare di miracolo visto che l’alcol dichiarato è di 11,5 gradi?
Secondo me no. Il fatto è che in ITalia consideriamo i bianchi vini di serie B rispetto ai rossi, non siamo capaci di aspettarli nei tempi giusti e, in sodoni, li beviamo male. Come se angiassimo pulcini invece di polli.
Ora, sia chiaro, non è che siamo in presenza di un bianco eccessivamente complesso, dimenticavo la nota fumè in sottofondo, ma sicuramente in grado di dare grande soddisfazione sulla frittur di pesce appena pescato da una paranza cilentana.
La freschezza agrumata del vino si abbina alla perfezione, da manuale di sommelier, al piatto e passiamo una bella domenica convinti di bere una delle tante buone cose del nostro Paese ancora sconosciute ai più. Certo, 12 anni possono essere esagerati, ma un Prie Blanc, tra l’altro lavorato solo in acciaio dalla cantina coopertiva di Morgex, può dare migliori soddisfazioni dopo quattro, cinque anni dalla vendemmia senza probemi.
Insomma, una piccola grande bevuta, una bella sorpresa.
CAVE MONT BLANC DE MORGEX ET LA SALLE SOC.COOP.
Strada Des Iles, 31 11017 La Ruine – Morgex (AO) Italia
39 0165 800331
info@cavemontblanc.com
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