di Marco Galetti
Alcune righe sono inguardabili, sarà il blocco dello scrittore…eppure basterebbe mettere in sequenza un puntino dopo l’altro con mano salda ma leggera, senza eccessi, i colori non dovrebbero essere necessariamente vistosi, ma dovrebbero adattarsi alla riga, invece niente, righe troppo lunghe, righe troppo corte, righe che sembrano disegnate da un pennarello dalla punta grossa che sbava o dalla punta sottile che non scrive quasi più.
Righe dai colori improponibili che sembrano non curarsi di suscitare grande perplessità, che sembrano dirci, mi metto “nu jeans e ‘na maglietta e sto a posto”, invece dovrebbero rimanere semplicemente puntini.
Righe non più lineari, cariche d’inutile, banali, che vogliono sembrare quello che non sono invece di essere quello che davvero sono, righette, che è sempre meglio di righe o rigone non autentiche, anche se vestissero Dolce&Gabbana, anche se osassero indossare un capo sopra media di Brunello Cucinelli, sarebbero comunque, trattini incompiuti.
Non basta il colpo di coda, o la prestazione di una notte, se manca l’armonia, hai voglia ad assoli.
Poi, inspiegabilmente succede che dal nulla un pittore crei il capolavoro, la quadratura del cerchio con una sola riga, sembra impossibile ma succede, ogni ventimila leghe, da sotto il mare, spunta la riga che non ti aspetti, il pennello rimane sospeso, ritto nell’aria e il pittore si gode il suo capolavoro.
Nella pittura ma anche nella musica, nella poesia, nel cibo, in un vino, arriva inaspettata l’armonia che lascia a bocca aperta, nella vana ricerca di un aggettivo, si perdono i descrittivi per strada e la strada stessa, allora c’è chi diventa Santo bevitore, chi guarda in su e grida al miracolo, chi non riesce a staccare lo sguardo, chi volge lo sguardo altrove sperando in un calo del desiderio, molto probabilmente queste righe non scritte hanno due gambe, due braccia, una testa, un cuore, l’insieme è armonico, irripetibile, si resta sospesi, immobili, si blocca il respiro, i sensi all’erta cercano di anticipare l’andamento della riga… più spesso invece, manca qualcosa o c’è qualcosa in più, oggi ad esempio manca qualcosa, avevo esaurito la sesta di ventuno e mi sarò fatto capire meno del solito, che è una soglia pericolosa, chiederò allo speziale di misurarmi colesterolo e comprensibilità, ma ho ritenuto giusto condividere un dono, la visione surreale, celestiale, irreale che mi è apparsa stamattina: una gran riga, per una ruga dalla realtà.
Ma non vorrei esagerare con i preliminari, la musica che indirizza la prua del post contro un’onda anomala, è la versione porn di reality, quindi più che tempo delle mele…se dici ferie e non vacanze, quando le tue ferie stanno per finire, arriva una ragazza col trolley che inizia le sue vacanze, lei è petillant quanto basta, disinvolta, capelli mogano, tacchi sopra media, occhiali da diva e smalto verde acqua.
La carnagione chiara, come i vestiti, niente che salti subito all’occhio, eppure impossibile non notarla.
Cammina sicura, lontana dalle vetrine ma non dagli sguardi, passo deciso ma non veloce, chiude le curve con facilità sui suoi tacchi alti senza perdere aderenza, la seguono il trolley, il cane e gli sguardi di tutti in una sorta di fluido movimento ondulatorio.
Sicuramente una ragazza che sa e che saprà prendere le sue posizioni, qualcuno stasera non avrà bisogno di dirle: “mettiti così”.
Il latte se si condensa diventa dolciastro, come un complimento senza cuore, condensare l’estate è un po’ Averna ma le erbe sono officinali…“sta luna pare pare ‘na scorza ‘e limone e comm’è blu stu cielo ‘e cartone “
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