Biodinamica spietata in Loira , la Loira, dove la percentuale e la concentrazione di vignerons biodinamici per metro quadro è la più alta d’Europa.
– Olivier Buongiorno, ti è arrivato forse qualche biodinamico estremo che stasera volevo farmi venire male allo stomaco?
– Bonjour Robertò, ça va ? Qualche cosa di biò extremò ? Oui , qualche cosa è arrivata. Aspetta che te lo vado a prandere nel frigorifero.
– Perché in frigorifero ? Ti va a male se lo lasci sullo scaffale?
– Oui, dans ce vin pas des sulfites, guarda che cosa ha scritto sulla etichetta.
– Vin sans sulfites, conserver en dessous de 14° ? …
– Oui, mettilo nel frigorifero quando vai a casa .
Mark Angeli è chiaramente un tipo molto originale. Tanto per cominciare non si etichetta neppure come vigneron, lui si limita a definirsi Paysan à La Sansonniere, un contadino insomma, e le immagini che scorrono on web direi che confermano pienamente la coerenza talebana con le proprie convinzioni.
Convinzioni che si manifestano senza compromessi nel bicchiere. Questo è un personaggio da prendere tutto intero, per quel che è, e di conseguenza i suoi vini, che non è difficile intuire siano caratterialmente uguali al contadino con cui sono nati e cresciuti, e andrebbero quindi accettati e capiti per quello che sono.
L’aneddotica sul personaggio sarebbe ricchissima su temi come “Le soufre” , i solfiti, o sugli innesti che farebbero germogliare la vite dimenticandosi di far maturare il frutto . O il cavallo in vigna preferito al trattore, più leggero e affidabile..
La bottiglia a cui faccio riferimento nell’introduzione rimane però per me unica e particolare.
Forse perché fu la prima cosa che bevvi di questo produttore, sarà stato l’entusiasmo, sarà che avevo voglia di una cosa così, fatto sta che un vino così buono sotto l’etichetta de La Sansonniere non l’ho più bevuto.
Si tratta dell’Anjou Vignes Françaises en Foule annata 2001.
Quindi, se ho ben inteso si tratta di vigne a piede franco con densità di 40.000 piedi per ettaro.
Nonostante non abbia mai più visto da nessuna parte questa bottiglia e quindi non l’abbia mai più bevuta, il ricordo rimane piuttosto limpido, sicuramente più limpido dell’aspetto del vino, dove non ti stupiresti di trovarci dentro ancora un grappolo intero di chenin da pigiare.
Il frutto maturo, la mineralità integra data dal piede franco, lo spessore in bocca, l’acidità equilibrata, la gourmandise, la golosità estrema insita nel vino che invitava ad un continuo rabbocco del bicchiere fino alla fine, conservando una dolce persistenza che ti mette in pace con il mondo. Questa è biodinamica, questa è anche omeopatia cerebrale.
In seguito l’irregolarità riscontrata negli altri vini dell’ex studente di chimica tornato alle origini della vita delle piante non mi ha stupito, come accetteresti gli eccessi di carattere di un amico, così bisognerebbe prendere qualche passaggio a vuoto di un contadino che trasmette la sua sensibilità all’interno di un bicchiere. Proteggendo poco o nulla i suoi vini con il maledetto “soufre” per mantenerne il più possibile intatti i tratti originali e significativi, rischiando ovviamente di deviarne gli aromi, che a volta proprio nobili non saranno.
La Sansonniere dispone di cinque ettari di vigneti tra chenin, grolleau gris e cabernet franc.
Il vino più rintracciabile è La Lune, quasi mai all’altezza della fama del produttore , con deviazioni aromatiche che a volte allontanerebbero uno sciacallo, mentre gli altri, Les Fourchades e le Vielles Vignes en Blanderies nonostante la variabilità infinita di sfumature, tutto sommato rientrano in canoni che coniugano il varietale con la filosofia dell’uomo.
Per gli altri rimando alle precise schede tecniche dell’importatore : Velier
Due parole su un rosè, un curioso rosè beverino e simpatico da cabernet franc e grolleau che parrebbe raccolto con le uve surmature e si propone come una specie di succo di frutta all’aroma di melograno. Veramente curioso perché distrae totalmente la mente dai parametri più o meno classici che abbiamo in mente sul tema rosè.
In conclusione sapendo a cosa si va incontro gli spunti di commento qui non mancheranno mai , dallo stappo alla fine della bottiglia, magari combattendo con l’ovarius, l’originale e scomodo decanter che accelererà l’ossigenazione del vino, sia quando le puzzette sembreranno eccessive, o quando il vino si presenterà al meglio e sarà un piacere berlo con serenità, sapendo che sarà onesto oltre che il nostro palato anche con il nostro cervello e il nostro stomaco.
Però se non è buono no, se non è buono ma è sano e naturale non mi sta bene.
E’ pieno il mondo di roba sana e naturale che non è buona.
Non rifugiamoci tra le gonne della moda o dell’integralismo per giustificare il cattivo gusto.
gdf
www.velier.it/Catalogo/index_categorie?id_prod=469
Dai un'occhiata anche a:
- Dom Perignon 2002 Plenitude 2
- Pouilly-Fumé Appellation Pouilly Fumé Contròlée 2020 Tradition Cullus Vieillies Vignes – Domaine Masson- Blondelet
- L’Esclusiva MasterClass Cuzziol Grandi Vini | Vincent Girardin e la Borgogna, la Côte de Beaune e il Meursault a Palazzo Petrucci
- Prendersi il tempo con lo champagne Abele’ 1757
- La Maison di Champagne Bruno Paillard sceglie Napoli per l’anteprima nazionale dell’Extra Brut Millésime Assemblage 2015
- 14° anniversario della Dieta Mediterranea patrimonio Unesco
- Inside Krug’s Kitchen: dieci anni di “Krug X” a Parigi. Noi ci siamo stati
- Chablis Valmur 2001 Grand Cru Albert Pic