di Sara Marte
Ticchettio forsennato. Tessere e pallini, fumo di sigari e tifo gridato. Attendono il turno su panchine ormai familiari. Gironzolano in gruppetti e ridono rumorosi. Nessuno sotto ai 55 anni è ammesso alla “festa”. Benvenuti al Maximo Gomez Park, per gli amici Domino Park. Qui, nel cuore di Little Havana, quartiere che ospitò per primo la folta comunità cubana di Miami, solo se avete superato il mezzo secolo, potrete giocare a domino.
Sarete travolti da un’atmosfera calda e carica di gioia e malinconia. Una comunità nella comunità che ha creato casa, famiglia e legami. Little Havana, con la sua Calle Ocho, è un quartiere al limite tra il turistico ed il reale che parla fortemente dei Cuban-Americans. Bisogna perdonare certe nostalgie e alcune forzature ed immergersi con mente aperta. Fabbriche di sigari fatti a mano spuntano ad ogni angolo. Abili sigarai si lasciano osservare indifferenti mentre veloci continuano il loro lavoro.
I sigari si possono fumare lì: tra i più buoni quelli provenienti dalla Repubblica Dominicana ma con le foglie di di tabacco cubane o ancora, e questo detto fra i denti ”Li comprano a Cuba , li portano e Santo Domingo e poi arrivano qua”. Carina la dritta “d’emergenza” di uno dei commercianti il quale consigliava di conservare i sigari in una foglia di lattuga poiché ha la giusta umidità.
Non v’impressionate se attraversa la strada un gallo. Erano impiegati, come da tradizione, nella lotta fra galli abbinata alle scommesse. Oggi, illegale, il gallo è diventato simbolo e mascotte della comunità. Zampetta indisturbato in strada o nei giardini delle case. Forti i sentimenti anticastristi che si respirano in tutta la città ma qui, a Little Havana, troverete il quartier generale degli Alpha 66. Il gruppo è noto per essere particolarmente estremo; Raccontano che si esercitano nelle paludi delle Everglades per un eventuale assalto armato per liberare Cuba.
“Il lato sinistro del cuore” vi attirerà verso piccoli negozi, Botanica,che vendono articoli per la Santerìa chiamata anche Lucumi o Regla de Ocha. E’ un culto frutto dell’unione fra iconografia e simboli cattolici assieme a tradizioni animiste e mitologia Yoruba e nata storicamente con l’arrivo degli schiavi africani sull’isola. Attualmente a Little Havana, così come in tutta la città, convogliano numerosi immigrati dal Nicaragua, Repubblica Dominicana, Haiti, Honduras e Colombia. Miami d’altronde è considerata la “Capitale delle Americhe” e questo ha un valore storico, politico ed economico di grande rilevanza.
Non fu un semplice caso, quando, nel 1994, nell’area di Coral Gables, si riunirono, per il primo Summit delle Americhe, ben 34 governanti. Evidente l’assenza di Fidel Castro. La città comunque simboleggiava già l’interdipendenza economica fra le Nazioni ed un ponte commerciale con il Sud e Centro America. A Downtown Miami si ospita la maggior concentrazione di banche nazionali ed internazionali degli Stati Uniti ed è inoltre la sede per più di 1400 multinazionali che operano sull’America Latina. Gli strettissimi legami finanziari che rendono Miami uno dei centri più fervidi e ricchi per l’import –export di prodotti e derrate alimentari con il Centro-Sud America, è anche eredità culturale .
Oltre il 70 % della popolazione è Ispanica e parla una lingua diversa dall’inglese a casa. Attualmente l’integrazione è così forte che lo stesso spagnolo non è parlato solo nei quartieri dedicati ma è oggi anche la lingua degli uomini d’affari. Per vicissitudini storiche la comunità che maggiormente spicca è comunque quella cubana. E’ riduttivo dire che sia la più diffusa, seppur vero dato che rappresenta oltre il 50% della popolazione ispanica , ma è anche quella che fa sentire più forte la sua presenza. Così politica e Cultura sono sotto gli occhi di tutti.
Il primo esodo Cubano verso Miami fu nel ’59, in seguito all’insediamento di Fidel Castro al potere. I famosi freedom flights, i voli della libertà, portarono quasi esclusivamente professionisti, dirigenti, imprenditori e media borghesia. Non avevano affatto intenzione di rimanere a Miami ma sognavano di tornare in patria. Preservarono quindi le loro radici nella lingua, nel cibo, nella religione e nelle tradizioni. Regalarono a Miami uno slancio non solo di crescita demografica ma di stile di vita ed economica. Volevano riaffermarsi, fare “business” e tenere in vita il tenore pre-castrista che avevano in patria. Nel 1980 “The Mariel boatlift” fu tutta un’altra storia. Portò nell’arco di circa 6 mesi oltre 125,000 Cubani in Florida, quasi tutti stanziatisi a Miami. Gli esodati, I Marielitos, così come vennero definiti, partirono dal porto di Mariel con barche e mezzi di fortuna. Erano principalmente operai e ceti sociali in difficoltà assieme a uomini lasciati uscire dalle prigioni e dagli ospedali psichiatrici. Questi i due esodi storicamente più rilevanti. Non serve comunque rimanere a Little Havana per respirare chiaramente la comunità Latina e la presenza Cubana che è oggi pienamente amalgamata al tessuto sociale di Miami. Come al solito il cibo parla chiaro. Lunghe file ai chioschetti e numerosi poliziotti ti fanno subito capire che lì potrai mangiare un ottimo Media noche Sandwich.
Non è un semplice panino ma se fatto bene una fiesta: Pane all’uovo fragrante é croccante all’esterno e soffice dentro. Il maiale, ben speziato e aromatizzato, esplode al palato e si fonde con il gusto del formaggio svizzero. Cibo da strada di ogni tipo inonda di profumi qualsiasi angolo della città come le papas rellenas, una sorta di crocchè di patate ripieni di carne macinata.
Nei ristoranti la Tilapia, un pesce molto diffuso in America meridionale e spesso importato proprio da lì perché economicamente più conveniente, è in ogni menu accompagnato magari dalla cassava, il classico riso e fagioli neri e platani. Ancora una ricetta deliziosa sono i bocconcini di maiale fritti.
Masas de Puerco Fritas:
1 chilo e due circa di lonza di maiale.
12 spicchi d’aglio, pelati e schiacciati
½ cipolla grande a dadini
½ tazza (120 ml) di succo d’arancia amara oppure ¼ di succo d’arancia e ¼ di succo di lime
½ tazza (120 ml) d’olio d’oliva
½ cipolla tagliata ad anelli
Sale
4 fettine di lime
Tagliare il maiale in bocconcini di 4-5 cm provando a rimuovere la maggior parte del grasso. Per preparare la marinata unisci l’aglio, la cipolla a tocchetti, il succo, l’olio d’oliva ed il sale. In alcune varianti si aggiunge a piacere pepe nero macinato, origano fresco e cumino. Versa la marinata sui bocconcini di maiale e falla riposare in frigo per almeno due ore- meglio se tutta la notte. Togli la carne dalla marinata e friggi i tocchetti in abbondante olio per friggere fin quando non saranno ben cotti e scuri. Guarnisci con anelli di cipolla e fettine di lime.(Cuban Home Cooking-Joyce LaFray)
Questo “salsa/merengue melting pot”, citando Will Smith, oltre alla cucina, oltre ogni luce e raggio di sole, fuori da ogni divertimento sfrenato, ha l’aria di essere una vera magia che questa città ha da offrire. E allora quando senti che “ a Miami non c’è la pressione di essere Americani” ti domandi se questa non sia la via più riuscita per una convivenza in cui ogni diversità è davvero arricchimento.
Dai un'occhiata anche a:
- Emilio’s Ballato a New York, il ristorante della nostra vita
- Pandeli Restaurant a Istanbul, cucina tipica turca nel mercato egiziano
- Ristorante Nub di Andrea Bernardi a Santa Cruz di Tenerife
- La Trattoria di via Serra a Bologna: la cucina della tradizione di Flavio Benassi e Tommaso Maio
- Guida alle migliori trattorie di Napoli: 46 indirizzi imperdibili
- Dove mangiare a Positano. La guida da non perdere
- Aida Vino e Cucina a Istanbul, il made in Italy di Valentino Salvi che piace alla Michelin
- Dove mangiare ad Amalfi e cosa comprare