23 maggio 2002
Ma quanto sole, quanto Sud, quanto aglianico in questo primo numero di Bibenda presentato giovedì al Cavalieri Hilton (in libreria e nelle edicole più importanti). La bellissima e patinata rivista dell’Associazione Italiana Sommelier diretta da Franco Ricci, il nuovo «Rre dde Roma», apre con un servizio di Luigi Moio sul vino dei vini meridionali a cui fanno da cornice 18 schede di dieci aziende campane. Insomma, cari amici, un vero trionfo sottolineato dalla presenza di Enzo Ercolino a fianco del direttore del Messaggero Paolo Graldi come testimonial dell’evento mondano. Il fatto è che ormai anche il mondo vitivinicolo ha bisogno di continue novità per alimentare discussioni, polemiche e degustazioni. Il vino dei vini meridionali è, agli occhi delle comunità nazionale e internazionale dei bevitori, una sorta di chicca esotica, ci sono ancora cantine da scoprire e personaggi da portare alla ribalta. Tutto qui il motivo di questo interesse? Assolutamente no: il nostro vitigno preferito (a cui per essere bipartisan aggiungiamo il nebbiolo) vanta interpretazioni in Campania e in Basilicata il cui valore è unanimemente riconosciuto nelle guide specializzate. Tra le degustazioni pubblicate da Bibenda svettano il Serpico ’99 dei Feudi (94 punti), il Taurasi Macchia dei Goti 1998 di Caggiano e il Vigna Camarato 1999 di Villa Matilde (a 93 punti). Noi vi trasferiamo due nostre recenti belle esperienze: il Macchia dei Goti 1994 di Caggiano (telefono 0827 74043) e il Taurasi 1995 dei Feudi San Gregorio (0825 986611) che si confermano bottiglie pensate per vivere a molto lungo e non solo per stupire appena messe in commercio. Due prodotti di grande valore, ché nel bicchiere c’è davvero l’anima semplice e complessa del pensare riflessivo e ponderato dei contadini del nostro Appennino. Noi preferiamo non abbinarli a nulla se non al piacere di vivere.