L’attenzione bianca sulla Campania è quasi sempre concentrata sul tridente Fiano, Greco e Falanghina. Ma l’esperienza dimostra invece l’incredibile longevità anche di altri vitigni tra cui la Coda di Volpe. Non è certo una novità: tra Fattoria La Rivolta e Perillo in più di una occasione abbiamo goduto degli effetti del tempo e con lo stesso Bianco di Bellona di Milena Pepe abbiano in più di una occasione visto il vantaggio dei tempi lunghi, anche attraverso una verticale. Ma l’altra sera siamo sinceramente rimasti stupiti da questo 2005 (ritrovato dopo 15 anni dall’ultima scheda che segue), stappato di fronte alle mura di Paestum nel ristorante Falero di Adriano Longo: una energia e una vivacità annunciata sin dal coloro, giallo paglierino carico, a cui segue una perfetta corrispondenza fra naso e bocca di frutta matura e candita, zafferano, note balsamiche e di pasticceria. Il tutto solo in acciaio, un vero miracolo della natura. E questo sarebbe un vitigno minore? Bah!
Scheda del 21 gennaio 2008
Il papà ha dato un compito preciso alla figlia: fare bianchi di invecchiamento. Già, in teoria non ci sarebbe difficile fare una cosa del genere in Irpinia dove tutto spinge verso i tempi lunghi. <Però mi scontro con il mercato>, spiega Milena. Nel senso più tragico da attribuire a queste parole: ossia non perché teme di lasciare spazio agli altri ma perché le bottiglie dell’annata precedenti sono ancora difficili da piazzare nei ristoranti dove spesso il cliente le respinge come se fosse latte o olio con scadenza fissata. Il consumo spinge verso la beva immediata e niente è servito a cambiare la mentalità della maggior parte dei consumatori: meglio così, allora, perché il bere consapevole significa anche fare parte di una elite alfabetizzata e acculturata, bisogna saper cercare. Una prova della bontà, della piacevolezza e della forza della terra irpina viene dalla Coda di Volpe di Milena, parlo della 2005 appena provata e così piena, ricca di frutta, ancora spinta da una base acidità significativa, senza alcun segnale del tempo passato. Sulla Carazita la Tenuta del Cavalier Pepe ha investito seriamente sulla Coda di Volpe, un vitigno certamente costretto ai piani bassi dal Fiano e dal Greco, ma dalle enormi qualità, a cominciare dal prezzo se vediamo la cosa dal punto di vista di chi acquista. La sua rotondità iniziale, questo è il caso, consentono di berla anche a partire dalla primavera successiva alla vendemmia, ma questo non significa, come ci è già capitato con la Coda di Vadiaperti e di Ocone, i primi ad imbottigliarla in purezza, che non possa dare soddisfazione anche sui tempi lunghi. La 2005 prova anche come sia importante portare buona frutta in cantina, è la polpa fruttata la sensazione ancora decisiva, in bocca è buona sapida, e, ripeto, fresca. Io la bevo sulla mozzarella di bufala, i fiordilatte del Terminio, oppure sulla pasta con le patate, i piselli e i fagioli. Va bene anche sul pesce, le carni bianche, le fritture: insomma, è un vino di grande poliedricità soprattutto quando è in grado di sfoderare la struttura adatta alle ricette complesse e dai sapori più marcati. La Coda non è gentile come il Fiano o irruente come il Greco, ma è una bella tata senza la quale famiglia dei vini irpini e sanniti non potrebbe andare avanti.
Sede a Sant’Angelo all’Esca. Via Santa Vara. Tel. 0827.73766 www.tenutapepe.it; info@tenutapepe.it.Enologo: Milena Pepe con i consigli di Raffaele Inglese. Bottiglieprodotte: 130.000 Vitigni: fiano, greco, coda di volpe ed aglianico.
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