CASA DI BAAL
Uva: fianco, malvasia, trebbiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Dopo anni di sostanziale immobilismo, anche la campagna salernitana ha iniziato a mettersi in moto. Parliamo di territori molto vocati sia perla composizione del terreno, argilloso e calcareo, sia per l’esposizione delle colline, tra i 100 e i 300 metri, tutte sdraiate di fronte al mare, ventilata e con buona escursione termica. Una agricoltura segnata soprattutto dall’olivo, ma anche da una vigna mista composita di numerosi vitigni, sangiovese, barbera, merlot, aglianico, piantati fra gli anni ’60 e ’70. Proprio questa indecisione varietale di territorio è stata all’origine delle scelte fatte da Silvia Imparato all’inizio degli anni ’90, ora però sta emergendo con molta forza la voglia di puntare su due vitigni, aglianico e fiano, seguendo l’esempio di successo, agricolo e commerciale, del Cilento. Così ha fatto Mila Vuolo, così Fabio Miletto nella sua tenuta La Torretta a Battipaglia, così si stanno riconvertendo i quattro ettari e mezzo di vigneto in questa azienda agricola acquistata nel 1978 dalla famiglia Salerno giunta ormai alla quarta generazione impegnata in agricoltura, specializzata nella coltivazione di olivi (Rotondella, Frantoio e Leccino) che vede impegnati il papà Annibale al lavoro in campagna, i figli Mario per l’olio, Giusy e Francesca per il vino. Dopo aver conferito le uve per lunghi anni, nel 2005 si è deciso di mettersi in proprio con l’aiuto di Fortunato Sebastiano, il giovane enologo di Ariano Irpino già impegnato nel Salernitano con De Conciliis, Reale, e, in zona, con la nuova azienda di Nicodemo a Pontecagnano. Enologi diversi, dicevamo, ma un indirizzo unico, Aglianico e Fiano. Oppure, come nel caso di Longo a Bellizzi che ha le vigne qui vicino, Moscato e Lambiccato. La proprietà della famiglia Salerno è di circa 30 ettari, ben tenuta come un giardino, una collina a cento metri che affaccia sulla Piana del Sele con vista sul mare e la Costiera Amalfitana: casa, frantoi (tradizionale in pietra e moderno a ciclo continuo) e cantina. Con l’uva si è deciso insomma di percorrere la stessa strada fatta per l’olio, imbottigliato e in bel packaging, che consente soddisfazioni e soprattutto reddito (la marca è L’Oliveto, www.loliveto.org ). I due vini della prima vendemmia etichettata, dunque, sono di transizione, con le vigne in conversione (via barbera e sangiovese sostituiti con l’aglianico, idem per il trebbiano sostituito dal fiano). Possiamo giudicare dunque la frutta del 2006, davvero eccezionale, dopo aver saggiato in vasca la vendemmia 2007 che si presenta all’insegna di ottime prospettive sia per il Fiano che per l’Aglianico, destinati a diventare preponderanti nel nuovo taglio delle masse e dunque maggiormente caratterizzati in bottiglia. Il Rosso di Baal 2006 è davvero vigoroso, ben fruttato dopoil primo impatto eccessivamente legnoso dovuto all’uso di tonneaux nuovi, di ottimo spessore, fresco, bella la trama costruita dai tannini già risolti. Il Bianco di Baal ha invece un impatto aromatico molto forte, simile al Dry Muscat della Cantina di Venosa, dovuto al connubio tra la malvasia, forse anche un po’ di moscato e il fiano, ma la beva è significativamente fresca e strutturata nonostante il trebbiano, davvero gradevole. Una occasione ghiotta per quei ristoratori che da qui a marzo non hanno più vino bianco da consumare perché in Campania è finito quasi tutto, complice il lungo caldo e l’ulteriore alleggerimento della cucina. Da abbinare ai frutti di mare o al baccalà in agrodolce, oppure anche ad una buona provola da latte di bufala.
Sede a Macchia di MontecorvinoRovella. Via Tiziano, 14. Tel. 089.981143. info@casadibal.it . Enologo:Fortunato Sebastiano. Ettari: 30 di cui 4,5 vitati. Bottiglie prodotte:5000. Vitigni; aglianico, barbera, sangiovese, merlot, fiano, malvasia, trebbiano.
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