di Lucia Cioffi
33/33/33 – numeri rappresentativi di un vino, si tratta dell’ Igt Campania Bianco dell’Azienda Agricola Vallisassoli ottenuto da uve Greco, Fiano e Coda di Volpe in parti uguali. Il vino è frutto di una piccola vigna ubicata in località Varrettella, a San Martino V.C., così definita perché anticamente vi si accedeva solo con un carretto. In realtà anche oggi l’area conserva il sapore rurale antico, è zona di pascoli e piccoli appezzamenti di ulivi, viti e frutta coltivati per lo più in maniera promiscua e per uso personale. Qui, la vigna di 33…è in armonia con l’ambiente, si estende lungo un naturale pendìo rivolto ai monti del Partenio; alle spalle invece, poco lontano, si eleva il Taburno. Coda, Greco e Fiano continuano d essere allevate con il tradizionale metodo a raggiera o pergola avellinese.
Prendiamo in esame il millesimo 2013. E’ l’anno dell’esordio e delle emozioni.
Prima di “sentirne” l’assaggio è bene sapere che questo vino si ottiene adottando pratiche enologiche non convenzionali. L’intero ciclo produttivo, dalla vigna alla cantina, sposa i principi filosofici di Steiner, padre fondatore dell’agricoltura biodinamica. L’azienda è certificata Demeter. Il vino trova collocazione migliore nella categoria degli artigianali/naturali, lo stesso, prima di andare in bottiglia, affina sur lieu (fecce fini) per lungo tempo, 24 e più mesi secondo l’annata. E chiaro che stiamo per assaggiare un bianco da invecchiamento, un vino poliedrico, capace di regalare ad ogni stappo peculiarità differenti.
Eccolo in una fotografia istantanea.
Doratura calda e luminosa nel calice. Ventaglio olfattivo piacevolissimo e non usuale con riconoscimenti di fiori gialli, paglia e un tocco fumè che ricorda la castagna del prete. Le note di frutta alternano toni dolci come la pesca, a toni un po’ più selvatici come può essere l’odore di un melograno. E’ balsamico, ha odori di sottobosco, un po’ di zenzero e un alito di idrocarburo appena sussurrato che viene e va. La componente minerale si percepisce importante e in stretta connessione con il suolo e il sottosuolo.
Il sorso è grosso e splendidamente equilibrato, gli aromi e i sapori sembrano vibrare su una stessa corda ben tesa, avvolge la bocca e qui vi resta sprigionando gusto e succosità. È un netto richiamo per il cibo, immaginandolo accostato a prodotti di stagione, una preparazione a base di funghi ci starebbe bene!
E un vino autentico che nasce per assecondare la passione e il desiderio di far emergere un territorio. Basta osservare l’etichetta per capire quanta cura sia stata dedicata alla ricerca storica del sito dove è ubicata la vigna, un lavoro al quale ha dato un prezioso contributo il duca di San Martino V.C. , Giovanni Pignatelli Della Leonessa mettendo a disposizione dello studio un libro antico denominato Platea, una sorta di catasto di beni appartenenti ai nobili e alla chiesa in epoca borbonica. Da questo libro viene fuori una mappa disegnata a mano da un tecnico napoletano datata 1714, ritrae la zona Varrettella dove ha origine il 33… . La mappa viene fotografata e, dopo elaborazione grafica, tradotta in etichetta.
Per il momento il 33/33/33 è il solo vino prodotto ma non sarà figlio unico per molto, a Sant Agata dei Goti una bella storia sta prendendo forma e ne verrà fuori un rosso. Dal vigneto del Castello poi, chissà … quel che è certo è che Vallisassoli se ne sta prendendo cura, Coda di Volpe e Barbera sono in buone mani e già da quest’ anno un rosé ancestrale e un bianco macerato sono in lavorazione. Si tratta di un giro di prova. Possiamo aspettare, abbiamo ancora altre straordinarie annate di 33,33,33 da attenzionare e da bere!
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