di Enrico Malgi
Nella seconda giornata di “Beviamoci Sud”, eccellente focus imperniato sulla produzione di qualità dei vini rossi prodotti nel Meridione tenutosi presso il Radisson Blu Hotel di Roma, largo spazio ad una verticale di un famoso vino irpino: Patrimo di Feudi di San Gregorio.
L’azienda del vulcanico Presidente Antonio Capaldo, coadiuvato dall’agronomo Piepaolo Sirch (entrato in azienda nel 2003 e diventato poi Amministratore Delegato nel 2009), dal famoso “potatore” Marco Simonit (entrambi promotori e docenti di un corso di potatura all’Università di Bordeaux) e da uno stuolo di giovani enologi, rappresenta un sicuro punto di riferimento per tutta la vitienologia campana, meridionale e italiana.
Proprio per questo Feudi, insieme con le consociate imprese di Campo alle Comete in Toscana, Ognissole in Puglia e Basilisco in Basilicata, non è soltanto una semplice azienda vitivinicola, ma è un marchio nazionale “…simbolo del rinascimento enologico del meridione d’Italia e di una cultura del bere volta a riscoprire l’identità dei sapori mediterranei…”. Feudi, inoltre, promuove tante altre attività presso la sede principale di Sorbo Serpico: arte, fotografia, accoglienza e ristorazione di alta qualità, grazie alla collaborazione di artisti di fama mondiale.
E poi naturalmente in tutto questo il ruolo principale viene recitato da un’ampia ed eccellente produzione di vini territoriali che ha pochi eguali a livello nazionale. Un’etichetta che nel tempo ha sempre destato curiosità ed interesse è stata quella del Patrimo, l’unica confezionata con un vitigno di provenienza bordolese, il Merlot. Un prodotto assolutamente insolito, se si pensa che la Campania, a parte questa etichetta ed il Montevetrano di Silvia Imparato, è sicuramente una tra le regioni più autarchiche d’Italia. Ma tant’è! D’altronde i Feudi hanno sempre visto di buon occhio il mondo vitivinicolo francese e mantenuto sempre buoni rapporti con alcuni esponenti transalpini. Basti pensare, per esempio, al progetto che ha visto la nascita dello spumante metodo classico Dubl che ha avuto come protagonista il famoso produttore Anselme Selosse. Oppure la consulenza enologica datata 2016 con due importanti docenti e produttori girondini come il compianto Denis Dubourdieu e Valerie Lavigne.
Ma veniamo adesso alla verticale del Patrimo, condotta da Luciano Pignataro e dallo stesso Antonio Capaldo. Un vino straordinario venuto dal freddo dell’Irpinia e nato quasi per caso, come tiene a sottolineare il Presidente Capaldo, perché allora il Merlot veniva confuso con l’Aglianico. Mediamente le bottiglie prodotte annualmente si aggirano intorno alle novemila unità, di cui buona parte viene assorbita dal mercato estero. Gli ettari vitati destinati al Merlot, allevato ad oltre cinquecento metri di altezza su un terreno argilloso-vulcanico, sono soltanto tre. Fermentazione e macerazione in serbatoi di acciaio per circa tre settimane. Maturazione per un anno e mezzo in barriques di rovere francese. Affinamento in bottiglia per tre mesi. Prezzo finale intorno ai 70-80,00 euro.
Patrimo Campania Rosso Igt 2005. Colore rosso granato impenetrabile. Bouquet esplosivo e tentatore, dal quale emanano limpidi profumi di frutta a go-go, sia fresca e sia in confettura, intrecciati poi a sospirose suadenze di fiori e di vegetali. Modulate le dolci cadenze speziate. In bocca entra un sorso caldo e potente, ma anche elegante e morbido. Trama tannica fascinosa. Equilibrio ed armonia si fondono insieme. Finale leggermente ammandorlato e connotato da lunga persistenza. Qui il tempo si dimostra galantuomo per cui il vino, che ha già trovato la sua perfetta dimensione, ha ancora diversi anni davanti a sé.
Millesimo 2006. Decisamente concentrato il colore rosso rubino. Caratteristico il pot pourri profumato di ciliegia, susina, ribes, mirtilli, lamponi, giuggiole, carruba, rabarbaro, china, grafite e foglia di pomodoro. Gradevoli le note balsamiche. Effusioni di cuoio, caffè, tabacco, liquirizia e cioccolato fondente. Sorso compatto, caldo, carnoso, austero, raffinato, teso, tonico ed elegante. Tannini amici così genuini e corroboranti. L’ingresso al palato è sapido, minerale, ematico, rotondo, avvolgente e dinamico, che definisce così un’ottima armonia gustativa. Frutto ancora integro ed elegante. Allungo finale leggermente amaro, ma certamente di ottima fattura.
Millesimo 2013. Veste cromatica interessata da un colore rosso cupo, bardato di porpora. Profilo aromatico intensamente intessuto di avviluppanti profumi di frutta piccola e media di buona sostanza olfattiva. Note balsamiche si intrecciano a voluttuosi sussurri di chiodi di garofano, zenzero, pepe, resina e chicchi di caffè. Caratteristica la percezione di goudron. L’incipit del sorso in bocca è davvero stimolante, denotando un corpo prestante e ben tornito e mirabilmente impreziosito da vellutati tannini. L’ottima acidità sostiene una beva gioiosa e saporita. Finale lungo, che dona così al palato una sensazione di benessere assoluto.
Millesimo 2014. Nonostante l’annata difficile, il vino si presenta all’appello con un colore rosso rubino vivace ed un marcato frutto giovane che profuma di ciliegia, lampone, ribes e melagrana. Proseguendo poi con percezioni floreali di tulipano e di gerbera. Sensazioni di mirto e di spezie orientali. Sorso pieno e profondo, teso e fine, elegante. Tannino intrigante. Acidità nitidamente calibrata. Timbro palatale strutturato e polposo, che sfocia in una terragna tessitura gustativa. Finale non troppo lungo. Certamente non la migliore annata della batteria, ma comunque il vino si difende bene.
Millesimo 2015. Veste cromatica tinta di un colore rosso rubino sfavillante. Delizioso il contributo olfattivo, che svela al naso un frutto pieno e croccante, intrecciato a suadenze floreali vestite di rosso e ad ottimi vegetali, che rimembrano nell’ordine la foglia di pomodoro, il finocchio, il rabarbaro, la menta, l’alloro, il timo e l’origano. Note terziarie e balsamiche. Sorso avvolgente, pieno, pulito, succoso e vellutato. Tannini leggermente mordenti, ma piacevoli. Vino nel complesso austero e segnato da un suo particolare aplomb che gli deriva dalle sue origini girondine. Fraseggio finale leggermente e gradevolmente amaro.
Millesimo 2016. Vino non ancora in commercio, figlio di un millesimo abbastanza caldo, ma che sa ritrovare un suo perfetto equilibrio organolettico come vedremo. Bicchiere tinto da un colore rosso rubino vivo e luminoso. Naso pungente, che annusa in primis tutto un ottimo corollario di frutta bella fresca come la marasca, la susina, il ribes, il mirtillo, la fragola e la mora. Intrecci floreali, sapidi e minerali. Spezie a go-go. Zucchero bruciato. Volatilità catramatosa. In bocca esordisce un sorso fresco, elegante, profumato, morbido e ferroso. Tannino presente, ma non tanto ruggente. Un calice ricco di fervida gioventù di un vino da aspettare ancora qualche anno perché possa maturare perfettamente. Slancio finale ben risoluto.
Sede a Sorbo Serpico (Av) – Località Cerza Grossa
Tel. 0825 986683 – info@feudi.it – www.feudi.it
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