Benvenuto Cilento: verticale 2011-2010-2009-2008 Fiano Valentina di Alfonso Rotolo

Pubblicato in: I vini da non perdere, Verticali e orizzontali

di Sara Marte

Alla sua seconda edizione torna Benvenuto Cilento. La splendida cornice del Savoy Beach Hotel di Paestum accoglie le eccellenze enogastronomiche del Cilento. Da una parte dunque i banchi d’assaggio e dall’altra si parte con una degustazione che lascia davvero impressionati: Il Fiano Valentina di Alfonso Rotolo declinato dall’annata 2011 alla 2008. Maria Sarnataro delegato AIS Cilento e Vallo del Diano, Nevio Toti Delegato AIS Salerno e il giornalista Luciano Pignataro ci conducono attraverso i bicchieri.

Alfonso Rotolo, parla con passione del lavoro meticoloso che si svolge in vigna ed in cantina e regala alla sala la giovane presenza della figlia Valentina, cui è dedicato il suo Fiano. Soli 15 anni e già le idee chiare: sa di voler continuare il lavoro di famiglia. Questa è lingua gradita che parla di futuro. Le premesse per questo fiano sono un vigneto a guyot esposto a sud-est, posto a circa 500 metri sul livello del mare. Qui si fa lotta integrata e non si sono mai superati i 60 quintali per ettaro. Niente malolattica ed anno dopo anno, così come ci racconta lo stesso Alfonso Rotolo, attraverso la propria sensibilità, gusto ed esperienza regola la percentuale (dal 30% al 70%) del vino che sosterà in legno. “ Al massimo 5 mesi, mai di più” aggiunge poi.

Cominciamo proprio bene con la 2011: Parte del vino sosta in legno di acacia. Così come per tutte le annate questa è stata calda ma certamente abbastanza equilibrata e la vendemmia è avvenuta attorno al 10 Settembre. Colore intenso e luminoso prepara la mente a un bicchiere fresco ma di buona materia. Le aspettative non sono deluse.  Al primo naso sbocciano fiori come quelli di acacia, un po’ di frutta e toni agrumati colorano l’olfatto giovanile. Con uno slancio di buona eleganza sale una certa mineralità che è decisamente ancora imbrigliata in una bottiglia che deve riposare per esprimersi in tutta la sua pienezza ma che parla di un vino, fine, complesso e dalla lunga vita. La bocca, materica e calda, rilancia con freschezza e sapidità. Splendido bicchiere da attendere con impazienza. (A immaginarlo domani il mio preferito).

2010: Qui abbiamo, a differenza della precedente bottiglia, un passaggio in legno di rovere.  Una nota fruttata, più presente e matura, si mostra chiara al naso. Un soffio di mandorla e tiglio si aggiungono alle percezioni. Il gusto, seppur più rotondo, ha una certa trama fresco-sapida che dona una buona sferzata. Vino di grandissimo spessore e ancor più materia, ci prepara a comprendere cosa significa attendere. Così, quella nota minerale, diventa più insistente e lascia intendere le potenzialità evolutive di questo bicchiere. Ora abbiamo toccato con mano verso quali eleganti sentori vira, grazie al tempo alleato.

2009: (Barrique di rovere francese di media tostatura). Man mano alla vista diventa più carico e si colora di oro, pur rimanendo luminoso e vivace. Maria Sarnataro scorge toni di idrocarburi che richiama a ricordi di grandi vini Alsaziani. Aggiungiamo quindi un altro colore al nostro quadro. Si percepiscono sentori tostati ed una speziatura diretta verso rimandi dolci così come la frutta gialla matura. Il palato si esprime con grande forza strutturale, calore ed opulenza ed un chiaro slancio sapido. Termina lungo, pulito e composto .

2008: (Barrique di rovere francese di media tostatura) Si chiude in bellezza. La nota elegantissima d’idrocarburi riempie il bicchiere e sale all’olfatto chiara e definita. In essa si fondono suadenti note di miele.  I sentori floreali e fruttati si amalgamano con classe nella mineralità che spiega una beva intrigante, completa e avvolgente. Ancora toni boisè . Buona la sapidità per un finale lungo e appagante. Tutto al posto giusto. Un grande bicchiere.

I vini forniscono prova da manuale permettendo al degustatore di seguirne un vero e proprio percorso evolutivo ben chiaro. Il crescendo di sentori che pian piano lasciano i fiorellini e la frutta, si dirigono verso una componente minerale ed un’eleganza sempre maggiori. Bella prova per questi bicchieri che urlano a gran voce che c’è, in Campania, “un altro” fiano possibile.


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