di Roberta Raja
Benvenuto Cilento, prima rassegna indipendente presso il Savoy Beach di Paestum , dedicata ai prodotti del Parco del Cilento, è stato un evento farcito da una coltre di sapori e tipicità. Tra i prodotti tipici presentati non potevano mancare i vini Cilentani, espressione essenziale di cultura e territorio.
Ho potuto degustare i vini delle aziende partecipanti all’evento, restando piacevolmente impressionata dal coinvolgimento e dall’ adesione generale, in termini numerici ed emozionali. Citerò soltanto alcune delle aziende che mi hanno maggiormente colpita, e non unicamente per le caratteristiche organolettiche dei vini, ma anche per la capacità da parte dei produttore di avermi trasmesso con semplicità il proprio progetto enologico, la propria storia, il senso d’appartenenza alle proprie radici e l’amore per la propria terra- insomma: per l’intero “pacchetto” celato dietro l’oggetto- vino, tappa ultima di passioni e sacrifici, che contraddistingue l’identità del produttore. Compiendo il mio tour degustativo, mi sono imbattuta oltre che in impagabili scoperte sensoriali, in un bagaglio d’informazioni tecniche ed emotive che ho raccolto avidamente. Ho potuto ascoltare le parole dell’esperienza di chi vinifica da anni ed è già ben indirizzato sulla propria strada, e le parole di chi, invece, è solo agli albori di questa appagante avventura e ostenta un puro entusiasmo, quello degno della metafora-viaggio.
Tra le aziende che intendo annoverare c’è Casebianche di Elisabetta e Pasquale Mitrano, entrambi architetti che hanno deciso di lanciarsi nella magica esperienza della produzione vinicola. La loro prima vendemmia ed etichettatura ufficiale risale al 2007; l’azienda aderisce ai protocolli di produzione biologica e le uve sono coltivate secondo i principi dell’agricoltura ecocompatibile. Mi è piaciuto il confronto con una coppia legata dalle stesse passioni e il loro modo spontaneo e gioioso di aprirmi una finestra del proprio mondo . Il vino di cui parlerò è il Cumalè -Fiano Paestum IGT (2009) – si tratta di un Fiano in purezza, la cui fermentazione e maturazione avviene in acciaio e legno. Trovo che questo vino rappresenti totalmente Betty e Pasquale: un vino semplice, pulito, ma contraddistinto da grande carattere, un vino che resta fedele al contesto territoriale, ma che riesce a camminare da solo; l’intensità e la persistenza al naso non deludono le aspettative al palato; dotato di freschezza e di un sottile equilibrio.
Un vino che mi ha piacevolmente sorpresa è Miles –Aglianico Cilento DOC (2007) dell’azienda Cantine Barone sita a Rutino. La cantina nasce nel 1998 con Francesco Barone; a guidarmi nella degustazione: Mario Di Fiore , suo socio. Questo vino possiede una caratteristica che io adoro riscontrare durante le degustazioni: la masticabilità! A mio avviso, appunto, è un vino che si mastica, ben strutturato, conservante dei tratti giovani, come il colore rosso rubino intenso; una buona acidità sostiene il suo bouquet essenziale e persistente con giusta robustezza. Esplode al naso con dei lievi sentori di viola e dei più evidenti profumi di amarena e prugna con richiami timidi, ma netti, di cacao.
E’ dotato di una giusta tannicità e di una persistenza al palato molto lunga.
Un altro dei vini che vorrei citare è un Moscato in purezza secco: si tratta Sintonie Paestum bianco IGT (2010) della Tenuta Mainardi, siamo ad Aquara, gestita dai fratelli Serra: Marco, enologo dell’azienda, e dal direttore commerciale Luca.
Il vino ha una particolare tendenza all’ambrato; al naso è chiara l’esplosione floreale con note di albicocca matura e fichi; non è dotato di una spiccata acidità- cosa giustificabile con la decisione aziendale di vendemmiare leggermente in surmaturazione. La decisione di raccogliere tardivamente è legata all’obiettivo di creare un prodotto che elabori sapori e profumi tipici del proprio territorio.
Un vino ha catturato particolarmente la mia attenzione: Prime vigne Aglianico –Aglianico Cilento DOC, dell’azienda Verrone Viticoltori. Si tratta di un Aglianico ben strutturato ed energico: regge la similitudine avanzata dal produttore, che lo ha comparato ad una giovane donna, irruento e inebriante come quest’ultima. Emana dei profumi avvolgenti di marasca piacevolmente speziati; intenso e immediato al palato, con tannini fini ed una buona acidità.
Notevole il Calpazio –Greco 2010 Paestum IGT dell’azienda agricola San Salvatore di Peppino Pagano, sita a Capaccio-Paestum. Un vino d’impatto. E’ un vino che rispecchia il territorio manifestando, nel contempo, particolarità e autonomia di carattere. Dotato di profumi eleganti e fini con caratteristiche note di frutti gialli, la mineralità percepita al naso non è delusa al palato, sprigionandosi netta e precisa; consistenti sono l’acidità e la persistenza. L’azienda sposa la “causa-ambiente”: per tutte le coltivazioni, infatti, sono adottati solo processi biologici con preparati biodinamici. L’azienda San Salvatore segue e abbraccia a trecentosessanta gradi un progetto di sviluppo agricolo che avalla un’idea di produzione ecosostenibile.
L’azienda Belrisguardo, invece, mi ha stupita con un prodotto che ho trovato un po’ acerbo, ma interessante: mi riferisco ad Argylos –Aglianico Paestum IGT (2009). Al naso è intenso, ricco di profumi, decisi frutti rossi e un’eco di pepe; al palato è complesso con tannini molto giovani e irrequieti.
Dulcis in fundo… Tresinus 2010–Fiano Paestum IGT dell’azienda San Giovanni. Allo stand mi ha accolta Ida Budetta, donna elegante, proprio come il suo Fiano, il quale mi ha convinta su tutta la linea! Al naso delicate note floreali, intenso, minerale a tratti, con dei raffinati sentori sulfurei; in bocca persistente, minerale ed equilibrato. Semplice e austero nel manifestare un carattere “antico” e innovativo.
Un vino…con-Vincente!
Ripercorrendo nella mente i momenti salienti e gli incontri che hanno segnato la mia giornata a Paestum, mentre cerco di offrirvene un assaggio, mi sento davvero fortunata ad aver avuto questo momento di scambio con persone che condividono la mia stessa passione e l’amore per le proprie origini e la propria terra, in un contesto di alta professionalità e cultura come quello in cui si è svolta la rassegna Benvenuto Cilento.
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