Ci siamo riusciti finalmente! E’ stato faticoso, ma che bella soddisfazione! Alle 23 si è chiusa questa lunga giornata iniziata alle 15.
E sì, perché questa terra così vocata e amata, anche se a volte dimenticata e ai più sconosciuta, ha potuto proporre e celebrare le sue molteplici eccellenze eno-gastronomiche e agro-alimentari in solitario, in un contesto aggregante sotto le sfavillanti luci dell’hotel Savoy di Paestum, presente un interessato pubblico che è accorso numeroso.
Chiamati a raccolta, non hanno fatto mancare la loro partecipazione gli artigiani del gusto cilentani, ben lieti di presentarsi all’appuntamento con i loro migliori prodotti. E’ stato un autentico successo che merita senz’altro un ulteriore riscontro. Magari la prossima volta si giocherà in trasferta per testare la validità del team fuori dalle mura domestiche ed esportare queste bontà cilentane verso altri comprensori nazionali. Sono convinto che le potenzialità di questa “squadra” siano enormi e che, per quanto riguarda l’aspetto enologico, aiuterebbe molto un’eventuale richiesta di un marchio di tutela dei vini territoriali e la nascita di un consorzio che rappresenti tutte le entità locali sotto un unico gonfalone. Insomma una vera “nazionale cilentana” del vino.
Due i momenti del great event pestano: la verticale del Naima di Bruno De Conciliis, Aglianico in purezza,
e quella del Pietraincatenata di Maffini, solo Fiano.
La prima si è tenuta nel pomeriggio condotta da Paola De Conciliis, Luciano Pignataro, Giovanni Ascione e Maria Sarnataro. I millesimi, che sono passati sotto la lente d’ingrandimento degli esperti e degli appassionati intervenuti, sono stati rispettivamente il 2006, 2005 e 2004.
Si incomincia subito, come di prammatica, con l’annata più giovane, il Naima 2006. Colore carico e vitale, rubino puro, con l’unghia che ricorda il melograno. Al naso stupisce subito con una prorompente zaffata di alcolicità, che timbra in modo inequivocabile i suoi 15° C. L’estensione olfattiva si manifesta poi nelle note di mirto, amarena e macchia mediterranea. In bocca è rotondo, equilibrato e pregno di frutta rossa matura, con i tannini ancora in leggera fase di evoluzione, ma piacevoli e masticabili. Dovrà fare ancora un poco di strada per assestarsi definitivamente.
Naima 2005 Paestum igt. Il cromatismo qui è più scuro, di un granato impenetrabile, con riflessi violacei. Analogamente al millesimo precedente, al naso si coglie un elevato tasso alcolometrico, che però non disturba più di tanto. Lo spettro olfattivo, canonicamente e tipicamente “aglianicante”, è carico di note speziate, tabacco e ciliegie. L’ottima acidità in bocca aiuta a mantenere fresca la beva; è sapido, empireumatico, polposo, equilibrato, fruttato rosso ed è sostenuto da un finale lungo ed appagante.
Naima 2004 Paestum igt. Nel bicchiere si nota un colore mattone, con venature purpuree. Al naso, trascorsi alcuni minuti in attesa che l’ossigeno faccia il suo lavoro, si sprigionano aromi di lampone, visciola, confettura di prugne e spezie a go-go. In bocca stranamente risulta ancora allappante, certamente più dei fratelli più giovani. E’ comunque corposo, balsamico, gradevolmente fruttato e ottimamente strutturato. Il finale, invece, è meno lungo, anche se piacevole al palato.
Enrico Malgi
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