ANTONIO CAGGIANO
Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Coltiviamo con passione come il grande magistrato Gherardo Colombo il vizio della memoria e dunque ci piace proporre assaggi quando tutti i riflettori mediatici si sono spenti e il pubblico è andato via: ci è sempre piaciuta l’atmosfera bogartiana del locale vuoto dopo la baraonda dove si resta per l’ultima canzone, l’ultima sigaretta, l’ultimo sorso. Il tempo è il modo migliore per misurare un vino e il produttore, cercare di capire la stoffa di un bicchiere. Per questo a cinque anni dalla vendemmia abbiamo provato il Bechar, il vento del deserto che ha spesso carezzato il volto di Antonio Caggiano, grande viticoltore campano, artefice della storia di Taurasi intesa come realtà concreta, palpabile, un paese vero insomma. Quando uscì fece molto clamore, alcune recensioni furono entusiaste, a noi non piacque l’idea di un piccolo produttore rossista che si buttava sui bianchi ma, come dire, ciascuno è padrone in casa propria. Diciamo subito che la sensazione è aver goduto delle ultime grazie di una signora matura, al naso la frutta bianca era ormai sopravanzata dallo speziato, un po’ di cannella, mandorla tostata, con un sottofondo di ossidato molto poco promettente per la successiva evoluzione della bottiglia: infatti dopo un decina di minuti in caraffa si è ripreso decisamente. In bocca il risultato è stato ben più soddisfacente, pieno, fresco, grasso, ben equilibrato, morbido ma non piallato, con un finale lungo e amarognolo come piace a noi. Anche se parliamo di un vino fuori commercio che probabilmente non esiste neanche più, possiamo dire che stappandolo a quattro anni, anziché a cinque dalla vendemmia, avremmo avuto maggiore soddisfazione, comunque la conferma di un bel bianco. Lo abbiamo abbinato scommettendo sulla struttura e l’acidità con del salmone affumicato e il risultato è stato buono. Quando però subito dopo abbiamo aperto un Riesling alsaziano dello stesso anno abbiamo potuto comprendere sino in fondo la lunga strada che in Campania deve essere percorsa prima di poter essere paragonati almeno lontanamente ai francesi nel campo dei bianchi, ed è questo il nocciolo della questione: mentre sui rossi i confronti possono fatti senza scadere nel velleitarismo con almeno una quindicina di prodotti di alto livello, purtroppo non esiste alcun bianco della Campania, direi del Centro-sud, in grado di competere sui tempi lunghi. E’ il Vesuvio che ci spinge a considerare la caducità delle cose terrene invitandoci a cogliere l’attimo? O forse un mercato nel quale la domanda continua a tirare senza far ragionare i produttori su un grande progetto di bianco?
Sede a Taurasi, Contrada Sala. Tel e fax 0827.74043. www.cantinecaggiano.it. Enologo: Marco Moccia con i consigli di Luigi Moio. Ettari: 20 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: aglianico, fiano di Avellino, greco di Tufo
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