di Iranna De Meo*
Capacità di raccontare il vino con trasporto poetico, sensibilità e caparbietà: sono questi i segreti alla base del successo delle donne nel mondo del vino. Dalla pioniera Eugenia Sasso alle new entry come Carolin Martino, passando per Sara Carbone, Elena Fucci, Luise Loscalzo. Un viaggio alla scoperta della loro avventura in un settore prettamente maschile.
Eugenia Sasso
Nata inebriata dal vino. È la storia di Eugenia Sasso, “la figlia del professore”, come l’etichettavano alle prime uscite in questo mondo. È stata lei la pioniera in Basilicata delle donne alla guida di un’azienda vitivinicola. Dal 1997 è alla guida dell’azienda Eubea a Rionero in Vulture. E’ stata la prima imprenditrice vitivinicola lucana a ricevere nel 2004 dal Ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno “La Gran Medaglia di Cangrante” e finora, è stata l’unica donna ad averla ricevuta in Basilicata. Per lo stesso motivo, quest’anno è stata nominata “accademica aggregata” dalla storica e prestigiosa Accademia dei Geoogofili di Firenze. <<La mia avventura – racconta – è stata precocissima. La mia famiglia era dedita fin dal 1922. Dopo le versioni di latino e greco scendevo giù in cantina e davo una mano a mio padre Francesco. Dal 1997, quando avevo 25 anni, decisi di fare un taglio netto con il passato. Noi avevamo una lunga tradizione vinificazione. Sono partita dalla vigna con l’acquisto di vigneti. Oggi possiedo 17 ettari di proprietà. Devo dire che non ho avuto coercizioni familiari, ma è stata una scelta consapevole e non mancano difficoltà. Il nostro è un bel mestiere, ma ci vuole spirito di abnegazione. È un lavoro che dà tanto e toglie anche tanto>>. Se le chiedete che cos’è per lei il vino vi risponderà con spontaneità: “E’ la mia radice. Io sono nata sulla cantina storica e i miei ricordi sono legati ai momenti della vinificazione, della vendemmia. Inoltre, mi ha dato la possibilità di confrontarmi con paesi lontani. Ora ho in corso una negoziazione con il Messico e questo mi rapisce. Noi la globalizzazione la viviamo nel quotidiano”. Un Sagittario verace che adora essere dappertutto. Tre le signore del vino l’affascina Silvia Imparato, produttrice di Montevetrano perché <<ha saputo tirar fuori un vino eccezionale da una zona non vocata. È una grande fotografa. In più, mi piacciono le sorelle Lungarotti, donne vere che si dedicano anima e corpo a questa attività e che lo fanno in maniera semplice e con molta umiltà e dedizione. In Basilicata quando iniziammo, alla fine degli anni ’90 ero l’unica. Adesso ci sono Elena Fucci, Sara Carbone e mi fa piacere vedere tante ragazze in gamba. Io sentivo l’imbarazzo di essere guardata come una ragazzina capricciosa. La figlia del professore era la mia etichetta>>. La capacità femminile? <<Le donne sanno raccontare il vino, mentre gli uomini ne parlano in modo sintetico e distaccato. Nel nostro vino trasportiamo il respiro della terra>>.
Sara Carbone
<<La mia storia nel mondo del vino non è diretta – ha detto Sara Carbone, dell’omonima azienda di Melfi. Comincia con la storia dei miei genitori negli anni ’70, ma l’avventura delle vinificazione finisce negli anni ’80. La produzione di uva veniva fatta solo per terzi. Il sogno era quello di riportare in bottiglia le uve di quei vigneti. Così nel 2005 ricominciammo l’esperienza manageriale con mio fratello Paolo>>. Per lei il vino <<è un viatico per socializzare e comunicare. Non solo una bevanda che dà piacere, ma un momento di condivisione>>. Conferma la crescita delle donne nel mondo del vino. <<Stiamo crescendo anche in Basilicata e siamo alla seconda generazione>>. Tra quelle che l’hanno colpita Susanna Crociani, produttrice del Nobile Montepulciano. “È una persona grintosa, molto aperta che ha una storia eccezionale alle spalle. È una forza della natura e ha una capacità di coinvolgimento straordinaria. L’altra che mi piace molto è Lucia Barzanò, produttrice di Franciacorta, diametralmente opposta a Sussanna. Lei è molto attenta alla comunicazione, di una raffinatezza rara che ha un rapporto speciale con i consumatori. Il mondo del vino è affascinante, una sfida con la natura, un mondo vivo e ricco. L’idea di portare in un bicchiere di vino la propria terra, un pezzo di Basilicata crea per me un fascino incredibile. Le donne hanno più attenzione e una sensibilità diversa e nella ricoperta del rispetto per l’ambiente e del territorio, è una componente che può aiutare molto”.
Carolin Martino
Una passione iniziata presto. Dopo il liceo e praticamente dopo la laurea in economia. Prima si occupava di fiere ed eventi, ora di tutto perché le piace capire i ruoli. “Non ho avuto difficoltà perché l’attività era già avviata”. E’ delegata per la Basilicata dell’Associazione nazionale “Le donne del vino”. “E’ una bella esperienza. Ogni due mesi ci incontriamo, organizzando iniziative e scambiandoci opinioni”. Tra le donne che apprezza Pia Berlucchi, ex presidente dell’associazione. “l mondo del vino – ha detto – è prettamente maschile e il confronto è soprattutto con loro”. Per lei il vino è passione, tradizione, territorio, elemento di continuità tra passato e presente, con proiezione nel futuro. L’etichetta che la rispecchia si chiama come lei “Carolin”, lanciata sul mercato in occasione della sua nascita. <<sono molto legata a questa etichetta. E’ un vino che si adatta a ogni esigenza, per chi vuole bere tutti giorni e avere a tavola un buon bicchiere di vino.
Elena Fucci
Non solo proprietaria, ma anche enologa, occupandosi direttamente dei commerciali e del marketing. E’ Elena Fucci, giovane imprenditrice dell’omonima azienda di Barile. La sua avventura “diVina” è iniziata nel 2000. “Quando ho saputo che dovevano vendere i vigneti del nonno – dice – mi è preso un colpo. Bisognava decidere se venderli o migliorarli perché 6 ettari sono dispendiosi da mantenere. Così decidemmo di tenerli e di iniziare a vinificare. Il mio bisnonno e mio nonno facevano il vino del contadino e vendevano l’uva ai signori campani”. Come trasformare quei 7 ettari di vecchi vigneti (alcuni avevano 50, altri 60 anni e più) in redditività? Ecco allora la coraggiosa scelta e il passo imprenditoriale. Si laurea a Pisa in Viticoltura ed enologia e presto terminerà anche la specialistica in Scienze e tecnologia vitivinicola. La scelta aziendale è stata quella di produrre una sola etichetta, “Titolo”, nome che deriva dall’omonima contrada in cui si trovano i vigneti e la vecchia cantina, che dopo essere stata ristrutturata, ora è in fase di ampliamento. Cosa rappresenta per lei il vino? “E’ affascinante, si conoscono molte persone che pensi siano irraggiungibili. Il vino è cultura, storia ed evoluzione. Il mio vino è come me, dice sempre quello che penso, si riconosce dal bicchiere, ti racconta la nostra famiglia. Il vino è come un’opera d’arte, espressione del territorio di produzione. E’ innovativo, moderno, ma non modernista. Rispecchia le annate, molto diverse e che rispecchiano la mia personalità, all’inizio più disciplinata. Il Titolo rappresenta il mio percorso di vita”. Tra le donne che apprezza molto è Foladori, produttrice di vini biodinamici e bilogici. “Ha grande senso della concretezza e serietà, molto legata al suo territorio, schiva dai riflettori per vivere in tranquillità i suoi vigneti”. Un settore declinato la maschile, ma per caratteri peperini come il suo, le difficoltà non sono state molte e si è inserita bene. “Qualche difficoltà l’ho riscontrata proprio nel mio territorio e questo mi dispiace”.
Carmen Giuratrabocchetti
Provate a indovinare la sua identità. Guardandola non direste che è una giovane sommelier. Si è avvicinata al vino in famiglia. <<Mio nonno aveva una piccola proprietà. Poi ho iniziato gli studi in scienze e tecnologie agrarie, mentre mio cugino Gerardo Giuratrabocchetti mi ha avviato al corso da sommelier. E’ iniziata così. Fin da piccola bagnavo le labbra nel vino. Una ubriacona già da piccola – ha detto scherzando>>. Attualmente oltre a fare la ricercatrice e la consulente per aziende vitivinicole del Nord, è responsabile regionale ai Servizi e degustatore ufficiale dell’Associazione Italiana Sommeliers della Basilicata. <<I nostri corsi Ais ha detto hanno visto l’incremento di donne con una percentuale pari al 50%. Il rapporto è 7 donne contro 3 uomini. Se prima la donna diceva non mi piace, non bevo vino, ora si avvicina con entusiasmo anche per essere più completa in cucina, abbinando i vini ai pasti. È un discorso culturale che cambia>>. Le difficoltà? <<Si che ce ne sono state. È un settore al maschile e una donna deve sgomitare, ma alla fine siamo pazienti e andiamo avanti>>. Tra le donne che apprezza Cinzia Firriato, mentre tra le lucane la figlia del professor Sasso, l’intraprendente Eugenia.
Luise Lo Scalzo
Avvocato che ha rinunciato alla carriera forense per i suoi vigneti. Non semplice proprietaria, ma amministratrice. E’ Luise Loscalzo che ha iniziato la produzione nel 2001 con la trasformazione, anche se possiede i vigneti dagli anni ’70. Un’azienda a conduzione familiare con il marito che fa l’enologo. Passione per terra e vino per non lasciare la terra di origine. ” Ci siamo avventurati in questo progetto. Il vino è la mia vita, è la mia passione e per questo lavoro ho rinunciato a molte cose. È un settore esclusivamente maschile, ma sta crescendo anche se la maggiore difficoltà dipende da un fatto culturale. Devo dire che in alcune circostanze ho avuto difficoltà, ma faccio questo mestiere con naturalezza, sentendomi a mio agio. Ho conosciuto tante belle realtà al femminile quando ero socia dell’associazione nazionale Donne del vino , ma è dura stare dietro agli incontri e alle iniziative che organizzano se hai famiglia”. Tra le donne che l’hanno maggiormente colpita Pia Berlucchi, Josè Rallo e Daniela Mastroberadino. Tra le etichette quella che maggiormente la rispecchia è Signum, il vino nato quando è nata lei e che ha segnato la sua vita. Un legame unico.
*L’articolo è stato pubblicato sul Quotidiano della Basilicata
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