I Franciacorta di Barone Pizzini
di Andrea Petrini
“Non chiamatelo Spumante”. Sembra uno slogan, ma per Silvano Brescianini, direttore generale dell’azienda Barone Pizzini e Presidente del Consorzio Franciacorta, le parole sono importanti e tra uno spumante e un Franciacorta passa tutta la differenza del mondo che porta ad un solo termine: territorio.
Se a quanto scritto si può ribattere che si tratti (anche) di marketing vi potrei rispondere, e lo farebbe probabilmente anche lo stesso Brescianini, che in Francia lo Champagne prende il nome dal suo territorio di origine e nessuno si azzarda a chiamarlo diversamente da oltre 300 anni.
Lo stesso legame con la Franciacorta lo ha anche l’azienda fondata nel 1870 da Enrico e Bernardino Pizzini, eredi della casata asburgica Pizzini Piomarta von Thumberg, che fin da subito si sono distinti come agricoltori illuminati.
Giulio Pizzini Piomarta Von Thurberg. Da questa data, vari discendenti si susseguirono alla guida della cantina sino all’ultimo, il Barone Giulio Pizzini (1916-1995) che ebbe un ruolo determinante nello sviluppo della viticoltura in Franciacorta (nel 1967 fu tra i fondatori della DOC Franciacorta). Fu proprio lui, alla fine degli anni ’80, a coinvolgere nella proprietà un gruppo di imprenditori appassionati al mondo enologico, gettando così le basi dell’attuale azienda diretta oggi da Silvano Brescianini che, nel 1993, dopo un glorioso passato nel mondo della ristorazione (ha lavorato anche al San Domenico di New York col mitico Tony May) è stato uno dei soci fondatori nella nuova Barone Pizzini che è stata la prima cantina a produrre Franciacorta da viticoltura biologica certificata, ovvero utilizzando per la coltivazione e il nutrimento delle viti solamente sostanze naturali o che l’uomo può ottenere con processi semplici, senza ricorrere a prodotti chimici, diserbanti, OGM, fertilizzanti o pesticidi di sintesi.
“Essendo stato per tanti anni dall’altra parte della barricata – osserva Brescianini – ho sempre ragionato con un approccio da consumatore e permettere l’uso in vigna, ad esempio, di un diserbante o di un sistemico, che possono essere cancerogeni, ti porta con un minimo di buon senso a chiederti se è davvero necessario l’uso della chimica perché poi, inevitabilmente, questa roba ce la troviamo anche nel bicchiere di vino che beviamo a tavola”.
Questi ragionamenti hanno trovato concretezza grazie ad un incontro con Pierluigi Donna, il maggior conoscitore di tecniche agronomiche bio, al quale Brescianini rivolge la fatidica domanda: “In Franciacorta si può coltivare la vite in modo non invasivo e di maggior tutela della natura rispetto al sistema convenzionale?”. Dalla risposta, che fu ovviamente “Certo!”, è nata una collaborazione, che dura ancora oggi, e che ha portato Barone Pizzini a fare la prima prova di biologico nel 1998, e dal 2001 tutti i vigneti ottengono la certificazione A.B attraverso il solo uso di zolfo e rame nelle loro composizioni più semplici ed in quantità limitate e controllate mentre contro insetti nocivi si usano esclusivamente derivati naturali da piante o batteri.
Il concetto di sostenibilità ambientale in Barone Pizzini è anche questione di coerenza e Brescianini, durante l’intervista che mi ha concesso, mi ha regalato un aneddoto molto importante:”Tempo fa il produttore di etichette col quale collaboravamo era molto in ritardo con la consegna perché, mi ha spiegato, l’inchiostro usato per stamparle non veniva più dalla Germania, dove era stato messo al bando per la sua tossicità, ma dall’Est Europa dove era ancora permesso produrlo. Da quel momento, era il 2001, presi la decisione ovviamente di cambiare fornitore perché non illogico produrre un vino bio e poi usare materiali non conformi alla nostra idea “green” che va ad abbracciare anche l’uso di bottiglie meno pesanti oppure l’uso di capsule meno spesse (circa 50 micron contro la media che si attesta attorno agli 80\100 micron) in modo da ridurre i materiali utilizzati e i relativi rifiuti”.
L’impegno ambientale dell’azienda franciacortina non poteva non riguardare anche l’attuale cantina che nel 2006 è stata costruita secondo i criteri dell’architettura ecocompatibile. Ogni scelta architettonica è stata progettata per avere un basso impatto ambientale e un limitato consumo energetico. I pannelli fotovoltaici, il sistema naturale di condizionamento, l’impiego di pietra e legno, la fitodepurazione delle acque, sono tutti accorgimenti che fanno della sede produttiva di Barone Pizzini una cantina BIO.
Oggi la Barone Pizzini si estende in Franciacorta, all’interno dei Comuni di Provaglio d’Iseo, Corte Franca, Adro e Passirano, su 54 ettari divisi in 29 particelle (con altitudine variabile dai 200 ai 350 metri s.l.m.) dove pinot nero, chardonnay, pinot bianco ed erbamat (antico vitigno, dalla spiccata acidità, che dal 2017 è stato inserito nel disciplinare del Franciacorta DOCG) sono piantati su suoli in parte morenici, arricchiti da deposizioni fluvioglaciali. Questa grande eterogeneità, che per una cantina rappresenta un grande potenziale di qualità, viene sfruttato anche in cantina dove, attraverso un minuzioso lavoro di selezione, si arrivano a gestire anche 70\80 vini ovvero frazioni di parcelle che poi andranno successivamente e sapientemente assemblati.
Grazie ad una diretta Instagram e ad una precedente riunione ZOOM col gruppo di Garantito IGP ho potuto recentemente degustare tutta la produzione di Franciacorta DOCG di Barone Pizzini e, di seguito, trovate le mie impressioni gustative:
Barone Pizzini – Franciacorta Extra Brut DOCG “Animante” (tiraggio 04\2018 – sboccatura 03\2020): questo vino, il cui nome è un chiaro riferimento all’anima e lo spirito aziendale, è frutto del blend di chardonnay (84%), pinot nero (12%) e pinot bianco (4%) provenienti da tutti i vigneti dell’azienda. Questo Franciacorta, vero e proprio biglietto da visita di Barone Pizzini, essendo il vino numericamente più prodotto, conferma le attese rivelando profumi di crosta di pane, gelatina di cedro, cenni di frutta secca ed echi minerali. Piacevole la bocca: quasi da manuale il tratto acido-sapido che ben si intreccia con una struttura vibrante dominata da una persistenza di buona lunghezza sapida.
Barone Pizzini – Franciacorta Brut Dosaggio Zero DOCG “Animante L.A.” (tiraggio 04\2014 – sboccatura 03\2020): in questo Franciacorta, blend di di chardonnay (78%), pinot nero (18%) e pinot bianco (4%), l’anima del terroir franciacortino di Barone Pizzini viene esaltato da un lungo affinamento del vino sui lieviti che arriva fino a ben 70 mesi. L’annata mediamente calda si fa sentire donando un olfatto molto intenso e ricco di sfumature che vanno dalla frutta matura fino a quella secca all’interno di un insieme elegante ed integro. Sorso bilanciato nonostante il volume del vino la cui persistenza lievemente salina dona al palato freschezza invogliando al prossimo bicchiere.
Barone Pizzini – Franciacorta Brut Dosaggio Zero DOCG “Animante L.A.” (tiraggio 03\2012 – sboccatura 07\2018): rispetto al precedente c’è un cambio deciso di passo grazie all’annata (2011) molto più fresca ed equilibrata della 2013. Grande finezza aromatica con note di fiori di campo, crosta di pane, agrumi, ananas, mandorla amara fino ad arrivare al miele e al pane all’uva. Complesso e profondo in bocca, sostenuto e slanciato da una lunga sinergia acido-sapida. Ancora giovanissimo. Ad avercene!
Barone Pizzini – Franciacorta Brut Nature “Naturae” 2016: questo Franciacorta (70% chardonnay e 30% pinot nero) nasce parzialmente dal vigneto più alto aziendale, denominato Pian delle Viti, denominato nel Medioevo la Valle Sospesa, e caratterizzato da un terreno prettamente calcareo. Naso molto algido solcato da sensazioni di gelsomino, pompelmo e melissa che riposano su uno sfondo minerale ben delineato. Teso all’assaggio, segnato da vibrante nota salina e un retrolfatto che sottolinea i ritorni di agrumi e fiori di campo.
Barone Pizzini – Franciacorta Satèn 2016: chardonnay in purezza che si fa apprezzare per la sua eleganza, sia nel perlage soffice e sottile, sia nel comparto aromatico dove si sviluppano delicatamente nuance di mandarino, mela annurca, caprofoglio, salvia e pompelmo rosa. Bocca fine, longilinea, di eccellente equilibrio e con un finale dove ritorna la prepotenza agrumata a pulire il palato.
Barone Pizzini – Franciacorta Extra Brut Rosé 2016: questo Franciacorta (70% pinot nero e 30% chardonnay) ha un coinvolgente apparato aromatico ricco di sfumature che richiamano le erbe aromatiche, il ribes, la melagrana, i mirtilli e la macerazione di rosa, il tutto all’interno di un climax di raro appagamento minerale. All’assaggio sorprende per sapidità setosa e vivace acidità, entrambe in grande equilibrio all’interno di una trama strutturata, golosa e dai richiami aromatici di frutta e mineralità rossa.
Barone Pizzini – Franciacorta Dosaggio Zero Riserva DOCG “Bagnadore” 2011: prodotto a partire da chardonnay (60%) e pinot nero (40%) provenienti da un’unica vigna di venti anni (Roccolo di Provaglio d’Iseo), questo Franciacorta rappresenta il top di gamma di Barone Pizzini grazie ad un affinamento sui lieviti di almeno 70 mesi (circa 6 anni) prima della sboccatura. La grande complessità donata dal tempo la possiamo percepire nettamente già al naso dove esplodono i fiori bianchi e i lieviti, la pesca bianca, la mandorla in pasta per poi proseguire su effluvi di torroncino, miele, distillato ed erbe officinali. Il sorso è sontuoso, aristocratico, pieno di decisa sapidità, vivace freschezza grazie anche ad un perlage armonioso ed avvolgente. Finale di notevole persistenza su ricordi di agrumi e variegata mineralità. Un grande Franciacorta senza se e senza ma!
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