Uva: nebbiolo
Fascia di prezzo: dai 100 in su
Fermentazione e maturazione: cemento e legno
Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 27/30. Non Omologazione 35/35
Uno dei giochi scemi per bambini deficienti, molto in voga nel web, è elencare con aria vissuta, soprattutto se non si era ancora nati, i principali accadimenti di un anno giocando di rimbalzo con il vino. Grazie, basta fare clic e il Bignami del vissuto immaginario degli aspiranti scrittori è a portata di mouse.
Prendi il 1982, però è facile: fu l’ultima volta che vidi una partita di calcio intera, ovviamente la squadra riaccompagnata a casa da Pertini e Bearzot, perché dopo tutto fu noia. Come quando hai chiuso la Recherche e ti alzi dalla poltrona.
E fu l’anno, molto caldo, del grande concerto dei Rolling Stones a Napoli la cui idea nacque nella teieria inglese di piazza di Spagna in inverno.
Il vino nostro era ancora il rosso sfuso, al massimo il Fiano di Mastroberardino e il Chianti viaggiava in fiasco, cerasuolo.
Fu anche l’anno di Thriller di Michael Jackson, una chiaro segno della catastrofe imminente dei costumi e dl pensiero occidentale assolutamente passato inosservato tra chi aveva letto almeno un libro nella sua vita.
E c’è il Barolo Borgogno 1982, un vino arzillo e fantastico, capace di andar a dama in due mosse nel palato, attacco di lingua e chiusura fresca e pulita, quella bevibilità di cui va matto il nostro giovane amico Roberto Giuliani.
Questo vino riassume l’idea perfetta di eleganza grazie all’equilibrio interiore raggiunto, chissà se il motivo sono i lieviti indigeni o il legno grande o il cemento, questi ultimi due fattori a cui l’azienda sta tornando. E’ al tempo stesso un vino dell’emozione dall’alto dei suoi trent’anni robustamente portati, ma anche di grande effetto sulla lasagna di mamma Gilda, giunta a ventimilia notorità grazie all’omonimo inserto sul Mattino.
Questo vino riassume l’idea, illuminista per la sua volontà di perfezione geometrica, di come dovrebbe vendere il vino rosso un’azienda degna di questo nome: stock di 200.000 bottiglie a scalare sino al 1961, immaginiamo il metodo soleras applicato al tempo maturo del commercio cosciente, che usa i soldi invece di farsi usare dal danaro.
Così una formula semplice, cura in vigna, territorio vocato, vinificazione essenziale, vendita saggia e consumo edonistico, possono regalare sensazioni capaci di trascinare il piacere sino all’astrazione emozionale dell’irrealtà, quella sensazione di stacco preciso dalla materia sino a riuscire a vedersi da fuori. Come se tu fossi estraneo a te stesso.
Il 1982 è stato protagonista nella magica serata Borgogno di Cetara organizzata da Pasquale Torrente, il parroco della Colatura di alici al Convento, capace di incrociare il mestiere al mestiere. Sicché niente brasati o piccioni e selvaggina, men che meno lièvre à la royale o pasticci di foie gras. Ma una bevuta all’italiana, semplice: la lasagna, appunto, e la carne del suo magnifico ragù.
Del resto, su cosa altro vuoi bere il Borgogno 1982 se non su questi due capolavori maturati in almeno due secoli di sapienza casalinga ai fornelli?
Una serata che avrebbe messo d’accordo Vizzari e Petrini:-)
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