La stradina tortuosa sale e si divincola tra la fitta vegetazione ed infine scende un poco, rivelando la splendida vista sulla costa mediterranea frastagliata . Fa caldo, ma è meglio aprire il finestrino e spegnere il condizionatore. Lasciamo entrare i profumi resinati e balsamici della vegetazione ed il canto incessante delle cicale. La bella proprietà al termine del cammino ci accoglie e ci apre le porte al mondo dei vini di Bandol.
Sono diverse le proprietà degne del massimo interesse sulla denominazione Bandol, penso a Chateau Pradeaux, a Tempier, a Chateau Vannières e qualche altro meno noto. Il fattore comune di queste proprietà è ovviamente rappresentato dall’altissima percentuale di vigne di Mourvedre, il vitigno principe dell’appellation. Il resto è molto diverso, per conformazione del terreno , per il paesaggio che li circonda e per la filosofia che sta dietro alla concezione di intendere un Bandol.
Il vasto anfiteatro dominato dal massiccio di Sainte Baume e dal monte Caume su punte altimetriche tra gli ottocento e i millecento metri si distende su mille pendii e colline che arrivano fino al mare. Il paesaggio vinicolo è caratterizzato anche da chilometri di muretti di pietre a secco che tagliano le proprietà in orizzontale formando superfici e terrazze facilmente lavorabili e sono riconducibili anche qui all’epoca dell’invasione romana.
Ma lasciando ai sacri testi il compito di svelare i temi storici tornerei piuttosto sullo specifico, perché ad esempio questi aspetti generici non sono particolarmente evidenti nei domaine di cui parlavo più sopra, così come nel risultato pratico nel bicchiere.
Gli estremi tra un Pradeaux e un Tempier, così diversi nelle intenzioni e nel risultato, sono mediate dal più classico e regolare Bandol, quello che esce dalle cantine di Chateau de Pibarnon.
La quarantina di ettari di mourvedre , e di altri vitigni secondari come grenache e cinsault, sono qui disposti a parziale semicerchio e protetti parzialmente dagli attacchi del vento di mistral trovandosi quindi in condizioni particolarmente favorevoli per la maturazione del frutto.
Lasciato per qualche momento alle spalle lo splendido panorama entriamo nella vecchia Bastide del diciottesimo secolo piazzata favorevolmente a ben trecento metri sul livello del mare sottostante.
Fu il Conte Henri de Saint-Victor ad individuare alla fine degli anni settanta questa proprietà che in quegli anni disponeva di soli quattro o cinque ettari vitati e che sono oggi arrivati ad una quantità dieci volte superiore, con una produzione che ormai supera le 200.000 bottiglie annue.
C’è bisogno di tanto sole perché il vitigno Mourvedre maturi ottimamente, e con una media annuale di 3000 ore di sole Bandol e dintorni rappresenta la zona con la maggior quantità di “soleggiamento” di tutta la Provenza.
I venti da est portano condizioni meteorologiche alterne, provocando quantità di precipitazioni piovose sufficiente all’idratazione dei terreni e delle piante, mentre le brezze marine estive mitigano per quanto possibile l’eccesso di calore e consentono al frutto di maturare gradatamente.
Oggi è il figlio del Conte, Eric, a portare avanti il grande lavoro iniziato trent’anni fa dal genitore e a gestire la continuità nel rispetto della storia. L’interno della proprietà visitabile senza troppe formalità trasuda storia e tradizione tra le vecchie e spesse pareti di pietra e trasmette sensazioni affascinanti mentre ci si appresta all’assaggio dei vini della proprietà.
Dai più giovani ancora ricchi di frutto e speziature evidenti, a millesimi più maturi dove saranno rintracciabili sentori di tabacco pregiato uniti a note balsamiche, sempre con la nota speziata a portare i pensieri verso piatti della tradizione meridionale, dove proprio le spezie troveranno un appoggio coerente. Notevolissimo ancor oggi per esempio il mitico 1990, degno dell’inserimento nelle edizioni dei 100 vini da leggenda di Silvie Girard nonché nei grandi vini di Francia di James Turnbull.
Esiste anche un bianco ed un rosè Pibarnon, il primo, derivato da uve claierette e borbulenc piantate sui lati nord della proprietà non trasmette certo le medesime emozioni del bandol rouge, mentre il rosè fa sicuramente parte dell’elite della denominazione nel colore intermedio ed è individualmente una delle migliori interpretazioni europee sul tema.
Particolarmente adeguato ai piatti di pesce o verdure di spiccato carattere provenzale perché oltre ai profumi freschi ed intriganti coniuga forza ed eleganza, ponendosi autorevolmente su un piano alternativo ma non secondario quando si tratterà affrontare una sontuosa bouillabaisse.
In caso di visita in queste zone, non sarà da mancare una tappa di grande significato gastronomico presso la Villa Madie, tra le scogliere di Cassis, uno dei più belli e più buoni ristoranti vista mare di tutto il mediterraneo.
gdf
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