di Marco Galetti
Probabilmente ci hanno detto tante balle, e continueranno a dircene, messaggi a fin di bene saggiamente miscelati con imposizioni a doppio fine, bolle di mercato, leggi farmaci, respiratori, gel e mascherine, alcuni si arricchiscono baciati e non contagiati dal virus che c’è ma non si vede, uomini si coprono il volto credendo di proteggere gli altri e loro stessi mentre mezzi uomini lo fanno per celare il ghigno che li smaschererebbe…
Ci fanno chiudere, dicono che ci faranno riaprire, non ci dicono quando, non ci dicono come, molti non riapriranno, alcuni, molti, troppi, sono morti, altri con i camici, si sacrificheranno per salvarci, altri moriranno di stenti o sopravviveranno a stento, in un momento unico e difficile sono state fatte scelte difficili e non-scelte difficili da comprendere e da accettare, senza controprova impossibile affermare quale dovesse essere e dovrà essere la strada da battere.
Si vedono passare curve di contagio e schiene curve, depressione economica e psichica, ma guariremo e ricominceremo a lavorare e a vivere secondo le nuove regole dettate a gran parte della popolazione mondiale, occhi aperti, bocche chiuse e distanziamento sociale.
La precedenza assoluta data giustamente alla tutela della salute e in seconda battuta al lavoro, cardini della sopravvivenza della gran parte della popolazione, però potrebbe non bastare ai quei cuori in affanno che durante il lockdown hanno compreso quel che non sapevano di sapere.
Abituati a dare per scontato quel soffio di vita che è respiro costante, abbiamo dato per scontato e sottovalutato l’importanza del respiro comune, dell’abbraccio che rincuora, della parola buona occhi negli occhi, della risata in compagnia con le gambe sotto il tavolo che vale ricarica per affrontare le piogge, i temporali e le tempeste lungo la vita, il giro vita pronunciato salvagente nel mare agitato.
A ognuno i suoi congiunti per condividere la vita che senza gli affetti, più o meno stabili, vacilla, s’inclina e si svuota, come un bicchiere mezzo vuoto che non disseta del tutto.
A qualcosa questo virus è servito, abbiamo compreso l’inutilità di tante cose che credevamo essenziali, percepito con più forza quel che conta, la condivisione, e cosa è “di contorno”.
Nel campo della ristorazione, del food and wine, l’importanza data a tanti aspetti perde il suo valore e probabilmente perdono valore le parole, le mie in primis, “sprecate” in questo campo.
Rimarrò appassionato di cibo, di vino e di parole, probabilmente alla riapertura scriverò ancora con passione in proposito, forse, ci spero, riuscirò a privilegiare più di quanto abbia fatto quel che conta veramente, l’essenziale, un locale gestito da persone per bene, un tavolo, del buon cibo, qualche bottiglia e gli affetti, gli amori, gli amici, per condividere, altrimenti è un po’ tutto inutile…
Questi pensieri sono nati dopo aver ricevuto una delle tante barzellette a tema che in questo periodo ci accompagnano e ci riempiono le giornate alternandosi con i vari messaggi di cure miracolose e di complotti criminali, ve la regalo, in questa c’è del vero, al di là della battuta e moglie permettendo, c’è l’esigenza primaria di stare assieme, di stare in compagnia, di condividere, di ridere, di riempire i piatti e di svuotare i bicchieri, eccola:
Se dopo il lockdown ti dessero due opzioni: vacanza da sogno con tua moglie o barbecue con i tuoi amici, cosa sceglieresti?
1. Ben cotta
2. Media cottura
3. Al sangue
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