di Fabio Panci
Chiudendo gli occhi, ancora oggi a distanza di circa 2 mesi, mi si paventano di fronte i paesaggi, gli scorci, gli odori ed i sapori di uno dei wine-tour più belli a cui abbia partecipato nella mia “vita di eno-appassionato”. Ho deciso di ribattezzare il tour, ideato e realizzato dalla bravissima Sonia Spadaro titolare dell’azienda SantaMariaLaNave con il titolo “La Grande Bellezza”. Proprio questa espressione è la perfetta sintesi di una giornata indimenticabile vissuta insieme alla mia famiglia e ad altri winelovers, tutti accomunati da una profonda passione per questo luogo straordinario ed unico al mondo di nome ETNA.
Come raccontato anche altre volte su questo blog, ho scoperto questa microscopica azienda etnea “quasi per caso” durante l’edizione 2015 di Vinitaly. In quell’occasione rimasi stregato dalla complessità, indecifrabilità, unicità del “Millesulmare” e dal carattere impetuoso e indomabile del “Calmarossa”. Da lì in avanti ho continuato a degustare questi magnifici vini, avendo però sin dall’inizio ben in testa l’idea di salire sull’Etna e “toccare con mano”. Come mi è sempre stato insegnato per comprendere al meglio un vino, parlarne e soprattutto scriverne con un minimo di cognizione di causa, è obbligatorio recarsi di persona sul luogo dove esso “prende vita”. Ecco perché ho accolto con immenso piacere l’invito fattomi da Sonia a partecipare ad un viaggio di conoscenza, o meglio di immersione nel microcosmo costituito dal progetto Santa Maria La Nave.
Non vi tedierò oltre con le mie parole, lasciando invece ampio spazio alle immagini più eloquenti e significative delle varie tappe tour.
Dopo un’abbondante colazione (con una brioche e granita da urlo presso l’Antica Dolceria Dell’Etna di Viagrande), partiamo per la prima 1° tappa del tour consistente nella visita al vigneto sito in contrada Carpéne sul Monte Ilice, versante sud-ovest dell’Etna a quota 800 mt. La bellezza del luogo è un qualcosa di travolgente. Una tavolozza di colori, costituita dal nero delle sabbie e ceneri laviche ai nostri piedi, il verde della bellissima vegetazione composta da viti centenarie (rigorosamente a piede franco) ed infine il blu del cielo e allo stesso tempo del mare sullo sfondo. Camminando con fatica in un autentico vigneto eroico (“le persone che lavorano il nostro vigneto dicono di fare un passo avanti e due indietro” – ci comunica Sonia) siamo contornati da piante di nerello mascalese, nerello cappuccio, carricante, catarratto, minnella bianca e nera, oltre a moltissime altre varietà ancora in corso di identificazione.
“Qui attualmente produciamo il Calmarossa, 85% nerello mascalese e 15% nerello cappuccio, con in seguito l’obiettivo di produrre un nuovo vino con le viti prefillosseriche più antiche, che verrà affinato in legni di castagno dell’Etna- continua un’entusiasta Sonia”.
Al seguito della Bianchina Special del 65’ (“apparteneva a Nonno Gigi, ed è arrivata sin ad oggi in perfette condizioni” – ci confida Sonia) ci dirigiamo verso Contrada La Nave, sede del secondo vigneto aziendale. Dopo aver attraversato paesini, densi di storia e fascino, quali Zafferana, Milo, Fornazzo e Linguaglossa imbocchiamo la mitica strada “quota mille” con vista mozzafiato sul vulcano e sul panorama naturale circostante. Dopo una buona oretta di auto, giungiamo dove “tutto ha avuto inizio”. Qui in mezzo ad alberi di mele, olive, noci e castagne sono presenti ancora oggi ultra-centenarie piante madri da cui dopo 15 anni di selezione massale è nato il vigneto attuale di grecanico dorato. In questo “giardino dell’Eden” vengono prodotti il “gioellino” Millesulmare (Grecanico Dorato in purezza, lavorato solo in acciaio con lungo affinamento in bottiglia) oltre all’ultimo arrivato Tempesta (trattasi di un metodo classico, fatto dalle vigne di millesulmare con una cuvée creata dal bravissimo enologo Enzo Calì, prodotto in appena 1300 bottiglie tutte numerate).
Quando pensi di aver visto davvero tutto, con conseguente prosciugamento del “capitolo soprese giornaliere”, eccoti il coup de théâtre della vulcanica (e mai aggettivo fu più azzeccato) Sonia Spadaro che ci stupisce ancora una volta organizzando un pranzo pantagruelico a due passi (la foto non potrebbe essere più eloquente) dalle vigne di grecanico dorato, immersi nella tipica vegetazione etnea. Il menù (“l’ho pensato cercando di utilizzare solo prodotti di stagione, reperibili a km-0, con piatti rispecchianti le varie anime della mia amata Sicilia”- ci tiene a sottolineare Sonia) è stato eseguito alla perfezione dal talentuoso Chef Angelo Scuderi (già allievo di Gualtiero Marchesi e Enrico Crippa).
I tre vini, prodotti attualmente dall’azienda, sono stati abbinati a deliziosi antipasti tra cui una corposa selezione di formaggi autoctoni, gli immancabili arancini, le squisite pannelle, caponata in doppia variante (“bianca”, sfumata con il Millesulmare, e “rossa”, con il Calmarossa). A seguire Chef Scuderi ci ha preparato,“in versione espressa”, la tradizionale Pasta alla Norma, concludendo in maniera superlativa il tutto con i geli all’anguria, cannella e il biancomangiare alla mandorla (bontà assolute!!)
La degna conclusione non poteva non essere la foto che suggella il passaggio di consegne, un autentico ponte generazionale, tra Don Alfio (custode per oltre 50 anni della vigna a Monte Ilice) e Sonia (il futuro del progetto Santa Maria La Nave).
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