Trattoria Avvolgibile Roma
Circonvallazione Appia, 56
Tel. 06 5069 5104
Aperto: la sera; venerdì, sabato e domenica anche a pranzo.
Chiuso: lunedì.
di Virginia Di Falco
Quanto è stato bravo Adriano Baldassarre, con il suo socio Fabrizio Macchioni ad aprire la trattoria L’Avvolgibile a Roma.
Per chi non lo conosce, Baldassarre è uno chef con alle spalle sostanziosa esperienza, e sulle spalle, già da diverso tempo, una stella Michelin. Il suo locale, Tordomatto, aperto nella Capitale all’inizio del 2016, dopo un lungo soggiorno di lavoro in India e un inizio scoppiettante in provincia, è un elegante ristorante dove su studiate porcellane si serve l’essenza della romanità. La coda, la quaglia, l’arzilla. La campagna come il mare. Dove ogni piatto viene ricodificato da tecnica e memoria.
L’Avvolgibile è un’altra cosa. Adriano voleva metter su una trattoria vera. Un posto realmente popolare, senza retorica, senza narrazione, senza troppe ciance.
E così, tanto per cominciare, ha scelto il quartiere dell’Appio Latino. Il suo. Popoloso e popolare.
Un locale con un vecchio mobile dispensa all’ingresso, di quelli che si verniciavano di bianco «perché così è più pulito». E dentro, allora come oggi, il pane, la pasta, le posate. L’essenziale.
E infatti qui forchetta e coltello restano gli stessi per tutto il pasto, i bicchieri di vetro spesso ricordano la vecchia osteria, le tovaglie sono a quadri, le sale spartane, quasi spoglie. Gli occhi e i sensi sono tutti per il piatto di porcellana bianca con dentro la trippa, le fettuccine, le polpette al sugo, la coratella, le puntarelle.
Ogni cosa preparata come si deve, con porzioni generose a partire dal pane, che deve prendere il Sugo di qua e di là.
E poi c’è la pasta, quella corta, come le mezze maniche (in carta con l’amatriciana tra le più buone mai provate negli ultimi anni) e quella lunga, quella che si avvolge con la forchetta, come gli spaghetti al dente nella cremosa carbonara, gli “avvolgibili” che danno il nome alla trattoria.
E poi, ancora, una coda alla vaccinara tenerissima e succosa, l’abbacchio con patate al forno, il fuori menu con la lampuga in un guazzetto di mare tanto buono che lo finiresti a sorsate.
Qui si entra anche solo per un piatto, come la coppia di anziani che divide una coca cola e una pasta e patate in due (in carta a 5 euro), o come la famigliola che ha promesso le polpette al pupo come premio perché «ha fatto il bravo dai nonni».
Il quartiere, insomma, già s’è affezionato. Un posto che ha colpito il cuore di chi cerca un piatto e basta. E lo trova. E di chi cerca una trattoria senza agli & peperoncini finti appesi alle travi di legno (spesso finte pure quelle), ma anche senza le sovrastrutture fighette imposte da architetti tanto esaltati quanto omologati.
Un convinto ritorno alle origini composto e sincero, senza clamori.
Si beve vino della casa e qualche buona etichetta laziale, altrimenti birra. E si viene serviti da ragazzi volenterosi. E si sta tanto bene, con un conto sui 25 euro.
Trattoria Avvolgibile Roma
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