Ristorante Autem a Milano di Luca Natalini
Via Serviliano Lattuada, 2
Tel. 351 278 0368
Sempre aperto a pranzo e cena
Chiuso domenica sera e martedì
Luca Natalini ha il physique du rôle perfetto: volto simpatico e rubicondo, un po’ pienotto ma non obeso, smaccato accento toscano che di per se fa allegria. Di fronte al moltiplicarsi di chef ieratici impregnati di spiritualità come gli imam o i monaci ortodossi, ti rilassa e non ti fa sentire in colpa perchè vuoi mangiare, magari anche godere.
Il suo locale, giudicato da Giulia Gavagnin la migliore apertura a Milano del 2023, è concepito come una stanza da pranzo con la cucina che si sporge quasi a voler toccare i tavoli, un po’ come Hemicycle a Parigi. In fondo una deliziosa stanzetta dove puoi immaginare un pranzo di famiglia.
Inizia a lavorare a 14 anni, lunghe esperienze a Parigi, in giro per l’Europa, soprattutto a Mosca dove resta per ben quattro anni, poi a scuola all’Alma per rimettersi in discussione, partecipazione a concorsi e a trasmissioni televisive. Alla fine matura una idea di ristorazione intimamente legata al mercato, quindi alla stagionalità e alla variabilità della proposta: oltre alla menu alla carta, due degustazione a 100 e a 130 in cui variano le portate salate (rispettivamente quattro e sei. Ha dei piatti iconici che potete provare: gli spaghettini in pasta in bianco, le lumache in Come se fosse una bourguignonne, cavallo e ostrica o l’insalata di anguilla affumicata. A noi ne sono toccati tre. Le lumache sono piacione e golose, l’insalata rinfrescante, la pasta in bianco (presentata per la prima volta al Pastificio dei Campi) moderna, spiazzante e molto buona.
Dotato di ottima tecnica e capacità estrattiva del sapore dalla materia prima, Luca Natalini esprime una cucina franca, non cerebrale, senza inutili storytelling: la proposta punta alla gola e cerca il consenso ecumenico degli ospiti. Ecco perchè siamo sicuri che chiunque lo provi, appassionati o meno, esperti o saltuari frequentatori di questo tipo di ristoranti, si troveranno a proprio agio. I primi per la costruzione del piatto per arrivare al risultato, i secondi perchè saranno conquistati dal gusto. Sarà banale, ma il piccione alla brace è eseguito in maniera perfetta, riproduce l’idea di una scampagnata, mentre il maialino trova finalmente dignità perchè giocato anche sul croccante e con un sapore che, anche se non è quello selvatico dei maiali di un tempo, è deciso e buono. Foie Gras e gamberiè poi l’apoteosi del mangiare il grasso e l’abbinamento non deve spaventare.
Ottimo finale fra pre dessert e Tiramisù a cui viene restituito l’onore di un dolce trasformato dalla industria in un tappetino talmente sporco che è inutile lavare.
CONCLUSIONI
Un luogo di divertimento e gusto, dove è possibile poter tornare anche più volte proprio per la varietà della proposta. Il servizio di sala è attento e cordiale e lo chef ama girare fra i tavoli come gli osti di una volta. L’imprevedibilità della proposta è il motivo principe per farlo diventare una propria mensa.
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