di Marco Milano
“Mo vene Natale”, recitava l’antica filastrocca napoletana magistralmente interpretata in musica da Renato Carosone, e questo è l’anno che celebra un secolo di vita del pandoro targato “Bauli”. Il dolce natalizio per antonomasia, alla pari del panettone, da sempre protagonista del derby sull’asse Verona-Milano, con la cittadina veneta “patria” dell’impasto lievitato al profumo di vaniglia con una forma che richiama la stella e il capoluogo lombardo che, invece, fa del dolce di uva passa e canditi la sua bandiera. E per il 2022 sarà la “Bauli” a spegnere le sue ideali cento candeline per il suo soffice che ricorda il tronco di Natale. “Le nostre radici trovano origine esattamente cento anni fa – raccontano dalla Bauli – in un piccolo laboratorio di pasticceria in provincia di Verona”. E per la speciale occasione Poste Italiane ha annunciato l’emissione da parte del ministero dello Sviluppo Economico di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le Eccellenze del sistema produttivo ed economico” dedicato alla Bauli. La tiratura è di trecentomilaquindici esemplari e la vignetta “riproduce – come spiegato da Poste Italiane – l’iconico pandoro di Verona Bauli su cui svetta, in alto, il logo dell’azienda alimentare italiana realizzato in occasione del centenario”.
Insomma auguri per i primi cento anni di pandoro Bauli, un dolce che deriva dal nome in lingua veneta “pan de oro”, delizia del palato dei ricchi veneziani insieme al nadalin. Soffice di colore dorato, profumo di vaniglia, al contrario della sua “semplicità” prevede una preparazione complessa e diverse e delicate fasi di lavorazione (e lievitazione). Il “primo pandoro” sembra sia nato ai tempi dell’antica Roma, quando il cuoco Vergilius Stephanus Senex, avrebbe preparato il “panis” base di farina, burro e olio. Altre versioni di pandoro antico ma più recenti risalirebbero all’epoca medievale, regina delle creazioni artigianali da forno e anni durante i quali era già nato il nadalin, nato proprio per festeggiare il Natale, dolce a forma di stella dedicato alla signoria degli Scaligeri, non proprio un pandoro, ad onor del vero vista la sua glassatura e “l’altezza”.
Il 14 ottobre 1894, in ogni caso Domenico Melegatti deposita il nome, la forma e la ricetta del pandoro odierno che potrebbe essere stato ispirato dal “pane di Vienna”, una sorta di variante della pasticceria francese. “L’origine degli impasti Bauli e il segreto della loro qualità risale – questa la storia Bauli che festeggia il suo secolo – alla storia di un giovanissimo Ruggero Bauli, che iniziò il suo apprendistato in una piccola pasticceria di Verona, dove imparò i segreti dell’arte dolciaria che mise poi a frutto nel suo primo laboratorio aperto nel 1922.
Nel 1927, attratto dall’idea di esportare la sua arte pasticcera e cercare nuove possibilità oltreoceano, Ruggero si imbarcò sul transatlantico Principessa Mafalda, sopravvivendo ad un terribile naufragio. Dopo dieci anni in Argentina, il suo ritorno a Verona fu celebrato con l’apertura di una pasticceria che in breve divenne la più popolare della città.
Nonostante il successo, Ruggero decise di osare ancora, dando vita nel 1950 alla produzione industriale di quello che sarebbe rimasto per sempre impresso nel cuore delle famiglie italiane: il Pandoro Bauli”.
E allora tanti auguri Pandoro Bauli per i tuoi cento anni e buon Natale!
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