di Giovanna Pizzi
Un traguardo di tutta la Calabria del vino. Come sempre, e da sempre, Cirò fa da apripista per una regione intera.
Da terra del vino rilanciata dall’operato visionario e strategico dei fratelli Librandi, passando per la “Cirò Revolution” fino alla consacrazione, finalmente, della denominazione ufficiale “Docg Cirò Classico”. Quanta strada ha percorso e precorso il vino di questa zona ben individuata della Calabria!
Quando si parla di vino, in Italia, il pensiero automaticamente corre proprio a Cirò. Al suo mare ed al vento. Ed ai vigneti, alla storia che ha guidato le altre zone vitivinicole della Calabria intera. Cirò ha dettato i tempi, ha fatto da esempio, ha portato quasi per mano tutti gli altri. Ed oggi raccoglie i frutti, come la raccolta delle uve durante la vendemmia attesa tutto l’anno.
Alla vigilia della riunione ministeriale per l’attribuzione della prima Docg calabrese al Cirò Classico, a Cirò c’è aria di festa, in attesa del brindisi conclusivo.
Il 16 novembre alle ore 17, la sala di “Borgo Saverona” a Cirò Marina ospiterà l’accertamento pubblico fondamentale per stabilire il riconoscimento ufficiale della denominazione “Docg Cirò Classico”. Davanti ai funzionari del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dai colleghi del Comitato Vini Dop e Igp si procederà quindi all’accertamento pubblico, secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 6 dicembre 2021.
A dare l’annuncio, Raffaele Librandi, presidente del Consorzio. “Si tratta di un passo propedeutico all’approvazione. Abbiamo voluto dare massimo risalto a questo evento per fare in modo che più attori interessati siano presenti”, racconta Librandi. Il Consorzio ha iniziato l’iter nel 2019: “è troppo importante per il territorio”, rilancia il presidente, sperando che l’attesa dell’approvazione e il passaggio in Gazzetta Ufficiale, per poi arrivare direttamente a Bruxelles, duri solo pochi mesi.
Tanti piccoli e grandi produttori negli ultimi anni hanno inaugurato le loro aziende e hanno sempre più spinto verso una produzione di qualità. Radici antiche, biodiversità unica (come tutta la Calabria d’altronde) e viticoltori impegnati, tutti insieme, per rivendicare storia e tradizioni. Tempi fin troppo maturi per ottenere, oggi, il massimo riconoscimento qualitativo per un vino italiano: la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita. La Docg arriva nel momento giusto: quello della consapevolezza e della qualità che risale da ogni singola goccia e dai calici di ogni gaglioppo.
E a me piace pensare che “da lassù” il professore Librandi abbia fatto un altro regalo alla “sua” Cirò.
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