ANNA BOSCO
Uva: barbera
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Un piccolo grande vino di una piccola grande, forse unica in Campania insieme a Boccella di Castelfranci, azienda contadina resta l’emblema dell’estate castelvenerese. Si chiama Armonico, è il base di Anna Bosco ed ha primeggiato nella sua categoria in degustazione coperta. Io lo consiglio a chi cerca sapori nuovi e certi nel bicchiere, è un vino moderno perché leggero e bevibile, ma al tempo stesso antico per il suo essere profondamente radicato alla tecnica tradizionale di vinificazione. Chi ha memoria di campagna ricorda infatti come i contadini amassero la tendenza dolce e questo vino si aggancia esattamente a questo stile: per fare un esempio, è la versione in rosso del Dry Muscat della Cantina di Venosa, con un naso semiaromatico, con una perfetta corrispondenza nell’ingresso prima di trasformarsi, un cambiare sesso se volete, acquisendo l’impostazione secca con la chiusura netta e pulita. E’ dunque un vino dell’allegria, rimanda per certi versi al Fastignano di Papa, pur non avendo la sua imponenza strutturale, ché la bottiglia termina con molta faciltà. E’ stato dunque il simbolo dei tre giorni nel Sannio della edizione numero 31 della Festa del Vino, nella quale ci siamo ritrovati in buona parte i degustatori di Vini Buoni d’Italia, e chiusi con un convegno molto denso domenica mattina al quale ha partecipato il direttore dell’Associazione Città del Vino Paolo Benvenuti, anche a lui è piaciuto l’Armonico, nel quale, discutendo di piani regolatori rurali, ci ritroviamo le ragioni della nostra passione, ossia la difesa del reddito agrario contro quello edilizio che ha spadroneggiato negli ultimi 30 anni. Ma di questo parleremo a parte perché non è giusto appesantire questa scheda con considerazioni che avranno il sapore di un manifesto di impegno per le prossime stagioni che Manitù ha deciso di farci vedere. Dove si beve questo vino? Noi abbiamo come al solito spaziato e ci siamo allargati, sul pupacchio imbottito andava bene, come pure sulle tagliatelle al ragù leggero, più timido, invece, sulla monumentale marchiagiana di cui abbiamo goduto in un nuovo locale che sta per aprire al centro del paese più vitato della Campania. Un vino della convivialità ma non per questo banale e facile, richiede attenzione, si beve bene in compagnia e lo immaginiamo già con i primi freddi, sulle zuppe di porcini del Monte Erbano che tanto piacciono al nostro amico Pasquale Carlo, grande anfitrione di questa edizione. C’era preoccupazione e tensione al convegno di domenica, tutti sanno che la festa degli anni ’90 è finita e si chiedono quale sarà il futuro della nostra viticoltura, quale sarà il proprio futuro, ma io credo che con queste cartucce ci si potrà difendere bene a patto, questo è il punto, che il territorio sia adeguatamente difeso e tutelato come bene comune. Anche le aziende più grandi, forse pochi sanno che qui ci sono i maggiori imbottigliatori per numero di pezzi della regione, hanno presentato in degustazione vini in grande spolvero, segnale insomma che è consapevolezza di come sia importante fare qualità e non cadere nel vortice dei prezzi bassi per vini scadenti. Si dice che persone mediocri non possono fare grandi vini. Io credo, di più, che senza un ambiente sano e un paesaggio bello non possano nascere autentici progetti di vino in grado di competere nel futuro.
Sede a Castelvenere. Via San Tommaso, 34. Tel. 0824.940483. fmvenditti@libero.it. Enologo: Salvatore Venditti. Ettari: 3 di proprietà. Bottiglie prodotte: 10.000. Vitigni: falanghina, barbera del Sannio.
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