SERGIO ARCURI
Uva: gaglioppo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 27/30. Non Omologazione 35/35.
Nel vino è difficile insegnare qualcosa di sicuro. Ma che il colore del Gaglioppo lavorato in modo tradizionale, senza salassi e soprattutto senza aggiunta di cabernet o merlot, sia questo della foto non può essere confutato.
In fondo, quelli che hanno modificato il disciplinare proprio dal colore poco ricco sono partiti per devastare il proprio illustre passato. A me invece piace da morire, è come una bella donna senza trucco, si fa attraversare dallo sguardo maschile con sicurezza. Ha dalla sua il profumo, rosa e ciliegia, carruba, macchia mediterranea. E il sapore con questi rimandi con beva semplice, velocissima, immediata, salata, dissetante.
A una bottiglia così efficace si arriva con la cultura di testa e di tradizione. Quella di Sergio e Francesco Arcuri è semplicemente la prosecuzione iniziata nel 1880 con il bisnonno Peppe. Il loro padre, anche lui Peppe perché al Sud si usa la scalella, il figlio prende il nome del nonno, iniziò nel 1973 la vendita dello sfuso nel centro del paesone un tempo frazione di Cirò.
Come tutti i centri costieri costruiti nel Dopoguerra, Cirò Marina è semplicemente orrenda. Ma la manualità dei suoi pescatori e dei suoi viticoltori la riscatta: arrivo inebriato dal profumo di uva e di salsedine, le mie materie liquide preferite, mare e vino.
Quando vivo questi luoghi la mente ricorda le cantine scavate nel tufo dell’Aversano, quelle sotto le case di Taurasi, lo Scescio di Barile, la cottura del mosto a Saracena, i palmenti dell’Etna di Salvo Foti, le tombe lucane di Roccagloriosa.
Un rapporto con il vino naturale, quotidiano, un sapere diffuso e di massa come la coltivazione ad alberello di Cirò, la famiglia Arcuri ne ha due così e due a spalliera, a conduzione biologica.
Questa semplicità non è banalità, ma classicità, il punto migliore toccato dall’uomo con questa uva in questo territorio. Non è un caso che per la prima volta in vent’anni di frequentazioni calabresi il mio scout è un altro produttore, Francesco De Franco. Ritrovo in questo vino il primo bicchiere di ‘A Vita.
Questi ragazzi hanno fatto con il Gaglioppo come gli architetti sapienti con le case in pietra: invece di buttarle già le hanno ristrutturate e restituite all’antico splendore .
Vero, quella che chiamiamo tradizione in una certa epoca del vissuto umano è stata una novità. Ma il sapere è trasmissione di generazione in generazione di quel che si è fatto e quando si è raggiunto il massimo non c’è bisogno di deviare. Quando si rompe questo filo, questa cinghia di trasmissione orale, allora i barbari hanno già espugnato Sagunto.
A Cirò, questo è il senso, questo filo si sta ricostruendo, grazie a questi piccoli viticoltori che coltivano sapienza e al lavoro dei fratelli Librandi: anche io, mi ha detto Nicodemo in una bella serata passata insieme, quando ho iniziato ero piccolo.
Solo che lui ha guardato lungo. Come i fratelli Arcuri che hanno iniziato l’imbottigliamento etichettato.
Ah, è passato di qui David Furer. Anche il biondo vede lungo: ne ha preso una bella quantità :-)
Sede a Cirò Marina. Via Roma Vico III, 3. Tel. 0962.31723. www.vinisergioarcuri.it. Ettari: 4 di proprietà. Uva: gaglioppo. Bottiglie prodotte: 6.500. Enologo: la tradizione collettiva condivisa.
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