Un tempo il viaggio significava attraversare la diversità del gusto delle regioni italiane. Adesso una delle cose più tristi che ci può capitare nel nostro paese è fare una sosta in una delle aree di servizio autostradali dove tutto, a cominciare dagli abiti e dai berretti volgarmente simili a quelli dei fast food americani, è uguale dalla Val d’Aosta alla Sicilia e la caratterizzazione delle località avviene, come in un circo televisivo, nel nome dato ai panini e ai tramezzini o a qualche piatto alla carta testato in laboratorio per essere clonato per migliaia di chilometri come la pecora Dolly. Sino agli anni ’70 spesso ci si metteva in viaggio e si programmava la sosta in una locanda, in una trattoria, in un ristorante, anche in un’area di servizio per mangiare qualcosa che solo in quel punto era possibile mettere nel piatto. Forse niente più della gestione di questi punti-ristoro è emblematico del fatto che la curva della reddittività spinta all’eccesso alla fine si ritorce sulla qualità del consumo e dunque sul benessere papilloso dei clienti. E di come spingere sull’igiene sostenuti dalle fobie anglosassoni vittoriose a Bruxelles significa mangiare una schifezza anonima anche se con tutti i dati nutrizionali e sanitari in regola. Sempre l’eccesso si trasforma nel suo opposto. Ci sono alcune eccezioni di cui daremo conto durante i nostri infiniti spostamenti e la prima è quest’area di servizio che annuncia il Sud, quello vero degli spazi liberi, della natura protetta e poco antropizzata, dove i centri abitati sono una eccezione e non la regola, quando è possibile guidare la notte sotto un cielo ricco di stelle e di giorno azzurro come mai perché i raggi del sole attraversano solo aria pulita. Il Sud delle grandi distanze e dei tempi allungati, quello della biodiversità. Area di servizio di Campagna, meno di cento chilometri a Sud di Napoli, poco più di quaranta dal nodo di Salerno, la prima che si trova quando si viaggia verso le vacanze, l’ultima prima di rientrare nel traffico. Ci si accede in modo singolare con una lunga deviazione che vi porta sulla vecchia autostrada a due corsie. Sia che andate verso Reggio, Campagna Ovest, o verso Nord, Campagna est, vi potete fermare in queste due rarità del tipico: salumi, salsicce, prosciutti del Cilento e del Pollino, conserve, vini campani e lucani, mozzarella e ricotta di bufala de la Contadina, caciocavalli, paste di Gragnano, miele, peperoncino forte, sottoli, olio extravergine del Cilento dop, limoncello amalfitano e sorrentino, tanto per gradire prodotti con cui anche Trimani farebbe un figurone a Roma. Potete farvi un panino vero con pane cotto a legna e non con sottoprodotti del grano simili solo nella forma. Se poi volete sfiziarvi, come si dice a Napoli, ci sono grandi prodotti da forno: pizze ripiene di ricotta, di scarola, carciofi, broccoli, arancini e crocchette di patate, casatiello di stile napoletano ma con i prodotti locali, calzoni ripieni di caciocavallo e salame, taralli, pizze al taglio cotte in teglia dalle mille fantasie a seconda delle stagione, fiori di zucca fritti. Insomma, un festival dei sapori da asporto tipici del Sud che vede tra i protagonisti anche una signora che vi serve e che vi propone il cibo in modo diretto e invitante, facendolo magari assaggiare per convincervi perché, dice, lo ha fatto lei, sicché non avrete la stessa sensazione comune ormai a tutta Italia di essere serviti da una cassiera in pausa non-fumo che vi batte il costo di un prodotto al supermarket distrattamente. Qui siete una persona alle prese con il cibo e la tipicità, come capitava quotidianamente ai vostri genitori tanti anni fa. Perché, vedete miei cari lettori, si diventa un numero quando si mangiano i numeri.
Come arrivare. Km 94 da Napoli sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria
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