di Francesco Raguni
«Te ne sei accorto, sì, che parti per scalare le montagne, e poi ti fermi al primo ristorante, e non ci pensi più». Inizia così, sulle note de “La verità” di Brunori SAS il pranzo di presentazione alla stampa di Piazza Scammacca, nuova apertura nel cuore della città di Catania. “Si tratta di un progetto nato nel 2019 – spiega Nicola, uno dei soci fondatori – qui, dove un volta sorgeva una vecchia chiesa, oggi c’è un sogno diventato realtà”.
Al suo interno ora sorgono più locali, ognuno capace di offrire una proposta gastronomica diversa. Proprio questo mix gli conferisce il suo carattere innovativo, che richiama l’idea di un mercato centrale dove si possono assaggiare le specialità proposte. “Panem è il format da cui si è originata Piazza Scammacca” ci racconta Gabriele, un altro dei soci. La suddetta è l’insegna dedicata al mondo degli insaccati e dei formaggi, al suo fianco si trova invece Clara Bow, coffee and drink.
Le altre realtà di Piazza Scammacca sono Mareide, per il mondo del pesce; Zio Enki, per la carne; Ella ed Illum, per la pasta e i dolci.
Non a caso, il cocktail di benvenuto è stato offerto da Clara Bow: gin, ginger beer, shrub di lampone e succo di limone, come garnish un lampone e una foglia di menta.
E così, mentre all’interno di quelle che una volta erano le navate di una chiesa, oggi si può sorseggiare il drink in compagnia di un crostone con carciofi, pecorino e lardo.
“Giorno dopo giorno non si deve mai dire non si può fare, ogni cosa si può fare se ci sono passione, volontà, determinazione e competenza” afferma Stefano, in attesa che il personale di sala inizi a servire gli ospiti. La curiosità è palpabile. A queste, seguono le parole di Lucia, altro socio fondatore: “Portiamo avanti diversi valori, tra cui inclusione sociale e riqualificazione urbana”. Riqualificazione. Come quella avvenuta proprio per l’area in cui sorge Piazza Scammacca, cioè l’omonima piazza. Le prime due portate, due antipasti, sono offerti da Mareide.
Prima viene servita di una tartara di tonno, condita con cipollotto e capperi, con sopra una spuma di avocado dell’Etna. A seguire una ricciola affumicata con un chutney di frutti rossi.
Tra un boccone e l’altro è lo chef Joseph Micheli a raccontare le lavorazioni e le idee che stanno dietro questi piatti. Il tonno rosso è arricchito da sapori tipicamente mediterranei e la sua ferrosità viene spezzata dalla salsa di soia. “Si tratta di una cucina siciliana con un approccio creativo”. Un concetto che ritorna, sovente, anche nella ricciola, affumicata con legno di agrumi e mandorle. “La ricciola viene poi spennellata con del Marsala per far evaporare la parte amara dell’affumicatura”. Ad accompagnare i palati dei presenti, in questo viaggio nel cuore del Mediterraneo, sono state le bollicine de “I Borboni – Asprinio”, un vino spumante molto fresco, dal sapore delicato.
“Questa pasta è un ricordo della mia infanzia, i sapori della mia Sicilia, ma con un impiattamento moderno”. Con queste parole, chef Alessandra Ragusa introduce il primo firmato Ella, cioè uno spaghetto con pesto di finocchietto, sarde marinate, mandorle, uva passa e pane croccante.
Ed effettivamente così è, la memoria ci porta immediatamente a quelle domeniche estive dove, dopo una giornata di mare, le nonne siciliane portavano in tavola la pasta con le sarde. Memoria e reinterpretazione per un primo che incarna in pieno uno dei must della tradizione siciliana. Ad accompagnarlo un abbinamento azzardato, desueto da vedersi nel binomio con il pesce: un vino rosso. Si tratta infatti di una lacrima di Morro d’Alba, prodotto vinicolo che – contrariamente a quanto lasci pensare il nome – è prodotto nelle Marche, le cui note salmastre si sposano perfettamente con i sapori dello spaghetto.
Dal mare alla terra ferma. A fare da interludio tra il primo e il secondo ci ha pensato il tagliere offerto da Panem: capocollo di Martina Franca, mortadella di Marango (una varietà di vitella laziale), prosciutto cotto alla brace direttamente dalla Val d’Aosta, pancetta della Lucania e infine carne salada di cavallo.
Come formaggi, invece, ci sono un pecorino sardo, un blu d’Aosta e un formaggio al cumino del Trentino. È facile capire, adesso, il nome del tagliere: “Giro d’Italia”. Siamo quasi giunti al termine del viaggio gastronomico di Piazza Scammacca: penultima destinazione, i monti Nebrodi. Infatti, come proposta di carne è stata offerta una pancetta di maialino nero dei Nebrodi, affumicata e glassata in salsa BBQ.
Al calice, invece, un Praiòla – Salina Bianca, un vino dal sapore morbido e dolce, che però con i sapori decisi della carne di suino a volte ha rischiato di scomparire.
Il pranzo si è concluso con il dolce firmato Illum: una mousse alla fragola con cuore di composta di pesca bagnata nel vino, alla base una frolla alla mandorla, come decorazione una foglia di pasta di zucchero. E anche questo dolce è un omaggio alla memoria e alla tradizione di mangiare le pesche imbevute nel vino.
In abbinamento a questo dolce, suggestivo, destatore di una memoria visiva sopita, un vino liquoroso quale Ravel – Cà Lojera.
Piazza Scammacca si propone, tramite questa cornucopia di sapori, l’obiettivo di regalare un format mai visto a Catania, dove la varietà dell’offerta fa da sovrano. Adesso toccherà ai palati dei cittadini rispondere positivamente.
Piazza Scammacca, 9 – Catania Centro
T: +39 3338222375
E: info@piazzascammacca.com
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