dall’inviata a Istanbul Antonella Petitti
Afiyet Olsun!
La Turchia è un paese molto grande ed ha rappresentato storicamente il confine tra Occidente ed Oriente. Ciò assicura certamente, dal punto di vista enogastronomico, la presenza di innumerevoli varietà di cibi e l’affascinante commistione di diverse culture e tradizioni. La città di Istanbul è il paese nel paese. Una città metà europea e metà asiatica che non può che ben rappresentare questo doppio volto, mentre più in sordina il resto della Turchia resta maggiormente ancorata alle proprie peculiarità e alle regole dettate dal proprio credo. Colori, sapori e odori intensi. Dagli ambulanti ai ristoranti d’alta classe, dal mercato delle spezie ai quartieri periferici, la capacità di stupire, richiamare e guidare delle tipicità turche è degna di nota. Questo popolo ama mangiare in abbondanza, non fa troppa attenzione all’ora e possiede l’istintiva arte dell’accoglienza. I turchi sono insistenti, a tratti invadenti, ma con gentilezza sanno cosa significa mettere a proprio agio l’ospite, come accontentarlo e coccolarlo. “Afiyet Olsun”: così in Turchia si comincia e si finisce un pasto. Si! Perché si usa come buon appetito, ma letteralmente significa buona digestione. Il rapporto qualità prezzo è sempre ottimo, anche la piccola gastronomia al pezzo è gustosa e di qualità, numerose le locande ed i ristorantini in cui assaggiare quasi tutte le specialità locali. Molta frutta e verdura, e soprattutto prodotti freschi, permettono a questa cucina di essere rinomata e apprezzata da tutti. Se state passeggiando per le strade di Istanbul e non vi va di fermarvi a mangiare potete scegliere tra il panino allo sgombro – preparato da un caratteristico barcone attraccato sul Bosforo – ed il pide – una barchetta molto simile alla nostra pizza, farcita in diversi modi. Sempre se non vogliate ricadere sul più classico kebab, presente in ogni angolo di strada, o su qualche merendina rappresentata da taralli morbidi al sesamo e prodotti da forno vari. Da bere come aperitivo? Senza ombra di dubbio il raki, un liquore al gusto di anice che viene di solito allungato con acqua o ghiaccio e che accompagna anche alcune pietanze. Per i turchi è una sorta di bevanda nazionale! Interessante da assaggiare anche l’ayran, yogurt liquido salato, venduto anche da piccole botteghe per strada.
Ma fermarsi ad assaggiare con calma la cucina ottomana è d’obbligo. In questo caso non è importante che ordiniate vino, la produzione vitivinicola non ha ancora espresso il suo potenziale. Gli alcolici sono tassati ampiamente e portano prodotti di pochi euro a sorpassare la soglia dell’accettabile, non ci sono vini che vanno assolutamente degustati. Molto meglio la birra nazionale, senza tralasciare l’importanza del tè, onnipresente bevanda che accompagna ogni momento della giornata e servito rigorosamente in bicchieri tulipano. Da provare il caffè turco, scuro e forte, servito in piccole tazze. Ovunque vi fermerete noterete che le verdure sono un elemento cardine, interessanti gli involtini di foglie di vite che nascondono un ottimo riso speziato, i peperoni e le melanzane ripiene allo stesso modo. Spesso in apertura di un pranzo o di una cena si trovano zuppe gustose, tra le più note quella di lenticchie verdi. La carne è quasi sempre cotta assieme alle verdure, tanto da creare piatti unici completi. Facile trovare agnello e manzo, ma anche cozze, sgombro, triglie e pesce azzurro. Le spezie restano senza ombra di dubbio quel sapore che differenzia questa cucina, molto mediterranea, da quella italiana. Sono comunque sempre ben dosate e non creano senso di disgusto, a meno che non le amiate a prescindere. Se vi capita non perdete una spremuta fresca di melegrane, ci sono piccoli bar all’interno e attorno al Gran Bazar molto forniti di frutta fresca e di ogni tipologia di tè.
Tra i più diffusi quello alla mela, al tiglio, alla rosa canina, ma anche l’infuso di scorze di limone non si può perdere. D’altronde se desiderate allinearvi allo scorrere del tempo a Istanbul, dovete recarvi al Cortile di Corlulu Ali Pasa. Non molto distante dal Gran Bazar questo spazio si è trasformato in un grande caffè all’aperto dove un tè dopo l’altro ci si dimentica dell’orologio assaggiando nel contempo i diversi aromi proposti per le narghilè (le pipe ad acqua). Anche in questo caso limone, rosa canina, mela e per i turisti nostalgici dell’Occidente: cappuccino!
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