AOC Saint Gallen 2022 di Wyss: un grande Pinot Nero svizzero

Pubblicato in: I vini da non perdere
Pinot Nero - Wyss

di Raffaele Mosca

In Toscana mi ritrovo a stappare un Pinot Nero spiazzante da tutt’altra zona, grazie all’amico Lukas Ruetti di Vinivari, importatore elvetico focalizzato sui vini italiani, e allo staff di Osteria Pane e Vino a Castiglione della Pescaia, locale che, oltre ad offrire una buona cucina di mare e una selezione di vini degna di nota, consente anche ai clienti di portare bottiglie proprie ed esborsare una somma onestissima per il diritto di tappo.

Questa volta la zona di riferimento non è il Casentino o il Mugello, ma il Cantone di Saint Gallen nella svizzera tedesca. Dei vini elvetici in generale si parla pochissimo, perché il mercato interno assorbe tutta la produzione e i costi alti della manodopera li rendono poco competitivi per l’export. Ma la rivoluzione qualitativa sta prendendo piede a passo spedito nel paese e, a fare da contraltare ai vini forzosamente massicci e un po’ sgraziati dei decenni passati, c’è una nuova generazione di etichette di vigneron che hanno molte affinità con quelle dei paesi con cui la confederazione confina.

La chicca in questo caso è il vino di Sandro Wyss, enologo che lavora in un’azienda più grande e produce per sé stesso poche centinaia di bottiglie da una parcella di un meno di un ettaro ad Azmoos, paese a due passi da Germania e Austria, coltivata in regime biodinamico. Il riferimento per il suo vino sembra essere la Francia “minore”, vale a dire non la Borgogna, ma zone come Savoia e Jura. Terre di vini leggeri e profumati, come questo che, in una notte abbastanza bollente di metà luglio, si serve senza problemi alla temperatura di un bianco e sprigiona un tripudio di frutti rossi di ogni sorta, amplificati da un pizzico di volatile e incorniciati da tocchi ariosi di rosa, cipria e incenso, un accenno vegetale legato a un 5% di grappoli vinificati senza diraspatura. Spigliato, goloso, non ha i chiaroscuri della Borgogna, ma la fluidità di beva è disarmante e l’eleganza tutto meno che scontata. Va giù con estrema leggerezza, un po’ come un buon Poulsard, ma con più finezza ed equilibrio, respiro balsamico e floreale di fondo e rimandi a ribes e arancia sanguinella a siglare la chiosa. Il prezzo è tutto meno che folle: circa 28 franchi svizzeri in patria. In Italia non è ancora importato, ma penso che, anche considerando i costi aggiuntivi, rimarrebbe molto più competitivo di qualunque vino francese stilisticamente affine.

 


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version