di Andrea Docimo
Nel cuore di Potenza, in una strada che si inerpica fin sopra al centro storico della città, c’èe l’Antica Osteria Marconi. Vi si entra di lato, passando accanto ad un giardino che tra poco ospiterà una mini-coltivazione di erbe spontanee e piante aromatiche. Il km 0 è importante, il tema vegetale acquisisce sempre più forza e l’empirismo è il miglior modo essere aggiornati.
Giuseppe Misuriello ha sempre curato questo aspetto, riscontrabile nei piccoli, quali ad esempio una carta dei vini che qui viene rinominata “Carta dei vini e delle birre”. E non si tratta di uno specchietto per le allodole: il menu brassicolo è completo, organizzato per nazione ed i ricarichi applicati sono davvero ridotti al minimo. Figurarsi che una Ola Dubh Special Reserve 12 di Harviestoun, qui, costa soltanto 9 euro. Misuriello è anche un beer-geek, di quelli veri.
L’ambiente è elegante ma gli arredi non si perdono in frivolezze (quasi minimal), la luce che illumina i tavoli non è fioca né, per converso, troppo intensa. Ne vien fuori una splendida atmosfera, solo occasionalmente smorzata da un servizio ricettivo e molto composto.
Il menu à la carte è ben articolato ed anche in questo caso, come per le birre, i prezzi risultano molto pop, pur non essendolo in toto il target del ristorante.
Dal martedì al pranzo c’è la “Colazione di lavoro”: primo, secondo e dessert a 22€. E’ poi presente anche un “Menù Basilicata”, che di fatto fa da trait d’union tra la cucina di Misuriello e le tradizioni della regione lucana. Analizziamo adesso qualche piatto, assaporabile anche con le altre due formule-degustazione offerte: il Tasting Menù (due antipasti, primo, secondo, dessert e piccola pasticceria per 37€) ed il Large Tasting Menù (tre antipasti, due primi, secondo, dessert e dolce a 47€).
Le ostriche di Bretagna con vellutata di cavolfiore e barbabietole forniscono l’incipit alla salivazione: il tono marino dei molluschi è supportato dalla sapidità intensa ma non eccessiva del cavolo e dalla dolcezza delle barbabietole.
Il burger di agnello alla piastra con salsa olandese, capperi e peperone di Senise liquido è esemplificativo di quella variatio cui accennavo prima: la speziatura e la salatura della carne vanno quasi a destrutturare il concetto stesso di burger, che da antipasto atipico e punto interrogativo diviene una delle più belle sorprese del pasto. La salsa olandese, i capperi e l’intensità dei peperoni completano un piatto che stupisce per forza e regala attimi di esultante gioia umami.
Pani di buon livello: davvero rimarchevole quello alle olive, contraddistinto da una simpatica consistenza chewy. L’olio servito (ed anche quello adoperato per la preparazione dei piatti) è l’evo dell’Antico Frantoio Di Perna di Campomaggiore (PZ).
Capitolo primi.
Spaghettone artigianale “Cavalieri”, gamberi rossi, lavanda e dragoncello: perfetta la presentazione e ben eseguita la salsa ottenuta mediante estrazione a freddo delle teste dei gamberi, curioso e riuscito l’entanglement tra i gamberi rossi di Mazara del Vallo, i profumi della lavanda ed il timbro amaricante del dragoncello.
Piatto saporito e falsamente tenue quello contemplante cavatelli handmade, baccalà, ceci, castagne e tartufo. Avrebbe potuto smorzare troppo un pasto in rapido crescendo, ed invece ha saputo ripulire efficacemente il palato. Il tutto senza rinunciare alla giusta sapidità del pesce ed ai sapori terrosi di tartufo e castagne, con i ceci di sfondo a dare il loro apporto “di sostanza”.
Secondi.
Il filetto di salmone selvaggio dell’Alaska (di provenienza Selecta) con insalatina al gin e riduzione d’arancia rossa è un piatto-epifania. L’intensa tensione stilistica dello chef qui si esplica e sostanzia sia nel gioco cromatico tra salmone ed arancia rossa, sia in una freschezza a tratti disarmante: il tema agrodolce dell’arancia rossa va a completare la delicatezza del salmone, mentre il brio dell’insalatina al gin (peraltro avvallata dalla menta) dona vitalità ad un piatto che sarebbe già valso da solo il pranzo.
Gradevole ed indubbiamente più carico il maiale servito con patate, wasabi e tartufo. Come da menu, risultava squisitamente morbido all’interno e presentava una golosa crosticina “di confine”: bella la coreografia.
Dulcis in fundo, o forse sarebbe meglio dire dulces in fundo.
Di pregevole fattura la rivisitazione del tiramisù e la classica cassata siciliana, fresca e superbamente equilibrata. Anche in questo caso, le quotazioni salgono ulteriormente, grazie ad una verve coreografica impeccabile e denotante grande sensibilità.
La piccola pasticceria, sul finale, ha aggiunto un ulteriore tocco di colore e simpatia ad un pranzo lungo ed intenso, che ha saputo saziare cullando, senza risultare gravoso per l’apparato digerente.
Nonostante una carta di vini di tutto rispetto, non mi sono potuto sottrarre ai richiami sirenici della mia amata birra. Ecco che, quindi, (come già anticipato sul principiare dell’articolo) ad accarezzare i miei sensi è stata una Ola Dubh Special Reserve 12 di Harviestoun: un vero e proprio “olio nero” (traduzione di “Ola Dubh”) prodotto partendo dalla Old Engine Oil (altro caposaldo della produzione del birrificio scozzese), affinata per 6 mesi in botti contenenti precedentemente whisky di 12 anni della distilleria scozzese Highland Park. Meravigliosa: morbida, catchy al palato e conturbante con l’andare della temperatura. Meriterà una scheda a parte.
Antica Osteria Marconi riesce toccare le corde degli animi sensibili, sa come prendere per la gola e guidare gli avventori in una vivace esperienza sensoriale. A questo punto, non vi resta che andare a provarla!
Antica Osteria Marconi – Potenza
Indirizzo: Via G. Marconi, 233, 85100 Potenza
Telefono: 0971 56900
Sito web: www.anticaosteriamarconi.it
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