di Marco Galetti
Antica Osteria Magenes, si saranno montati la testa ?
Ne avrebbero facoltà, recente il riconoscimento sulla guida Espresso, imminente e già annunciata da Gatti & Massobrio la Corona Radiosa.
Torno, dopo dodici mesi di latitanza, molto volentieri, in uno dei locali da me visitati più volte negli ultimi anni, imprescindibile, se si desidera andare a colpo sicuro su un risotto nel milanese, che è un gran complimento visto che, fatte le dovute eccezioni che confermano…la regola dovrebbe essere, ed è, un buon risotto del nord ha pochi rivali in Italia e l’orizzonte potrebbe allargarsi, del giro vita, invece, bisogna curarsene solo se inizia ad assomigliare ad un canotto casertano…
I chicchi di riso che mi riportano qui, in uno dei posti prediletti dal vecchio milanese che mi diede la vita e che non trovo più nemmeno in sogno, distribuiti alla Pollicino lungo il Naviglio che si allontana pigramente dall’Azaia in direzione di Gaggiano, saranno ancora fonte di puro godimento…i fratelli Dario e Diego Guidi, equamente distribuiti tra cucina e sala, sapranno ancora accogliermi al meglio rendendo la mia sosta pranzo di giovedì ventisei ottobre, sor-riso spontaneo e prolungato, si che il mio pomeriggio da caotico milanese diventi subito sera, rasserenata e brianzola…
Il mio precedente passaggio, pubblicato da LP e illuminato, è il caso di dirlo, dalle belle foto di Giuseppe Porzani è visibile qui, per tutto il resto basterà costeggiare il Naviglio e all’altezza di Gaggiano farsi guidare dalle risaie e dal profumo di un risotto giudicato tra i migliori da chi se ne intende e anche dal risottaro seriale che, dopo averlo messo per iscritto, si firma in cima al post con nome e cognome.
Mille giorni fa, sembra un’altra vita, in occasione di una visita all’Antica Osteria Magenes, scrissi le righe in corsivo in chiusura di post, assegno simbolicamente una medaglia ton sur ton con l’oro dello zafferano per questo risotto, non avendo i caratteri d’oro usati da Alda Merini in coda alla sua bella poesia:
Le Osterie (Alda Merini)
“A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.”
Evitai l’autovelox, lasciandola nel box, non mi servivano tutti quei cavalli per costeggiare il Naviglio in direzione Gaggiano, ne presi uno solo, lo bardai con lo stemma di un’Antica Contrada senese, speronai il cavallo e qualche quattro ruote, presto mi sarei fermato e rifocillato all’Antica Osteria Magenes.
Il cielo di Lombardia, “quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello” aveva la luce che capita di vedere solo poche volte o nei quadri, il Naviglio sembrava un quadro, germogli che sembravano gerfidanzate, stavano mettendo fuori la testa e i guidatori delle scatoline di lamiera misero fuori la loro al rosso del semaforo, per apprezzare alla finestra dal finestrino una rossa niente male che stava attraversando, il cavallo nitrì reclamando la biada, la rossa si girò credendolo un complimento ma il lato A si rivelò inferiore alle aspettative.
La campagna lombarda era un susseguirsi di rogge, fossi e fontanili, in una giornata di nebbia per trovare l’Osteria avrei avuto bisogno del cavallo satellitare perché in Lombardia al limitare del Naviglio la nebbia picchia duro, ma il cielo di Lombardia aveva un colore pronto a giocarsi il podio con quello del cielo-mare-cilentano
Giunsi all’Osteria con leggero anticipo, in realtà non avevo una tabella e la marcia mal si combinava con un destriero mancino, legai il cavallo all’albero maestro che mi porse una pergamena con una poesia per “acclimatarmi”, pensando al libretto del teatro chiesi se ci fossero pianisti ad accompagnarmi, l’albero maestro mi disse “qui le domande le faccio io”, così iniziai a leggere la poesia della Merini…
anche a me piacciono le osterie, l’Antica Osteria Magenes mi è piaciuta molto, nelle bollicine avrei dovuto “vederci” le mele, invece continuo a vederci le pere…
…comprerò un descrittivo, ma sto guarendo, oggi ad esempio non ho visto alcun tacco dodici, ho incrociato un amazzone al bivio per Gaggiano e non l’ho nemmeno radiografata, turchina la veste che indossava, scalza con la coda di cavallo, il cavallo in coda al semaforo del bivio.
La luna piena manda un lieve chiarore nella stanza dalla quale scrivo con penna e calamaio, il racconto sull’Osteria Magenes arriverà con calma, a pochi, ma arriverà, ora mi metto sotto le coperte e spengo la candela, che non è una battuta.
Antica Osteria Magenes
Via Cavour 7
20083 Barate di Gaggiano MI
Tel. 02 908 5125
http:osteriamagenes.com
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