di Pasquale Carlo
Ogni visita – in quella che Nicola Venditti definisce la sua “isola” – regala sempre qualcosa di inaspettato. Una sorpresa. Ed è successo anche questa volta, quando meno te l’aspetti. A dire il vero non sono mancati dei messaggi, dei particolari che potessero far pensare al classico colpo dal cilindro.
A conti fatti, il volto rilassante di Nicola, per niente turbato dall’insistente pioggia domenicale che rompeva i piani che proponevano il pezzo forte nella potatura nel vigneto didattico, era un chiaro segnale di chi sapeva di poter contare su di un Piano B.
Così è stato. Quando è arrivata l’ora del sedersi a tavola, Nicola ha scoperto le sue carte e ha programmato un avvio con il botto: un viaggio indietro nel tempo con il suo Vàndari. Un viaggio partito dalla 2012 e che ci ha condotto fino alla 2003, segnato da calici che quanto più si allontanavano dall’attualità più regalavano emozioni.
2012 – In degustazione avremmo parlato di una bella esecuzione di falanghina, resa elegante anche da un tasso alcolico (12.5°) meno marcato rispetto a quelle che sono le cifre che segnano le produzioni soprattutto nelle ultime annate. Ma alla fine del viaggio il suo volto è apparso ancora poco decifrabile. Da attendere, per emozioni sicuramente più forti @@@
2011 – I dodici mesi di vita più lunga si avvertono soprattutto nell’equilibrio che inizia a segnare il calice. Olfatto agrumato. Meno invadente l’ingresso in bocca rispetto alla precedente, ma il vino si amplia in godibilità, portato a braccetto dalle note di calore e quelle di freschezza. Bella esecuzione @@@@+
2010 – La caratteristica del calice è la notevole sapidità. Le radici della vigna falanghina di Nicola affondano in terreni che si segnalano in mineralità. Questo calice ne è la testimonianza più marcata. Interessante l’avvio olfattivo che lascia emergere invasioni idrocarburiche, ma la nota più interessante è sicuramente il notevole allungo finale in freschezza @@@@
2008 – Dolcezza. Non c’è definizione migliore per distinguere questa annata dalle altre. Si badi bene: parliamo di dolcezza per quanto tale termine possa sposarsi con il vitigno tipico per tutt’altre caratteristiche. Il residuo zuccherino avvertibile rende il calice più ruffiano, caratterizzato dall’emergere di note mandorlate. Ma ben presto si eleva l’acidità, a ricordarci cosa stiamo bevendo @@@+
2007 – Annata calda. Sicuri? Si, a consultare i dati climatici di quell’estate, peraltro poco piovosa. Ovvio aspettarsi un vino meno fresco e, complice i sei anni che inizia a portarsi sul groppone, con scarsi richiami di gioventù. Lo preannunciava, leggermente, anche il colore. Al naso interessanti le leggere note di affumicato e soprattutto le incursioni di pepe bianco. In bocca la sorpresa, o se vogliamo la smentita. Calice fresco, mai stancante @@@@
2005 – Sicuramente la preferita dai più. Quello che al primo impatto al naso si segnalava come uno dei calici meno interessanti, alla fine ha primeggiato su tutti. Il tempo di aprirsi con delle evoluzioni di estremo interesse. Alla faccia del colore, che gli oltre otto anni inizia a mostrarli, olfatto e palato hanno colto la marcata freschezza che ancora segna il vino. E’ questa l’annata della prima vinificazione nell’attuale, tecnologica cantina. Sicuramente una data che ha segnato una svolta per i vini di Nicola @@@@@
2003 – Quasi a voler subito sconfessare quanto scritto sopra, l’ultimo “campione” in passerella ha mostrato tutta la sua stoffa. Con le sue belle note di pesca sciroppata al naso, ed è stato sicuramente lo sfidante più ostico per l’etichetta 2005, a voler stilare una graduatoria in piacevolezza. Il giallo carico poco si addice alla verve acida che ancora sorregge alla perfezione il vino. La differenza rispetto alla precedente è nell’eleganza. Ed è questa la svolta di cui si parlava @@@@+
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