di Raffaele Mosca
Cosa si beve di bello nel borgo più bello della Toscana? Qual’è lo stato attuale della Vernaccia? E’ la questione su cui faccio il punto mentre passeggio per le viuzze medievali a conclusione dell’Anteprima, tra una visita obbligatoria alla collegiata, per ammirare gli affreschi trecenteschi di Taddeo di Bartolo e le magnifiche Esequie di Santa Fina del Ghirlandaio, e una sosta sulla piazza medievale, dove l’oro liquido si sbicchiera nei bar. La risposta è che a San Gimignano c’è un bel fermento: produttori giovani e meno giovani stanno cercare di restituire la giusta dignità a questo vino che, per tanto tempo, ha vissuto
di luce riflessa, quasi schiacciato – o perlomeno impigrito – dalla fama mondiale della cittadina e dai cinque milioni e rotti di turisti che la visitano ogni anno. Con dei numeri ed un brand del genere, la tentazione di fare un vino semplice, immediato, senza grandi pretese, da vendere indolentemente, è molto forte, ma poi il risultato è che si finisce per trovare bottiglie a prezzi stracciati (anche meno di 5 euro in GDO!). Uno smacco per l’unica DOCG Bianca in Toscana, che peraltro è anche tra le più antiche d’Italia, con una storia alle spalle che parte dal medioevo e dai commerci sulla Via Francigena, passa per la Divina Commedia – “.ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno le anguille di Bolsena e la Vernaccia….” – e arriva alle corti rinascimentali, dove veniva servita in diverse declinazioni: dal Vernaccino da bere d’estate a versioni più corpose per i banchetti a base di cacciagione.
L’antidoto a quasi tutti i problemi del bianco sangimignanese è la pazienza: la Vernaccia è quasi un rosso travestito da bianco e, al pari dei suoi cugini rossi, ha bisogno di stare in cantina. Non ha la piacevolezza sorniona del Vermentino o dei bianchi da uve internazionali. Deve riposare in qualsivoglia contenitore per un tempo prolungato per esprimere il suo lato più estroso, più flamboyant: quella dolcezza mielata mista a verve salmastra derivante – non me ne vorranno i dettrattori del concetto di mineralità – dagli antichi fondali marini nei quali le viti affondano le radici, tutt’oggi ricchi di sabbie e di fossili.
Non è nemmeno il legno la soluzione: tante aziende cercano di velocizzare i processi fermentando il vino in barrique o tonneaux, ma il rischio è che così si vada ad aggiungere orpelli senza far emergere nulla in più. Lo ha dimostrato l’assaggio, nella sera prima dell’anteprima, di una 2016 di Panizzi, produttore storico, fatta tutta in acciaio, pensata per il consumo a breve raggio, ma più convincente per equilibrio tra complessità e spinta acida dei vini dello stesso produttore e dello stesso millesimo affinati in legno.
Va da sé che commentare la 2021 è complesso: bisognerebbe avere la palla di vetro per
capire dov’è che questi vini andranno a parare. L’idea generale è che sia stata un’annata
calda, assolata, che ha dato Vernacce leggermente più pronte del solito. Abbiamo trovato
qualche campione troppo alcolico, qualcun altro abbastanza scomposto, e poi diverse
etichette valide che danno già discrete soddisfazioni in bocca. Ma quel che manca è lo
sviluppo aromatico: i profumi in questo stadio sono timidi e piuttosto semplici. C’è la
nespola, c’è il biancospino, qualche idea di liquirizia, lavanda, rosa gialla, ma manca lo
spessore, la profondità che emerge già a un paio d’ anni dalla vendemmia. Il problema
fondamentale è che, nonostante tutto, molti dei vini in questione andranno sold out prima
di raggiungere il punto di deflagrazione. Il consiglio, allora, è di fare quel che si farebbe
con i rossi: comprare adesso – peraltro a prezzi piuttosto modici – per bere tra quattro,
cinque o dieci anni.
Discorso diverso quello relativo alle riserve. Dispiace sentire dai produttori che la tipologia,
introdotta a San Gimignano prima che in qualunque altra denominazione bianchista, non
riscuota molto successo sul mercato, perché è quella che più facilmente può dare valore
all’affinamento. Francamente ritengo che il problema con la Riserva sia l’uso a volte un po’
retro del legno, che, unito alla quota complementare di vitigni internazionali, rende alcuni vini poco scorrevoli e troppo simili agli Chardonnay barricati prodotti ovunque nel mondo.
Tirando le somme, per dare alla Vernaccia la dignità che merita toccherebbe fare tre cose: abbassare le rese ancor più di quanto non siano state abbassate negli ultimi anni, puntare
alla vinificazione in purezza e attendere non meno di un anno dalla vendemmia prima di
andare sul mercato. Chi fa già queste cose – Montenidoli o Signano, tanto per fare due
nomi – riesce a tirar fuori vini monumentali: possenti come la collegiata romanica e
slanciati come le torri, intrisi di solarità radiosa come questo borgo che, ad ogni svolta ed
ogni scorcio, ti mozza il fiato.
Ecco tutti i vini assaggiati all’anteprima della Vernaccia di San Gimignano:
Abbazia Monte Oliveto
Sfizioso e immediato: anice e salvia, mandorla amara e lemon zest. Più loquace e
assestato della media, con dinamica dritta, giocata sull’agrume e sulle erbe aromatiche e
un finale sapido di buona durata. Grande facilità di beva.
Guidi 1929
Pietra focaia e susina gialla, un’idea di caramella d’orzo. Sorso largo, ma un po’ semplice,
con acidità in sordina e finale affumicato di media durata.
Cappella Sant’Andrea
Glicine, scorza di limone. Poco concessiva in questa fase, con sorso di buona struttura,
ma aromaticamente un po’ contratto, ammandorlato in chiusura.
Casa alle Vacche
Mandorla tostata e nespola, qualche cenno fumè e di erbe officinali. Salinità accattivante
al sorso e qualche ritorno di erbe aromatiche, frutto un po’ acerbo, ma buona
scorrevolezza e finale preciso. Valido
Casa alle Vacche – I Macchioni
Simile al precedente, ma più espansivo. Profuma di fieno e di elicriso, pepe bianco e
cumino. La polpa fruttata è più ricca, l’acidità più integrata. Gagliarda la persistenza salata.
Molto buono.
Casa Lucii
Pesca noce e pera, mughetto e un cenno mentolato. Leggero, sottile, appena diluito, con
finale su toni citrini.
Falchini
Glicine e mela renetta, lemongrass e melone estivo. Dritta e riccamente minerale, quasi
rocciosa, con freschezza balsamica che dà spessore e vivacità all’allungo. Promette bene.
Falchini – Vigna a Solatio
Fruttato più maturo – mela golden, nespola – e poi cenni di rosa gialla e anice, la solita
pietra focaia. Chiede tempo, non concede troppo in questa fase, ma si distingue già per
pulizia, con questa spinta minerale quasi marina che dà profondità al sorso in via di
assestamento. Ci rivediamo tra cinque anni.
Cesani
Insolita e vagamente ossidativa: esprime aromi di nocciolina e pepe bianco, susina gialla,
propoli, e un cenno di sottobosco che la rende piuttosto accattivante. Ha polpa e cremosità
allettante, maturità di frutto e acidità già compassata. Forse non durerà quindici anni, ma
lascia già affiorare i caratteri di cui sopra.
Collemucioli – Madre Terra
Mela verde, erba falciata, rosa bianca. Sorso di buon equilibrio, trainato dalla spinta acida
che dinamizza la struttura e scema nel finale ammandorlato di media persistenza.
Discreto.
Collina dei Venti – Libera
Piuttosto timida al naso. In bocca, invece, è più leggibile e scorre in semplicità tra erbe
aromatiche, lime e qualche rimando alla mandorla amara. Essenziale.
Fattoria di Fugnano – Da Fugnano
Intrigante apertura rocciosa e fumè; poi mela golden e melone, lavanda ed erbe officinali.
C’è polpa e c’è profondità al palato, ma la scorrevolezza è garantita dalla verve minerale e
dall’acidità incalzante che invita al secondo sorso. Ottimo!
Fattoria Poggio Alloro
Limone pane e cenni fumè. Sorso semplice e diretto, con finale ammandorlato.
Fattoria Poggio alloro – Il Nicchiano
Ginestra e macedonia estiva, sbuffi mentolati che danno carattere. Molto più robusta della
Vernaccia base della stessa azienda e ben calibrata. La spinta sapida è una costante e
rinforza un sorso che in chiusura lascia trapelare ricordi balsamici e floreali insistenti.
Molto bene.
Fattoria San Donato
Erbe aromatiche e ginger, qualche lampo floreale. Semplice e scorrevole, con buona
struttura e finale lineare su toni di frutta estiva.
Fattorie Melini – Le Grillaie
Mela matura e miele, pietra focaia, cenni di albocca e di spezie dolci. Ispessita dal legno,
che si fa sentire sul fondo, ma ha anche discreto nerbo e salinità che la rende più incisiva
della media. Bene.
Fornacelle
Iodio ed erbe officinali. Sorso dritto e tonico, giocato sull’agrume e sulla mela immatura,
con finale teso e coerente con il naso.
Geografico
Salvia e confetto alla mandorla, qualche accenno tropicale sul fondo. Molto leggera, con
finale citrino ed erbaceo abbastanza rapido.
Guicciardini Strozzi – Villa Cusona
Mandorla bianca e zenzero, nespola e un tocco fumè. Versione snella, ossuta, ma non
scarna, con tocco fumè intenso – quasi idrocarburo – che rende il sorso più profondo della
media. Ben fatto.
Guicciardini Strozzi – Titolato
Dolce di albicocca e confetto, lavanda e anice, rosa e fiore d’arancio. E’ insolitamente
esuberante, ma ha personalità da vendere. Scorre molto bene tra lavanda e fiori gialli,
timo e uva spina. Ottimo
Il Colombaio Santa Chiara – Selvabianca
Pera e mela renetta, iodio, erba falciata. Non concede troppo sul fronte degli aromi, ma
convince per equilibrio tra polpa e acidità.
Il Lebbio
Biancospino e mandorla bianca, qualche idea di pietra focaia. Schietto e verticale con lime
ed erbe aromatiche in prima linea, ritorni fumè che delineano un finale più persistente della
media. Buono.
Il palagione – Hydra
Mela renetta e pesca gialla, qualche accento accattivante di erbe officinali. Sorso schietto,
ravvivato da freschezza balsamica di fondo e spinta salina che conduce l’allungo e invita a
berne di più. Molto buona.
La Lastra
Kiwi e buccia di mela, lime. Ingresso vegetale e sorso un po’ diluito, con finale sintetico.
Mormoraia
Mela renetta, pesca, biancospino. Sorso robusto, incentrato sul frutto maturo, con slancio
non esaltante.
Palagetto
Mughetto, limone candito e un cenno iodato. Sorso coerente: molto semplice, ma
equilibrato, con finale più morbido della media.
Palagetto- Suavis
Floreale e verbena, lemon zest e melone estivo. Dritto e abbastanza polputo, ma sempre
semplice, con finale didatticamente ammandorlato.
Panizzi
Pietra focaia ed erbe aromatiche, melone estivo e nespola, qualche cenno balsamico.
Bello lo sprint acido che dà spessore e fluidità a un sorso senza fronzoli, ma
quintessenziale e di eleganza per niente scontata. Da stappare in allegria tra un paio
d’anni.
Poderi Arcangelo – Primo Angelo
Esordio su guscio d’ostrica quasi in stile Chablis. Ha polpa e piccantezza di fondo, salinità
coerente che emerge nel finale in via di assestamento.
Poderi Arcangelo Terra del Lago
Kiwi ed erba falciata, lemongrass, rosa bianca. Più morbido del precedente, con finale su
toni di pesca noce e pietra focaia. Valido.
San Benedetto
Pesca gialla, lemongrass, pietra focaia. Semplice e coerente con finale pulito.
San Quirico
Salvia e sambuco, frutta estiva sul fondo. Più carnoso della media, morbido e rilassato,
con finale appena più fresco, ma sempre scandito da rimandi tropicali, Insolito.
Signano
Camomilla e timo, austerità accattivante che lascia intendere solo vagamente il potenziale
di un’etichetta che evolve molto bene. Buono l’equilibrio del sorso ancora in fase
embrionale.
Signano – Poggiarelli
Più espressivo, con cenni di crema di limoni, e poi caramella d’orzo, liquirizia e lavanda.
Bella tridimensionalità palatale, data dalla spinta minerale di fondo che, unita al frutto
mediamente maturo, rende la dinamica particolarmente accattivante. Enfant prodige.
Tenuta La Vigna – Etichetta Verde
Lievito di birra, ribes bianco e cumino, un tocco di cumino. Polpa invitante all’ingresso, poi
pepe bianco e sale nel finale discreto.
Tenuta La Vigna
Rosa gialla e liquirizia, susina e melone estivo, la solita mandorla. Dinamica coerente con
bella polpa fruttata e ritorno balsamico che dà ampio respiro, erbe aromatiche e il solito
tocco amarognolo nel finale di media durata. Buono.
Tenuta Le Calcinaie
Pietra focaia, fieno e guccio d’ostrica. Bel sorso roccioso, con tocco fumè sul fondo e
tensione notevole, finale di discreta persistenza. Agile.
Teruzzi
Banana e pesca giallona, rosa gialla e uva spina. Internazionale, con aromaticità quasi
altoatesina, morbidezza superiore alla media e allungo su toni fruttati.
Tollena
Sambuco e rosa bianca, mandorla e biancospino. Sorso diluito con finale rapido.
Vagnoni
Accenti sulfurei e cumino, frutto in secondo piano. Palato coerente, nerboruto e salato, con
finale di buona persistenza su toni di pietra focaia.
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO 2020
Alessandro Tofanari – Ciprea
Delicato e riservato, con lime e melone, salvia. Bocca con ingresso citrino, poi mandorla e
marzapane, ritorni persistenti di pietra focaia e sale che gli danno spessore. Buono.
Alessandro Tofanari – Astrea
Susina e pera, mela golden e un accenno di miele. Massa notevole che incorpora il nerbo
acido, cenno tannico di fondo che rinfresca. finale affumicato di discreta durata. Buono
anche questo.
Cappella Sant’Andrea – Rialto
Rosa gialla e nespola, pietra focaia. Volume importante e salinità a contrasto, chiusura
canonica su toni ammandorlati.
Cesani – Clamys
Albicocca e mandarino, pepe bianco e cannella, cenni mielati e un’idea di liquirizia. Qui il
carattere evolutivo della Vernaccia comincia a palesarsi: il ritorno roccioso di fondo va a
braccetto con miele e agrume essiccato, fiori appassiti e un accento mentolato che dà
soavità al finale molto lungo. La Vernaccia che vorremmo.
Fattoria Fugnano – Donna Gina
Brezza marina e zenzero, limone candito e nocciola, erbe aromatiche e fumé in
crescendo. Sorso ampio e carnoso, con piglio minerale di fondo che traina la progressione
molto dinamica, pesca e melone a rimpolpare, sale ed erbette nel finale di pulizia
impeccabile e buona profondità. Ottima.
Colombaio di Santa Chiara – Campo della Pieve
Kiwi e nespola, timo ed elicriso, sbuffi fumè. Ampio e cremoso all’ingresso, poi più dritto,
quasi marino nel finale di un certo spessore. Molto bene.
Montenidoli – Tradizionale
Irrestibile fascino ossidativo: Senape e tabacco biondo, birra blanche e caramella d’orzo,
mela cotogna, erbe officinali. Densità palatale straordinaria e freschezza data dallo slancio
acido-minerale. Binomio di cremosità e tensione di stampo quasi borgognone con finale
lungo su toni di erbe officinali. Magnifica!
Montenidoli – Fiore
Resina e cioccolato bianco, miele, composta di pere, liquirizia e anice. Stessa polpa del
precedente, ma è un po’ più austero, con una vena pietrosa-mentolata in crescendo e poi
pera e liquirizia, zenzero e rimandi fumè nella chiusura di grande incisività.
Mormoraia – Ostrèa
Albicocca e floreale prorompente, lemongrass, iodio, erbe aromatiche a go go. Molto
avvenente, tropicale nei rimandi, con nerbo moderato, salinità discreta di fondo, tanto
frutto molto maturo anche nel finale. Per palati internazionali.
Panizzi – Vigna Santa Margherita
Pietra focaia e zenzero, fieno, mandorle bianche e macedonia di frutta estiva. Dinamico e
accattivante, elegante e apparentemente sussurrato, con eco balsamica che dà finezza
allo sviluppo, susina e mandorla nel finale preciso come un orologio svizzero. Ancora in
fase embrionale, ma il potenziale è notevole.
Terre di Sovernaja – Viti Sparse
Nespola e marzapane, idrocarburo, frutta secca sul fondo. Sorso dritto e saporito, roccioso
e piccante di erbe aromatiche, con finale non amplissimo, ma preciso.
Vagnoni – Fontabuccio
Boisè speziato e pesca giallona, miele d’acacia e burro salato, torroncino e liquirizia.
Legno ben in evidenza, ma c’é anche freschezza e profondità tattile, salinità che smorza le
tostature in chiusura. Marcato dal rovere in questa fase, ma può evolvere bene.
Casale Falchini – Ab Vinea Doni
Nespola e pesca noce, pera ed elicriso. Cremoso e delicato, floreale e mentolato nei
rimandi, con sapidità educata che conduce lo sviluppo fino al finale chiaro e disteso. Non
esageratamente espressivo in questa fase, ma si distingue per finezza.
Fattoria di San Donato – Angelica
Boisè delicato, cannella e noce moscata, erbe officinali e pietra focaia. Traccia del legno
evidente e non soverchiante; salinità di fondo che smorza la cremosità, nocciolina e pietra
focaia nel finale discreto.
Il Palagione – Lyra
Liquirizia e pesca gialla, mandorla e tiglio. Bel compromesso tra cremosità e tensione, con
finale tonico e piacevolezza complessiva sopra la media.
Montenidoli – Carato
Resina ed erbe officinali, acacia e propoli, affumicature e sul fondo. Un po’ più garbato e
sobrio di Tradizionale e Fiore, ma con la stessa personalità gentilmente ossidativa, che
mette ben in chiaro l’identità di “da rosso vestito di bianco” della Vernaccia. Chapeau!
VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO RISERVA
Cantine Guidi – Aurea 2020
Pietra focaia e nocciolina, un’idea piccante di noce moscata. Purtroppo il legno è un po’
invadente e copre il frutto.
Collemucioli – 2020
Abbastanza timida al naso. Più leggibile in bocca, con freschezza e discreta polpa, finale
molto agile, ma relativamente semplice per una riserva.
Il Palagione – Ori 2020
Fieno e idrocarburo, curcuma, mandarino e miele d’acacia. Bel volume di frutto sostenuto
dalla freschezza impeccabile, sale ed erbe aromatiche nel finale notevole. Ottimo.
Signano – La Ginestra 2020
Incenso e noce moscata, lemongrass e menta. Bizzarro e accattivante con piglio roccioso
di fondo, cremosità a contrasto e bel finale speziato, ispessito dal legno, ma senza
pesantezza. Intrigante, ma assaggi di annate più vecchie suggeriscono che ha bisogno di
più tempo.
Cappella Sant’Andrea – Prima Luce 2019
Affumicato e lemongrass, cenni di camomilla. Sorso di media struttura, semplice e godibile
con finale ammandorlato.
Casa alle vacche – Crocus 2019
Pesca gialla e ananas, fiori gialli, timo ed elicriso. Abbastanza largo e avvolgente, con
piglio vegetale di fondo e rintocchi ammandorlati, finale un po’ scomposto, ma di buona
persistenza.
Cesani – Sanice 2019
Miele d’acacia e canfora, liquirizia ed elicriso, mela cotogna. Equilibrato, con nerbo acido
di medio vigore, spennellate di miele sul fondo e qualche idea salina in chiusura. Convince
di più Clamys in questa fase.
Fattoria Poggio Alloro – Le Mandorle 2019
Tostature da rovere importanti e poi nocciola e burro, miele di millefiori e accenti balsamici,
qualche idea fumè. Sapidità che smorza i ritorni vanigliati del legno, cremosità di fondo
notevole, ma con equilibrio discreto. Ricorda molto uno Chardonnay barrique, ma ha il suo
perché.
Fattoria San Donato – Benedetta 2019
Pera e pesca gialla, lemon zest, un tocco metallico-idrocarburico e un altro affumicato.
Ampiezza discreta e ritorno di liquirizia a smorzare, salinità pimpante, erbe aromatiche ed
elicriso nel finale di buona persistenza. Discreto.
Fornacelle – Fiora 2019
Macedonia di frutta estiva e cenni iodati, salvia e timo. Sorso disteso e carico di frutto, con
contrappunto ammmandorlato che lo snellisce e ritorni salini in chiusura. Discreto.
Il Colombaio di Santa Chiara – L’ Albereta 2019
Pietra focaia e lemon curd, camomilla, susina e nespola, pesca gialla, timo e maggiorana.
Polpa importante e sapidità a contrasto, bel gioco tra struttura e acidità con finale
balsamico e minerale piuttosto prolungato. Buono.
Poderi Arcangelo – Per Bruno 2019
Mela cotogna, fiori appassiti e tabacco biondo. Morbido e avvolgente, con grip acido e
minerale di fondo che dà sostegno a una progressione non troppo slanciata, ma godibile.
San Benedetto 2019
Caramella d’orzo e lavanda, sasso fluviale e vaniglia. Buona ricchezza fruttata e qualche
cenno di spezia dolce sul finale. Manca un po’ di tensione.
Tenuta Le Calcinaie – Villa ai Sassi 2019
Accattivante e prorompente: basilico e mentuccia, mais e ginestra, anice e mentolato in
crescendo. Massa importante e ritorno balsamico, salinità insistente, ritorni tropicali che
arricchiscono un sorso molto avvolgente, ma dotato di buon equilibrio. Buono.
Mormoraia – Antalis 2018
Albicocca e noce moscata, miele d’acacia e fume. Buona energia al palato, anche se la
traccia del legno è evidente e tende a compattare un sorso comunque abbastanza fluido.
Panizzi – 2018
Cannella, noce moscata, arachide e toffee. Sorso segnato da tostature che vengono
bilanciate dall’acidità reattiva e da una discreta spinta minerale. In questo momento, però,
il Vigna Santa Margherita appare più compiuto.
Teruzzi – Sant’Elena 2018
Fumé e maggiorana, cenno vegetale e pesca gialla, iodio sul fondo. Non male in termini di
slancio e dinamismo, con sapidità salivante ed erbe aromatiche, affumicatura e propoli nel
finale preciso e rinfrescante. Buono.
Tollena – Signorina Vittoria 2018
Fieno e scorza di limone, idrocarburo sul fondo. Snello, reattivo, non straordinariamente
complesso, ma con scorrevolezza non indifferente per una Riserva.
Vagnoni – Mocali 2017
Balsamico attraente e miele di millefiori, pietra focaia e un’idea di tostatura. Largo,
cremoso, ma con giuste durezze. Speziato e salino nella chiusura precisa. Discreto.
Dai un'occhiata anche a:
- Coda di Volpe Tenuta del Meriggio, la verticale storica in 7 annate
- Dieci Taurasi da non perdere nella guida del Mattino 2024
- Brunello di Montalcino 2020 vs 2019: è quasi pareggio tra le due annate e la 2020 sorprende
- Putea a Santi Quaranta celebra i dieci anni con “Brunello al Borgo”
- Masterclass Champagne presso la Champagneria Popolare di Napoli: Storia, Servizio, Selezione e Abbinamenti
- La verticale di 50&50 Avignonesi in scena da The Meat, a Caserta con l’Occhio di Pernice 2010 come strepitoso finale di serata
- Cirò Revolution in dieci etichette in vetrina a La Botte di Caserta
- Campi Flegrei Piedirosso Colle Rotondella, degustazione per i primi 25 anni di Cantine Astroni