di Angelo Di Costanzo*
Domenica 8 Marzo si è chiusa la due giorni della rassegna Irpina che nonostante le notevoli problematiche organizzative che l’ha fatta slittare di qualche mese si è dimostrata ancora una volta di grande utilità per delineare il futuro di un vino, il Taurasi, e di una terra, l’Irpinia, sempre più al centro di grandi interessi e progetti per l’avvenire incentrati soprattutto sullo sviluppo del turismo enogastronomico. Delle difficoltà dell’annata 2005 si è discusso molto, se n’è parlato ampiamente negli incontri degli enotecnici e dibattuto con il giusto piglio durante la presentazione alla stampa di sabato pomeriggio, ma è bene sottolineare il grande sforzo (soprattutto interpretativo) messo in campo dai produttori per consegnare al mercato un Taurasi comunque degno di questo nome e della fama che lo ha lanciato negli ultimi anni nel firmamento dei vini italiani; Un’annata a 4 stelle, che le merita tutte ma che certamente non può e non deve ambìre alla quinta stella come qualcuno ha ipotizzato: ha semplicemente buone opportunità di continuare nel tempo che verrà della sua evoluzione a stupire in finezza ed eleganza una volta smorzati la carica acida ed un tannino piuttosto insistente, elementi questi che sono sembrati (chi più, chi meno) caratterizzare tutti i campioni presentati in degustazione. Ecco le mie impressioni sui vini assaggiati, rigorosamente alla cieca e perfettamente gestiti dai sommeliers responsabili del servizio che ringrazio e lodo per l’alta professionalità messa in campo. I primi vini, descritti singolarmente, rappresentano parimenti e per varie ragioni che vado man mano esprimendo il mio personale gradimento. Ho degustato esclusivamente Taurasi d’annata, tralasciando Riserve ed Aglianico base.
Taurasi Fatica Contadina 2005 (campione da botte). Ecco uno dei vini certamente fuori dal coro, quello forse che ha fatto pensare a qualcuno di aspirare di segnare l’annata con 5 stelle. Campione di botte, quindi tutto in divenire ma che manifesta già una precisa consistenza di frutto. Rosso rubino molto concentrato, praticamente impenetrabile. Naso molto intenso su note di frutta matura, confettura, liquerizia, in bocca secco, caldo di buon corpo. Riporta alla mente il 2001 di Molettieri.
Taurasi Poliphemo 2005 Tecce. Tra i vini di maggiore complessità olfattiva degustati. Colore invitante, rubino vivace. Naso estremamente varietale, floreale passito, fruttato di marasca con accenni terziari di spezie e grafite. Nerbo acido deciso ma non particolarmente invadente. Una piacevole conferma nonchè una buona aspettativa evolutiva.
Taurasi Radici 2005 Mastroberardino. Sempre abbastanza riconoscibile “l’etichetta nera” di casa Mastroberardino, un vino che negli ultimi cinque-sei millesimi ha avuto una evoluzione stilistica straordinaria tanto da rappresentare per molti un approccio quasi esemplare per la denominazione. Varietale, complesso e persistente sino alla performance gustativa sempre di grande piacevolezza, uno dei vini maggiormente equilibrati assaggiati nella sessione. Un esempio di come, con tante vendemmie alle spalle si riesca ad interpretare al meglio un millesimo poco favorevole.
Taurasi Macchia dei Goti 2005 Antonio Caggiano. Presente! Meno elegante del solito, ma i vini di Antonio Caggiano soffrono secondo me, di un’aura di sublimazione troppo esasperata dai critici tanto che appena presentano sfumature un tantino più “rustiche” vengono tacciati di “inepressione”. Colore tendente al granato, frutto maturo, sensazioni olfattive terziarie ed un gusto abbastanza morbido soprattutto in rapporto ai vini che l’hanno preceduto e succeduto.
Taurasi 2005 Contrade di Taurasi. Sempre sugli scudi il lavoro della famiglia Lonardo e company, un Taurasi forse inferiore alle precedenti uscite, soprattutto da un punto di vista della concentrazione del frutto ma pur sempre all’altezza di una espressione territoriale delle più fedeli all’areale di produzione. Naso intenso e complesso su note floreali passite e fruttate mature, decisa anche qui la trama acido-tannica ma pur sempre sorretta da buona carica glicerica e minerale.
Taurasi 2005 Boccella. Anche qui è evidente una maggiore concentrazione del frutto, certamente anch’esso non comune agli altri campioni degustati. Colore rubino vivace, netta la sensazione fruttata di mora selvatica che ne caratterizza l’olfatto. E’ secco, giustamente tannico ed abbastanza equilibrato, appena qualche mese di bottiglia e potrà essere goduto appieno, ci si aspettava forse qualcosa in più dopo l’entusiasmante esordio con l’Aglianico Rasott, ma il tempo gli è amico.
Taurasi Pago dei Fusi 2005 Terredora (Campione da botte). Un’altra invitante interpretazione territoriale della famiglia Mastroberardino di Motefusco, prodotto esclusivamente da uve dell’areale di Pietradefusi mi ha colpito per la intensità e progressiva complessità venuta fuori nel tempo che ho deciso di farlo rimanere nel bicchiere: uno dei cinque campioni ( gli altri, ho scoperto poi essere Fatica Contadina, Macchia dei Goti, Convivio, La Molara) che ho tenuto a portata di mano per tutte e due le ore di degustazione. Invitante, elegante, persistente. Naso e gusto già apprezzabili e godibili, frutto sì sottospirito ma assolutamente sottile e fine, lungamente piacevole la beva.
Taurasi Convivio 2005 Terre Colte. Un’altra sorpresa, una piacevole conferma. Di colore rubino intenso con appena accenni granata sull’unghia del bicchiere, naso abbastanza intenso, aspettato a lungo riesce a concedersi abbastanza espressivo su note varietali tipiche dell’Aglianico taurasino, marasca, pepe nero, lievi accenni di grafite. In bocca è secco, caldo certamente non del tutto morbido. Una buona aspettativa evolutiva.
Taurasi Santa Vara 2005 La Molara (campione da botte). Un Taurasi che pian piano sta delineando nel tempo un proprio stile espressivo, accompagnato dal grande lavoro sperimentale in atto anche nei “vini base” aziendali. Rosso rubino con sfumature granata, si presenta abbastanza trasparente e di media consistenza. Il naso è dapprima chiuso, ma con il giusto tempo di ossigenazione si apre su sensazioni floreali passite e fruttate in confettura (mora, ribes, mirtillo). In bocca è secco, caldo ed abbastanza persistente, come molti altri campioni in batteria di decisa consistenza acido-tannica ma supportata da un buon estratto glicerico e di sali minerali.
Taurasi Cinque Querce 2005 Molettieri. Sino ad un paio di millesimi fa mi era quasi impossibile “mancarlo” nella degustazione coperta, sinceramente difficile individuarlo negli ultimi due millesimi, decisamente al di sotto delle grandi interpretazioni del ’99, del ’00 e dello straordinario 2001. Rosso rubino di media consistenza ha un naso votato al floreale ed al fruttato ancora in divenire; Gusto asciutto, austero, frutto incisivo ma ancora sovrastato dall’acidità e da un tannino abbastanza invadente, qualche mese di bottiglia potrà sostenerne una migliore espressione.
Taurasi 2005 Terre Irpine. Vino che ho assaggiato tra le ultime batterie, che mi ha colpito molto per l’immediata franchezza in tutte e tre fasi della degustazione tecnica. Un colore rubino, profondo e poco trasparente con accenni violacei, indice di buona materia estrattiva che trova conferma nella consistenza ed in un impatto olfattivo invitante ed intenso. Fruttato maturo, frutti neri, cassis poi appena etereo su note balsamiche e tostate. In bocca è secco, caldo di buona intensità e persistenza gustativa. L’ho riassaggiato a più riprese nel tempo, mi riprometto di farlo prossimamente per trovare conferma di davvero un’ottima impressione.
Nella media le uscite di tutte le altre aziende che non hanno mancato di presentare vini corretti ed espressione di un annata, come detto, non certo facile e di uno stile (per qualcuno) di anno in anno sempre maggiormente riconoscibile grazie anche allo sforzo di riferirsi alla terra più che all’aiuto tecnologico in cantina. E’ questo un valore aggiunto che ho tratto da vini come il Taurasi 2005 di Di Prisco, il Naturalis Historia 2005 di Mastroberardino prodotto esclusivamente da uve dell’areale di Mirabella Eclano, lo Spalatrone 2005 di Russo ed il Taurasi 2005 de I Capitani.
Oltre a queste buono l’esordio del Taurasi Nero Né 2005 de Il Cancelliere caratterizzato però da un naso fin troppo evoluto e terziario ma comunque di buona beva ed abbastanza armonico, sulla sua scia il Primum 2005 di Guastaferro lontano certo da standard di eleganza e finezza ma pur sempre di buona trama acida e godibilità gustativa. Buono anche l’esordio della giovane vigneron Milena Pepe con il suo Taurasi Opera Mia 2005: frutto in evidenza, naso varietale e gusto di spiccata acidità e trama tannica che tra qualche tempo lascerà certo maggiori tracce emozionali.
Opportuno riassaggiare tra qualche tempo i Taurasi 2005 di Perillo, Tenuta Ponte ed il Terzotratto de I Favati (questi ultimi due campioni prelevati da botte), che senza ombra di dubbio rappresentano ottime interpretazioni del millesimo ma che hanno di là di un naso abbastanza invitante e varietale un gusto troppo accentrato e sovrastato dall’acidità che penalizza molto la beva non rendendogli pienamente merito. Ancora “barrique, mon amour!” nei Taurasi 2005 di Feudi di San Gregorio, Urciuolo e Villa Raiano, vini certamente di qualità ma in questa fase ancora troppo marcati da una tostatura invadente. Una spanna sotto i vini di Antica Hirpinia ed Antico Borgo.
Un passo in avanti infine per il Taurasi 2005 di Vigna Villae, certamente ancora lontano da standard di intensità e complessità olfattiva e gustativa ma sicuramente superiore allo scorso 2004.
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