di Raffaele Mosca
Dalle U.G.A. del Chianti Classico alle Pievi del Nobile di Montepulciano il passo è breve: l’idea di base è la stessa. La differenza sta nel fatto che le nuove sottozone poliziane non corrispondono a dei paesi, ma ad antichi fondi di epoca longobarda. Un bel modo toscano al 110% di creare dei Cru che non saranno totalmente accurati da un punto di vista geologico, climatico e via discorrendo, ma che gettano le radici in una storia reale e non fittizia, con tanto di riferimento agli ordini monastici che fa un po’ Borgogna. Un’iniziativa che darà lo scossone ad una denominazione che è sempre rimasta mezzo passo indietro rispetto al Chianti e un passo e mezzo indietro a Montalcino. Anche qui, come a San Gimignano, la bellezza e l’appeal turistico sono stati croce e delizia: hanno impigrito un po’ un comparto produttivo sicuramente florido, ma che non hai mai espresso a pieno il suo potenziale qualitativo. Non che a Montepulciano non ci siano da sempre produttori degni di attenzione ed ammirazione, ma forse sono mancati dei veri pazzi scatenati, dei gamechangers al pari di quelli che hanno rivoluzionato i due territori sopraccitati. E poi troppe aziende negli anni hanno fatto forza sulla maggiore densità cromatica e sull’anima più docile del Prugnolo Gentile – il Sangiovese di Montepulciano – per produrre vini moderni, possenti, avvenenti, ma francamente poco territoriali.
Con le Pievi dovrebbe cambiare molto (se non tutto): lo dimostrano gli assaggi dei campioni in affinamento effettuati con la guida di star dell’enologia nazionale del calibro di Riccardo Cotarella, Franco Bernabei e Lorenzo Landi. Tutti e tre molto contenti di questa iniziativa che è stata portata avanti in piena pandemia: “ Eravamo rimasti tutti confinati qui – ci riferiscono i produttori – non potendo viaggiare, abbiamo cominciato a riunirci alla Fortezza e a sviluppare il progetto Pievi”. Una decina le aziende che hanno partecipato alla creazione del sistema; in corso d’opera, se ne sono aggiunte parecchie altre, tant’è che, al momento, il vino che riposa in cantina in attesa di diventare Nobile di Montepulciano Pieve nel 2024 è sufficiente a riempire circa 500 mila bottiglie, distribuite su di oltre 50 etichette diverse. Un conseguimento importante se si considera che le aziende aderenti al consorzio sono 75 in tutto e che la produzione complessiva è nell’ordine di cinque milioni di esemplari nelle annate favorevoli.
Le Pievi ci aiuteranno a comprendere meglio il territorio di Montepulciano: già in questa occasione hanno messo in luce sfumature che le etichette con nomi di fantasia faticano a sintetizzare. La dicotomia più importante che emerge è quella relativa ai suoli: dove ci sono le sabbie, abbiamo vini più gentili, con un frutto molto ricco ed aromi che virano sul fiore e sulle erbe balsamiche; dove, invece, c’è argilla e non c’è traccia di calcare, il Sangiovese diventa più forzuto, “brunelleggia” potremmo dire, senza, però, perdere di vista quella finezza aromatica che è il punto di forza del miglior Nobile di Montepulciano. Tra il primo modello – incarnato al meglio dalle Pievi Valiano e Ascianello – e il secondo – Badia, Argiano, Caggiole, Cervognano – si trovano varie vie di mezzo, legate ad altitudine, esposizione, e via discorrendo. Ma l’idea del Nobile di Montepulciano come Giano bifronte – che può essere piuma o ferro – emerge chiara e forte ed affascina non poco.
Tornando a questa penultima anteprima senza Pievi, il dato più importante è la crescita qualitativa trasversale della denominazione che si registra con l’annata 2019 del Nobile di Montepulciano. L’andamento favorevole ha sicuramente dato una mano, ma non è solo una questione di buona sorte. Molte piccole aziende nate nell’ultimo ventennio hanno raggiunto con questi ultimi millesimi la loro fase di maturità. E’ per questo che tra i Nobile 2019 abbiamo trovato un quantitativo non indifferenti di vini semi-sconosciuti e sorprendenti. Qualche nome su cui puntare? La Combarbia, Il Mulinaccio, Villa Sant’Anna, Manvi. Oltre, ovviamente, ai soliti Dei, Boscarelli, Le Bertille, Bindella, che non sbagliano mai un colpo.
Diverso il discorso relativo a Nobile 2018 e Riserva 2018. Qui abbiamo trovato un parterre più altalenante, soprattutto per quanto riguarda la Riserva, complice un’annata che forse non ha offerto a tutti la materia giusta per produrre un vino con un affinamento in legno più lungo. In ogni caso, gli esempi positivi ci sono e mettono in evidenza ancora una volta la prerogativa più importante del miglior Nobile di Montepulciano: la capacità di coniugare forza e gentilezza.
Ecco tutti gli assaggi dell’ Anteprima Nobile di Montepulciano:
NOBILE DI MONTEPULCIANO 2019
Boscarelli
Mirtillo rosso e viola mammola, arancia sanguinella ed erbette a delineare un profilo classico e senza tempo. Sorso lineare, rafforzato dalla spinta minerale che dà grinta e incisività insieme al tannino impeccabile. Finale tonico e rinfrescante su toni di ribes e arancia sanguinella. Cos’altro volere da un Nobile di Montepulciano “base”?!
Fattoria Svetoni
Scuro e bizzarro: oliva al forno e carrube, pelliccia, bacca di ginepro. Largo, morbido, con frutto scuro e maturo al centro e tannino quasi impalpabile. Finale coerente, incorniciato da un ritorno di tostatura da rovere. Moderno e un po’ dark.
Icario
Pelliccio e humus, confettura di mirtilli e cioccolato a plasmare un bouquet già piuttosto evoluto. Bocca segnata da un tannino un po’ rugoso che smorza la polpa fruttata. Finale di media lunghezza tra frutto maturo e grafite. Non un mostro di finezza.
Le Bertille
Legno arso e melagrana, pepe nero, humus. Discretamente teso e reattivo, con frutto croccante e arancia sanguinella, tannino mordente e ben estratto, salinità garbata e un cenno di spezie nel finale preciso. Buono.
Poliziano
Sottobosco e pelliccia, more e radici, salamoia e spezie ssure. Massiccio e potente, con frutto carico, maturo in bella vista e tannino polveroso. Finale ben delineato su toni selvatici e minerali. Non un campione di scorrevolezza, ma ha il suo perché.
Tenuta Trerose – Santa Caterina
Ferro e sottobosco, cacao, susina nera e mora, accenti affumicati. Ricco e imponente, con discreta acidità di fondo che bilancia i rimandi all’amarena e alla composta di mirtilli. Tannino vellutato, discreto piglio sapido che dà volume e spessore al finale. Ben costruito.
Vecchia Cantina di Montepulciano
Ribes rosso e violetta, macchia mediterranea. Semplice e godibile, con finale lineare su toni di frutti rossi maturi.
Gattavecchi
Sottobosco e pellame, paprika e lavanda, mirtilli e more sul fondo. Materico e avvolgente, con cremosità di fondo accattivante, tantino ben bilanciata, acidità molto educata che riesce comunque a dare sostegno al finale su toni di ciliegia e mora di rovo. Ben fatto.
La Ciarliana
Pepe e cardamomo, cacao amaro e oliva. Morbido in bocca, con tannino cesellato, rimandi balsamici e floreali che profilano il finale di media durata. Non troppo sfaccettato, ma di buona soavità.
Tenuta di Poggio Oliveto
Rabarbaro e viola, humus e more. Cremoso e avvenente, segnato dal legno che apporta toni di tostatura e un rimpolpa una progressione all’insegna della morbidezza.
Antico Colle
Susina nera, viola, oliva al forno, cacao amaro. Sorso piuttosto semplice, ma corretto.
Dei
Non troppo espressivo, ma quel che si sente affascina non poco. Ciliegia immatura e legno arso, pastiglia alla viola ed erbe balsamiche emergono gradualmente e danno finezza ad un sorso spigliato e croccante, agile ed incisivo, con ritorni di arancia sanguinella e mirtilli che sfumano in un finale di straordinaria soavità. Un must.
Il Mulinaccio – Spinosa
Gelatina di ribes e fragola, cannella e un refolo d’incenso a delineare un profilo grazioso. I francesi definirebbero sucrè – ovvero dolce, goloso, ma senza zucchero – il sorso fine e fluido, con tannino che spinge nelle retrovie e finale balsamico di bella souplesse. Molto buono.
Le Berne
Ciliegia fresca e macchia mediterranea, sandalo e vetiver. E’ fresco e vivace, croccante e salino sul fondo, con spalla acida tonica e finale godibile su toni di pastiglia alla viola. Ottimo!
Gracciano della Seta
Scatola da sigari e melagrana, accenti terrosi. Immediato, ammiccante, con qualche accenno scuro ed ematico sul fondo, e poi tannini morbidi, acidità ben assestata, finale suadente sul frutto.
Valdipiatta
Accenti maturi di cuoio e terra bagnata, poi mirtilli in confettura e cenere. E’ potente, con tannino asciutto e impeto minerale di fondo, frutto un po’ compresso dai ritorni terrosi.
Bindella
Anice e rosmarino, violetta e lampone. Grazioso e succoso, croccante di ribes e bacche rose, con tannino ben integrato e finale disteso tra fiori ed erbe aromatiche, arancia sanguinelli. Tra i più scorrevoli e sfiziosi in assoluto.
Vecchia Cantina di Montepulciano – Redi Argo
China, radici, carrube, gelatina di more e tabacco. Rotondo, imponente e avvolgente, ma non molto raffinato. Chiude su toni di inchiostro e liquirizia.
De Ricci
Ciliegia e mirtilli, erbe spontanee. Ha equilibrio e piacevolezza dalla sua, tannino non troppo impegnativo e buona freschezza di fondo. Godibile.
Fattoria della Talosa – Alboreto
Mora e melagrana, cacao, terra bagnata e tabacco mentolato a delineare un profilo di un certo spessore. E’ potente, concentrato, con tannino ruggente che al momento domina la progressione, più frutto e rimandi speziati nel finale coerente. Da attendere.
Manvi – Arya
Gelatina di mirtilli e paprika, sigaro toscano e nocciola tostata, arancia rossa e alloro a creare un profilo estroverso e accattivante. Splendido lo sviluppo soave e scattante, tonico di arancia e mela rossa, con salinità coinvolgente, ritorni floreali e di erbe aromatiche che danno eleganza al finale composto e soave. Una sorpresa!
La Braccesca
Ciliegia e lavanda, bergamotto e rosa rossa. Facile e immediato, non troppo sfaccettato, ma disteso ed equilibrio, con tannini fini e ritorni fruttati che danno volume e prontezza al sorso. Relativamente semplice, ma sfizioso e immediato.
Fattoria del Cerro – Silneo
Carruba e liquirizia, vernice, oliva al forno e sciroppo di more. Molto morbido, con poco slancio e complessità un po’ limitata.
SELEZIONE 2019
Bindella – I Quadri
Ribes rosso e grafite, fiore di sambuco, macchia mediterranea a tutto spiano. Solare e avvenente, cremoso e suadente, con ritorno di arancia sanguinella che calibra la progressione potente e rimandi all’eucalipto, al sandalo e alla lavanda che danno personalità precisissima e grande finezza al finale lungo e garbato. Splendido!
Valdipiatta – Vigna d’Alfiero
Estroso e selvatico, boschivo e catramoso. In bocca è coerente: il tannino asciuga un po’ e il finale insiste su rimandi terrestri.
Poggio alla Sala – Parceto
Mentolo e viola, alloro e legno arso. Il tannino piuttosto imponente svetta sulle altre componenti.
Lunadoro – Pagliareto
Rosa appassita e mentolo, ciliegia e lavanda. Sorso ampio con tannino spesso e frutto maturo sul fondo, macchia mediterranea e arancia rossa nel finale abbastanza tonico. Godibile.
RISERVA 2018
Le Bertille
Macchia mediterranei ed estratto di frutti rossi, erbe balsamiche e viola mammola. Corpo longilineo e di discreta souplesse, con acidità ben fusa e finale floreale e balsamica. Splendida Riserva senza sfoggi muscolari.
Gracciano della Seta
Nota ematica e felce, ciliegia e mora. Stretto e austero con tannino polveroso che asciuga il finale.
Carpineto
Cacao amaro e legno arso, giuggiole e bacche nere. Il tannino fitto corruga appena il sorso, che, però, lascia intuire una materia interessante. In fase di assestamento.
Boscarelli
Legni aromatici e carne grigliata, viola appassita e mirtilli rossi. Meno concessivo del Nobile ‘19 in questa fase: il tannino è ancora irruente e in questo momento imbriglia la progressione. Da attendere.
Fattoria della Talosa
Humus e cacao amaro, chinotto e grafite, toni balsamici in crescendo. E’ ampio e potente, carico di frutto scuro, con qualche cenno di tostatura che irrobustisce il sorso e un finale abbastanza alcolico. Impegnativo.
Trerose – Simposio
Piccante di papriko e cardamomo, origano e peperone crusco, poi più fruttato e appena terragno. Caratterizzante e saporito, scandito da questi rimandi piccanti che danno brio a uno sviluppo ricco e avvolgente, tannico quanto basta, poi speziato e salino nel finale perfettamente delineato. Molto accattivante.
Priorino – Robi
Rosa appassita e graffione, arancia rossa e legni balsamico. Ha polpa, cremosità e discreta verve acida di fondo, tannino fitto che irrobustisce senza compromettere il frutto succoso ed integro che prende la scena nel finale lungo e soave. Eccellente!
Cantina del Giusto – San Claudio II
Cuoio e camino spento, fiori appassiti e creme de cassis. Ha volume, robustezza tannica e fruttata, ma anche la giusta spalla acida che calibra la massa. Sfuma in un finale balsamico di ampio respiro. Ottimo.
Le Berne
Scuro e catramoso: sa di cioccolato e caffè in granì, liquirizia e more al whisky. Il tannino piuttosto impegnativo riesce a calibrare il corpo pieno e massiccio, che si assottiglia nel finale su toni balsamici e di spezie dolci. Robusto, ma ben equilibrato.
La Braccesca – Santa Pia
Marasca sotto spirito e cioccolato al latte, menta e aloe, accenti di carcadè. D’impatto e di forza, con appeal un po’ internazionale dato dalla morbidezza del tannino e dal frutto ricchissimo. Chiude su toni di mentolo e tostature.
VECCHIE ANNATE
Tiberini – Le Caggiole 2018
Lampone e liquirizia, anice e un accenno selvatico. Succoso, immediato, scorre agile tra ribes e lampone, erbe aromatiche e qualche cenno ematico. Il tannino è intenso, ma perfettamente incorporato, l’acidità sostiene il finale suadente e garbato. Molto raffinato.
Croce di Febo – 2018
Lavanda e mela rossa, alloro e terra bagnata. Pimpante e reattivo, con acidità in lizza, tannino ben dosato, finale balsamico e terroso di persistenza interessante. Caratterizzante.
Fassati – Pasiteo 2018
Susina nera marasca, cenni vegetali. Abbondante e un po’ rustico, con buona vena acida di fondo, finale leggermente ammandorlato.
Il Macchione – 2018
Ciliegia e legno arso, eucalipto. Piccante nei rimandi e saporito, con frutto al centro e salinità, dinamica discreta, non troppa complessità, ma ha carattere.
Priorino – Viola 2018
Ciliegia e melagrana, ferro e accenti selvatici. Robusto e all’ingresso e poi salino e tonico d’agrume; ha equilibrio e spessore, complessità da ritorni più scuri nella chiusura profonda. Molto buono.
Montemercurio – Messaggero 2018
Alloro e rosmarino, susina e mora. Ampiezza e cremosità fruttata, tannino docile, ritorni speziati e mediterranei che arricchiscono una progressione lineare, più larga che slanciata, ma di buon equilibrio.
Canneto – 2018
Marasca, prugna e grafite. Morbido, denso di frutto e un po’ bidimensionale.
D&D – Il Massaro 2018
Selvatico e fumo, accenni balsamici. Sorso dominato dal tannino polveroso.
Guidotti – 2018
Esuberante, potente: rosa appassita e confettura di ciliegie, cannella e sandalo. Morbido, avvolgente, molto d’impatto, con buona acidità di fondo, tannino leggiadro e finale che insiste sulle note fruttate. Ben costruito.
Metinella – Burberosso 2018
Ermetico al naso. Più disteso in bocca, con frutto semplice, erbe aromatiche e alloro, finale appena astringente.
Fanetti – 2018
Selvatico e caffè, erbe aromatiche e frutto rosso. Sorso dinamico e grintoso, con spalla acida importante, tannino polveroso che asciuga il finale di media persistenza.
Cantina del Giusto – Sbandiero 2018
Ciliegia e viola, balsamicita vegetale e alloro. Sorso disteso, con frutto in bella mostra, tannino vellutato, rimandi balsamici che incorniciano la progressione graziosa, ma un po’ carente di tridimensionalità.
Lunadoro – Granpagliareto 2018
Spezie dolci e tabacco mentolato, nocciola e mora. Pieno e accomodante, con qualche cenno evolutivo e tannino già integrato, spezie dolci nel finale di media persistenza.
Palazzo Vecchio – Maestro 2018
Selvatico e salamoia, mirtilli rossi e carne grigliata. Anche questo massiccio e carico di frutto, con buona spinta acida di fondo, tannino importante che snellisce il finale di media persistenza.
Terra Antica – 2018
Violetta e geranio, pepe verde e un tocco vegetale, liquirizia. Poca coesione tra la nota vegetale che ritorna in bocca e le morbidezze di fondo.
Godiolo – 2018
Lampone e arancia sanguinella, mentolo e liquirizia. Ampio e godibile con frutto croccante al centro, sapidità giusta e ritorni di chinotto, tannino incisivo ma ben estratto e finale sottilmente fumè. Raffinato.
La Combarbia – 2018
Scapigliato e selvatico, con cenni maturi di sigaro e fungo porcino. Bizzarro al naso, mentre in bocca é equilibrato e godibile, travolgente nella parte tannica ma con cremosità di fondo accattivante, ritorni speziati e balsamici che definiscono il finale di persistenza sorprendente. Interessante!
Podere Casanova – 2018
Viola e talco, anice e liquirizia, frutti di bosco sul fondo. Composto e piacevole, ma senza guizzi, con finale morbido su toni di marasca.
Villa Sant’Anna – 2018
Ribes e melagrana, felce e macchia mediterranea. Sorso croccante e aggraziato, con ritorni di frutti di bosco croccante e di fiori, salinità intensa a supporto, finale di finezza e soavità su sfumature mentolate e speziate. Raffinato.
Dei – Bossona 2017
Rosa appassita e gelatina di lamponi, liquore all’anice, spezia orientali ed eucalipto a delineare un naso ipnotico. E’ ricco, vigoroso, ma senza peso, carico di frutto goloso – ma non sovramaturo – e poi floreale e mentolato, rinvigorito dal tannino fitto e magistralmente estratto, ematico e terragno nel finale che dura minuti. Spettacolare!
Fattoria del Cerro – Riserva 2017
Mirtilli e liquirizia, viola, sbuffi balsamici. Muscoloso e avvolgente, con spezie da rovere sul fondo e tannino quasi impalpabile, ritorni tostati che appesantiscono un po’ il finale.
Canneto – Riserva 2017
Liquirizia e pastiglia alla viola, erbe officinali, pepe verde e qualche idea fumè. Voluminoso e avvolgente con frutto carico in bella mostra, salinità interessante e qualche rimando alle erbe aromatiche. Valido.
Contucci 2017
Terra bagnata e cacao, more e ciliegia, selvatico in crescendo. Godibile e cremoso, con tannino agile e frutto in evidenza, nerbo moderato, ma tanta piacevolezza.
De Ricci – Selezione Soraldo 2017
Tabacco e cioccolato, spezie piccanti e sottobosco. Abbastanza largo con frutto importante e tostatura di fondo, tannino levigato, susina matura e visciola nel finale disteso e di buona persistenza. Moderno.
Fattoria Svetoni – La Croce 2017
Ciliegia e susina nera, anice e liquirizia. Grazioso e soave, morbido e composto, non proprio profondo, ma garbato e gradevole. Valido.
Icario – Sansasia 2017
Ciliegia e grafite, rosa e legni balsamici. Bella materia incalzata dal tannino molto fitto, sapidità salivante e rimandi balsamici che danno ampio respiro al finale soave e raffinato. Molto buono.
Contucci – Mulinvecchio 2017
Sottobosco e pellame, carne grigliata, frutto scuro sul fondo. Più composto in bocca, con qualche cenno terragno che incornicia il frutto suadente, goloso, centrale nella progressione equilibrata e di buona persistenza. Classico.
Palazzo Vecchio – Riserva 2016
Melagrana e viola appassita, sbuffo vegetale e un che di animale. Sorso con tannino appena ruvido e finale un po’ contratto.
Carpineto – Poggio Sant’Enrico 2015
Sottobosco e caffè in grani, legni balsamici, more di rovo e tabacco, un accenno di goudron. In bocca il tannino ancora imponente asciuga un po’, ma non compromette il buon allungo su toni di frutta in composta e sottobosco. Ha mantenuto una certa vitalità.
Montemercurio – Damo 2015
Aromi evoluti di tartufo e fegatino, fungo porcino, liquore ai mirtilli e tabacco Kentucky. Rilassato, ma con più spalla acida del previsto; tannino appena disidratante, finale che insiste su toni di cioccolato e frutta secca. Da bere subito.
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