di Raffaele Mosca
Che emozione essere di nuovo qui, tra i banchi della Leopolda. Arrivato a conclusione di una degustazione di più di 200 vini in due giorni, quasi solo nel padiglione fieristico al termine della manifestazione, passo in rassegna la sfilza chilometrica di bottiglie in mezzo alla sala, osservo il vessillo storico che svetta sul fondo della sala, e mi domando se esiste un modo di spiegare cos’è il Chianti Classico in poche parole. Ci penso, ci ripenso e mi
rendo conto che, in fin dei conti, questi vini sono la condensazione di tutto ciò che ha reso grande il brand Toscana nel mondo. Sono sfondi di dipinti rinascimentali in versione liquida, estratti di roccia e d’argilla, di bosco e di macchia, di luce abbagliante o crepuscolare, di vegetazione ora più brulla, ora più verdeggiante. Ogni buona bottiglia con il Gallo nero sul collo – semplice o ambiziosa che sia – è una cartolina da quello che è stato
a più riprese definito “il territorio vitivinicolo più bello del mondo”. Si mette il naso nel bicchiere, si butta giù un sorso e, per un attimo, sembra di essere proprio lì, tra colli, cascine e pievi romaniche.
E’ per questo che vale la pena di tornare sempre a Chianti Classico Collection, evento clou della settimana delle anteprime toscane. E’ una kermesse elettrizzante come poche altre, e non solo per le centinaia di bottiglie in degustazione, per la presenza di professionisti da tutto il mondo, per l’atmosfera fantastica che si crea tra i banchetti, ma anche e soprattutto perché il Gallo Nero è sulla cresta dell’onda grazie a questa forza evocativa immensa, che va di pari passo con una grande facilità di beva e d’abbinamento.
Quest’anno, poi, c’erano due motivi in più per essere febbricitanti: una coppia di annate eccezionali – 20’ e 19’ – e l’introduzione di undici Unità Geografiche Aggiuntive che fanno riferimento a comuni o frazioni di comuni per la tipologia Gran Selezione. E’ un’idea che viene da molto lontano – spiega il presidente del consorzio Chianti Classico Giovanni Manetti – parlavamo già di sottozone sul finire degli anni 80’ con il mio amico Paolo De
Marchi, grande produttore di Chianti Classico, quando andavamo a presentare insieme i nostri vini alle fiere”. Ci sono voluti trent’anni per trovare un compromesso che, ad essere onesti, è stato anche un po’ a ribasso, perché la Gran Selezione è una goccia nel mare della denominazione. Ma siamo tutti convinti che si tratti di un punto di partenza e di non arrivo: saranno gli stessi produttori ad accorgersi dell’efficacia di questa differenziazione e
a spingere per l’introduzione delle U.G.A. anche per base e Riserva.
Le ultime annate a confronto
In degustazione c’erano una miriade di vini: 440 e rotti sala in stampa e almeno un centinaio in più tra i banchetti dei produttori. E dando un’occhiata in giro, è emerso subito un dettaglio singolare: i Chianti Classico 2020 e i Chianti Classico Riserva 2019 ammontavano a non più del 20-30% dei campioni in assaggio. L’anno scorso avevamo già visto qualcosa di simile e ci era balenato in mente un possibile rallentamento delle
immissioni in commercio legato alla contrazione del mercato causa Covid. Ma, stando ai dati del consorzio, le vendite nel 2021 sono cresciute del 21% rispetto al 2020 e dell’11% rispetto al 2019. Dunque questa tendenza diffusa a ritardare il rilascio deve essere legata alla presa di coscienza del fatto che l’affinamento prolungato in bottiglia migliora considerevolmente il risultato finale. Alla fin fine, si hanno vini più pronti, più equilibrati, per i quali gli appassionati sono disposti a sborsare anche qualcosina in più al momento dell’acquisto.
Nonostante questo, abbiamo assaggiato un numero sufficiente di 2020 e di Riserva o Gran Selezione 2019 per dire che si tratta di un biennio particolarmente felice. La 2020 è stata un’annata difficile sulla carta, sia per i problemi legati alla pandemia – carenza di forza lavoro in primis – che per una serie di bizzarrie climatiche, ma il “manico” ha fatto la differenza. I produttori hanno avuto sicuramente più tempo di sempre da dedicare alla
vigna e hanno gestito al meglio una stagione partita con copiose piogge primaverili, proseguita con un’estate molto calda – ma senza stress idrico – e terminata con un settembre scandito da buone escursioni termiche che hanno favorito lo sviluppo degli aromi. Il risultato nel bicchiere si traduce in vini equilibrati, estroversi, molto godibili seduta stante. In qualche caso mancano la profondità e la verve minerale delle grandissime
annate, ma non c’è dubbio sul fatto che i ‘20 daranno grande soddisfazione da subito e per il prossimo decennio.
La 2019 – annata e Riserva – conferma le impressioni che tutti avevano avuto l’anno scorso: si è trattato, nel complesso, di un millesimo molto positivo, non troppo diverso dal ‘20, ma meno piovoso e più regolare. I vini si sono assestati nell’arco di un anno e, nei migliori casi, mostrano un bell’equilibrio tra polpa e tensione, con un uso del legno sulla
Riserva generalmente più morigerato rispetto al passato. Sembra, a occhio croce, che chi intendeva fare un vino più ruffiano, più internazionale abbia ripiegato sulla Gran Selezione.
E la cosa pare alquanto paradossale se si considera che, dal momento che si può fregiare delle U.GA., la Gran Selezione dovrebbe essere il vino più territoriale. Questo, però, è un tema che merita un approfondimento e che esamineremo in un articolo a parte dedicato alla Gran Selezione.
Ecco tutti gli assaggi di Chianti Classico 2020, 2019 e Riserva 2019:
CHIANTI CLASSICO 2020
Arillo in Terrabianca – Sacello
Mirtillo e arancia rossa, alloro ed elicriso, lavanda. Sorso longilineo, disteso e soave, con bella spinta acida di fondo, salinità e tannino leggero, finale coerente e garbato su toni di lampone. Bell’inizio!
Banfi
Semplice e spensierato: profuma di fragola, geranio e rosmarino. Essenziale al palato, ma gradevole, con giusto piglio acido e frutto croccante, finale abbastanza rapido, ma coerente.
Bonacchi
Scuro ed intenso: mora e melagrana, paprika, chiodo di garofano e un cenno di spezie da rovere. Forzuto e massiccio con tannino poderoso in bella vista, ritorni di grafite e arancia sanguinella nel finale di media durata. Discreto.
Carpineto
Viola e liquirizia, ribes rosso e affumicatura. Semplice e scorrevole, ben assestato e piacevole nella sua semplicità.
Castelgreve
Legno arso ed erbe disidratate, ciliegia e melagrana, lavanda ed eucalipto. E’ agile e spigliato, dinamico, con tannino appena astringente, verve acida discreta e un finale sanguigno coerente con il resto. Ben fatto.
Castello di Meleto
Ribes rosso e nespola. Sorso dinamico, scorrevole, appena diluito, con chiusura leggermente ammandorlata.
Brancaia
Ribes e arancio, erbe aromatiche e talco. Robusto, abbastanza cremoso, ma con buona acidità a supporto. Non particolarmente sfaccettato, ma non dispiace.
Carpineta Fontalpino
Ferro e humus, anice e frutto maturo sullo sfondo. Largo e tendente alla morbidezza, senza grande slancio acido-sapido.
Bastioni – Collazzi
Susina e violetta, erbe aromatiche. Lineare, con finale essenziale su toni di frutti di bosco.
Guidi 1929
Vegetale e oliva al forno. Sorso poco coeso.
Morino
Cappero selvatico e sottobosco, qualche traccia vegetale. Buona la scorrevolezza del sorso, che, però, è segnato da questi ritorni vegetali che lo rendono un po’ ostico.
Bibbiano
Scuro e fumoso: grafite e mora, carne grigliata e un tocco di paprika. Più leggibile in bocca, dove è il corpo abbastanza largo, ma ben equilibrato da freschezza e tannini pimpanti. Valido.
Buondonno
Selvatico e ossidativo: oliva nera, cacao in polvere, tabacco e fiori appassiti. Largo e avvolgente, con un’acidità volatile un pelino sopra le righe, tannini impattanti e un finale rustico su toni boschivi.
Capraia
Cacao, legno arso, susina nera in sottofondo. Sorso austero, con tannino appena scorbutico che rende astringente l’ allungo su toni di erbe aromatiche.
Casa Emma
Vinoso e allegro: violetta, mora, qualche spunto vegetale. Fresco e giovanile, non particolarmente profondo, ma vivace e molto godibile.
Castagnoli
Tabacco e legno arso, lampone e arancia rossa, soffi balsamici a creare un profilo di un certo spessore. Bocca voluminosa e composta, con tannino perfetto e spinta ematica che bilancia il frutto e allunga la persistenza silvana e fumosa. Ottimo.
Castellare di Castellina
Lampone, violetta, alloro e lentisco. Semplice e godibile, più morbido della media , ma non privo di nerbo. Tannini ben estratti, finale composto e coerente con l’olfatto. Ben fatto.
Castello di Albola (campione di botte)
Violetta e liquirizia, erbe balsamiche. Gusto incentrato sul frutto di bosco non troppo maturo, agile e diretto, floreale nei rimandi retro-olfattivi. Discreto.
Castello di Ama – Ama
Erbe aromatiche e arancia sanguinella, cenni boschivi in seconda battuta. Ha un profilo da vino d’altura con l’acidità in prima linea, e poi ribes e fruttini aciduli, sale ed erbe disidratate nel finale dritto e rinfrescante. Non eccelle in profondità, ma la piacevolezza è assicurata.
Castello di Monsanto
Susina nera e mirtilli, un afflato di violetta. E’ semplice ed equilibrato, con tannino di media presa e un finale ematico di discreta persistenza.
Volpaia
Un po’ timido al naso e piuttosto indecifrabile al sorso, con un tannino rugoso che al momento svetta sulle altre componenti. Probabile che andrà ad assestarsi nell’arco di un po’ di mesi.
San Felice
Lampone e chinotto, nota ematica di fondo. Morbido e vellutato in apertura, poi più reattivo, con tannino abbastanza leggero, acidità ben dosata e un finale essenziale su toni salini. Semplice.
Ruffiano Santedame
Liquirizia, grafite, fiori rossi, mirtilli maturi sul fondo. Palato disteso, più largo che lungo, ma
godibile ed equilibrato.
Pruneto
Selvatico e legno arso, sottobosco e terra bagnata. Sorso con tracce di evoluzione che lo rendono decisamente rustico.
Le Miccine
Ciliegia fresca, macchia mediterranea e pastiglia alla viola. Piuttosto robusto in bocca, dove il tannino graffia un po’ e corruga il finale di media persistenza.
La Leccia
Mora, melagrana e qualche lampo floreale. Un po’ impreciso in bocca, con tannino che scalpita e comprime il frutto.
Monterinaldi
Mirtilli e more, erbe disidratate e un bel guizzo selvatico di fondo. E’ dritto e dinamico nello stile classico di Radda in Chianti, con spalla acida tonica, qualche cenno rinfrescante di sottobosco verde, e un finale polveroso, in fase di assestamento, che convince per tipicità. Molto buono.
Cigliano di Sopra
Rosa canina e lampone, alloro, arancia sanguinella e una vena ematica che dà spessore all’insieme. E’ polputo e accattivante, imperniato sull’acidità intensa e sul tannino vispo, che danno forza e grinta a uno sviluppo soave ed equilibrato, con finale delizioso su toni floreali e balsamici. Ottimo.
Colombaio di Cencio – Monticello
Susina e arancia rossa, alloro e un cenno fumè. Un po’ rustico in bocca, con un tocco animale di fondo, acidità moderata e un finale leggermente impreciso.
Assolo
Violetta e selvatico, bacca nera e alloro. Un po’ rustico il sorso segnato dal tannino astringente.
Nunzi Conti
Arancia rossa e lampone, anice ed erbe balsamiche, sottofondo ematico accattivante. E’ dinamico, teso, giovanilmente irruente, ma ha profondità minerale non indifferente e personalità da vendere. Ottimo!
San Giusto a Rentennano
Profondo, tridimensionale: rabarbaro ed erbe officinali, viola appassita e giuggiole, humus e ferro. Il tannino è travolgente, ma c’è polpa e sostanza, splendido frutto scuro di fondo che rimpolpa e non addolcisce, e un ritorno boschivo e mediterraneo che rende molto complesso il finale ancora in via di assestamento. Scorrevole, ma con una complessità da far invidia a tante riserve.
Luiano
Lampone e melagrana, violetta, a definire un profilo molto semplice, con finale leggermente ammandorlato.
L’Erta di Radda
Sottobosco e cardamomo, gelsi, giuggiole, erbe aromatiche e balsamicità a profusione. E’ slanciato e croccante, ritmato dall’acidità infiltrante, intensa, ma mai fuori asse, che dà sostegno al finale ematico e silvano di grande fascino. Tra i migliori.
Le Filigare
Vegetale e rosa canina, susina nera e chinotto, grazioso ma un po’ semplice. Sorso scorrevole, con buon piglio acido e frutto centrato, non lungo e nemmeno profondo, ma godibile.
Istine
Arancia rossa e fumé, erbe balsamiche. Non troppo concessivo in questa fase, anzi piuttosto austero, ma ha equilibrio e profondità, mineralità travolgente che ci fa ben sperare.
Isole e Olena
Melagrana e cassis, rosa, cannella. Dolcezza accattivante che va di pari passo con rosmarino e legno arso, cacao e un tocco selvatico. Bocca di materia e d’ampiezza con tannino cesellato, frutto ricco e cremoso sul fondo, e un ritorno balsamico che allieta un finale di grande stoffa. Eccellente come sempre.
Felsina Berardenga
Ghisa e terriccio, pelliccia. Sorso un po’ irruento con tannino in prima linea, qualche cenno ammandorlato e un finale un po’ impreciso. Meno convincente del solito.
H’Amorosa Biagioni
Ciliegia e pepe verde, paprika e sandalo. Insolito e un po’ ruffiano, con frutto molto maturo in bella vista, poi una spinta di agrume che calibra il finale caldo, potente più che fine, ma discretamente equilibrato.
Monte Bernardi – Retromarcia
Intenso e scapigliato: profuma di susina e bacche nere, chinotto e giuggiola, erbe aromatiche e sottobosco. Offre polpa e dinamismo, frutto croccante e tannino cesellato, anche un tocco di volatile che non disturba, anzi amplifica il finale di notevole complessità.
Ottimo.
Monteraponi
Susina e melagrana, grafite e tabacco, legno arso e cenni balsamici a comporre un quadro ancora in via di definizione. E’ austero, serrato, ma senza sbavature; il tannino è impetuoso, la spinta minerale domina il finale piacevolmente austero.
Montesecondo
Selvatico ed ematico, boschivo e poi più fruttato in seconda battuta. Ha un palato di spessore ed ampiezza, anche se un po’ scontroso in questa fase. Bella la salinità di fondo, reattivo il tannino un po’ polveroso che svetta leggermente sul frutto. Non esattamente generoso in questa fase, ma ha stoffa e personalità molto accattivante.
Castellinuzza
Lampone e rosa, accenti vegetali e balsamici da vino d’altura. Coerente il sorso incorniciato da rimandi floreali molto ammiccanti, delicato e suadente con finale fluido e diretto su toni di bergamotto e fragolina di bosco. Splendida finezza.
Poggio Scalette
Dolce di confettura lamponi e kir royal. Poi più scuro ed animale, con una spinta ematica che torna coerente al sorso e dà la terza dimensione insieme al tannino scalpitante e a un’acidità pulsante, da tarocco siciliano. Veramente ben fatto!
Poggerino
More, giuggiole ed erbe balsamiche. Sorso di compromesso, con frutto succoso, avvolgente e acidità a contrasto, bella polpa che lo rende più fruibile di altri vini di Radda in Chianti. Godibile.
Querceto di Castellina – L’Aura
Bacca di ginepro e alloro, visciola e polvere di cacao. Piuttosto polputo, ma comunque equilibrato; scorre bene tra pepe, erbe disidratate, lamponi maturi. Valido.
Quercia al Poggio
Vegetale e nocciola, arancia rossa e pepe. Sorso appena corrugato dal tannino intenso, ma con buona vena acida e frutto preciso, sottobosco e legno arso nel finale di media durata. Discreto.
Ricasoli – Castello Di Brolio
Rosa e lampone, susina nera e talco. Sorso dritto, schietto, di profondità non fenomenale, ma preciso e territoriale.
Riecine
Melagrana e cassis, refoli balsamici, arancia rossa e terra bagnata sul fondo. E’ un po’ più morbido e meno minerale che nelle annate precedenti. Esprime bene la solarità dell’annata.
Rocca delle Macie – Zingarelli
Violetta e mela rossa. Sorso scorrevole, senza grandi guizzi, con finale appena vegetale.
Rocca di Castagnoli
Melagrana e viola mammola sottobosco e cacao. Palato un po’ austero, ma con buona polpa e persistenza discreta.
Rocca Montegrossi
Cenni selvatici e fumè che accompagnano il frutto dolce e scuro – mora, visciola – poi sottobosco e cacao a definire un naso accattivante. Bella definizione e frutto croccante, salinità accattivante che accompagna il finale silvano e affumicato di ottima profondità.
Molto buono.
Tenuta di Arceno
Liquirizia e legno arso, pastiglia alla viola e frutti di bosco maturi. Sviluppo largo come da canone per Castelnuovo Beradenga, con tannino potente che lo rende appena astringente. Ma la sostanza c’è e la piacevolezza pure.
Liliano
Fumoso e metallico, non proprio concessivo. E’ composto e di buona scorrevolezza, anche se fatica a distendersi e chiude appena polveroso.
Terra di Seta
More e mirtilli maturi, erbe aromatiche e uno sbuffo di spezie. E’ ampio e cremoso, ma con acidità intensa da vino da vigne ad alta quota e tannino ben estratto che dà vigore. Torna su note ammiccanti di arancia rossa e ribes nel finale dinamico e di splendida soavità.
Ottimo.
Tenuta di Campomaggio
Liquirizia e ribes rosso, felce e lavanda. Bella polpa chiara in apertura – nespola, fragola – e poi tannino soffice, acidità misurata, ritorni balsamici che profilano la chiusura garbata. Non profondissimo, ma molto scorrevole.
Terreno
Fresco, suadente: giuggiola e fiori rossi, lamponi e mirtillo, erbe balsamiche e un vegetale che non stona. E’ fine e goloso, con un frutto purissimo, tannini delicati e un finale floreale e balsamico di splendida souplesse. Vin de soif.
Tolaini – Vallenuova
Balsamico e violetta, arancia rossa, lieve vegetale. Fragrante e longilineo, con frutto in bella vista, tannino agile e nota ematica che dà la terza dimensione. Finale allettante su toni di viola e fruttini aciduli. Un bel conseguimento che conferma il cambio di passo dell’ azienda.
CHIANTI CLASSICO 2019
Bindi Sergardi
Mora e terriccio, alloro e cacao in polvere. Buona dimensione palatale: densità fruttata e tannino infiltrante, aciditá dosata e finale ematico di profondità interessante. Valido.
Gagliole – Rubiolo
Impreciso, selvatico, marcato da una nota fruttata un po’ caramellata. Più leggibile in bocca, dove, però, la volatile sciupa la progressione. Forse una bottiglia non a posto.
Geografico – Terziere di Tramontana
Erbe disidratate e mela rossa, violetta e grafite. Ha corpo e polpa fruttata accattivante, acidità non troppo guizzante, ma adeguata, che sostiene un finale soave e godibile.
Buono.
Lamole di Lamole – Duelame
Pesca gialla e violetta, grafite e un che di terroso sul fondo. E’ agile e scattante come da canone per Lamole, con tannino agile, sapidità intense e rintocchi di erbe aromatiche balsamiche che rendono soave e suadente il finale di buona persistenza. Ottimo.
Monterotondo – Vigna Vaggiolata
Legno arso e ribes nero, fiori appassiti e rosmarino. E’ relativamente austero, ritmato dal tannino fitto e ben calibrato, intrigante nei rimandi finali al bosco e alla macchia mediterranea.
Bertinga – La Porta di Vertine
Giuggiola e cenere arsa, scorzetta d’arancia e chinotto, qualche refolo di cuoio e di spezie. Acidità potente e frutto goloso, tannino fitto e ritorno pulsante d’arancia rossa. Grande piacevolezza d’insieme e grinta invidiabile.
Cafaggio
Restio e fumoso, selvatico e boschivo. Un po’ rustico nella progressione polverosa, ma bilanciato da un frutto discreto. Finale astringente.
Baruffo Cantalici
Visciola e melagrana, pepe e fumé. Sorso asciutto con tannino in bella vista e frutto un po’ evanescente
Castellinuzza e Piuca
Mela rossa e gelatina d’anguria, arancia rossa ed erbe alpine. E’ longilineo e accattivante, con un frutto succoso, sucrè – come dicono i francesi – e una spinta acida infiltrante che dà volume e nerbo al finale suadente. Splendido.
Castello di Cacchiano
Affumicato e mora, erbe aromatiche e susina. Un po’ contratto e polveroso, ma con bella polpa fruttata e anima ferrosa di fondo. Chiede un po’ di tempo per distendersi
Carpineta Fontalpino
Marasca e susina nera; dolcezza fruttata che va di pari passo con toni ferrosi, di resina e di spezie. E’ cremoso all’ingresso, carico di frutto, poi più dinamico nello sviluppo che chiude terragno e leggermente affumicato. Valido
Cinciano
Scorzetta di chinotto e cenere, rosa e vetiver, un’idea di radici. Non particolarmente sfaccettato, ma godibile e centrato, con frutto chiaro – ciliegia, susina gialla – e un finale coerente, appena fumè.
Frescobaldi – Tenuta di Perano
Tocchi vegetali e fragola candonga, rosa rossa e qualche cenno sornione di spezie dolci. E’ largo, accomodante, decisamente più robusto che tonico, ma discretamente equilibrato. Un buon partito per chi cerca più morbidezza e meno nerbo.
I Fabbri Lamole
Selvatico e ferroso, scuro e allo stesso tempo intrigante. Bellissima grinta al palato, dove nota ematica e acidità conducono i giochi, con qualche cenno d’evoluzione, che, però, non toglie nulla alla beva complessivamente molto agile.
Tenuta di Carleone
Kir royal e rosa appassita, legno arso e sottobosco, un tocco di spezie orientali a la Pinot Noir. E’ semplicemente prodigioso: soave, garbato, longilineo, ematico nei rimandi retro- olfattivi e tonico d’agrume, anche balsamico nel finale che sorprende per lunghezza ed eleganza. Un piccolo grande capolavoro firmato da Sean O’ Callaghan, l’enologo che ha reso grande Riecine prima di trasferirsi in questa tenuta.
I Sodi
Animale e fruttini aciduli, un cenno di polvere di cacao. Bella dinamica con frutto croccante al centro, tannino agile che dà spinta alla progressione longilinea, fruttata e soffusamente floreale in chiusura. Valido.
Torcilacqua
Naso spettacolare: sottobosco silvano e acqua di rose, cipria e sandalo, kirsch ed erbe disidratate. Bocca ricca, cremosa, rassicurante, con adeguato contrafforte acido che bilancia la massa e tannini scalpitanti che danno la terza dimensione. Chiude lungo, suadente su toni di frutto, di bosco e di fiore. Eccellente!
San Leonino – Al Limite
Mirtillo rosso e arancia sanguinella, rosa canina e paprika. Bella dinamica con frutto succoso al centro, tannino svelto e tocco ematico sul fondo, finale boschivo molto canonico. Un grande classico.
Pomona
Introverso e fumoso. Più leggibile al gusto, con mirtillo e scorzetta d’arancia in prima linea, tannino appena scorbutico e finale sanguigno di buona profondità.
Querciavalle Losi
Boschivo e selvatico, ossidativo nello stile aziendale, ma con classe. Profuma di tabacco e nocciole tostate, caffè e fiori appassiti. Il sorso coerente: boschivo, carico di frutto scuro, con spunto animale di fondo e tocco affumicato, finale non freschissimo, ma profondo. Stile vecchia scuola che non tramonta mai.
L’Erta di Radda
Fragola e cipria, fiori appassiti, vetiver, liquirizia, gelatina di lamponi. Bocca di volume e d’ampiezza con acidità travolgente, ritorno ferroso e cacao in polvere, tannino perfetto ed erbe aromatiche, sale e rosa nel finale maestoso. Eccellente.
La Sala del Torriano
Ribes rosso e mela, alloro e pastiglia alla viola. E’ largo e cremoso, con acidità un po’ in sordina e finale leggermente asciutto.
Nittardi La Doghessa
Cenere e camino spinto, erbe aromatiche e mirtilli rossi. Fragranza e tensione notevole, tocco vegetale che non stona, erbe aromatiche e cenno ematico nel finale profondamente territoriale. Il cosiddetto vino localizzabile con il GPS.
Panzanello
Scuro di cioccolato fondente, susina nera e humus. Ricco, avvolgnete, in pieno stile panzano, con buona spinta acida a supporto, calore evidente che rinvigorisce il finale robusto, di ottima persistenza. Da chianina.
Pensieri di Cavatina
Rosa appassita, cacao amaro e un refolo di spezie da legno. Moderno, compattato dal rovere che lo rende massiccio e un po’ ruffiano. Chiude su toni di spezie dolci.
Isole Olena
Fragola e cassis, pastiglia alla viola e arancia sanguinella. E’ succoso e suadente, equilibrato, con anima sanguigna di fondo e un tocco d’irruenza tannica in più rispetto al 2019. Difficile scegliere tra i due: sono entrambi meravigliosi.
Montefioralle
Giuggiola e melagrana, cuoio, resina e un tocco balsamico. Accattivante, slanciato e allo stesso tempo polposo, con tannino di grande finezza e profondità non da poco anche nel finale in equilibrio tra frutto e ritorni minerali. Bel conseguimento per l’azienda che porta il nome di una delle nuove M.G.A.
Molino di Grace
Visciola e lavanda, arancia candita. ciccia ruffiana. Struttura importante, cremosa, rinvigorita dalla nota alcolica che si fa sentire. Il tannino abbastanza reattivo bilancia una progressione comunque giocata sulla larghezza, sulla solarità, in pieno stile Panzano.
La Montanina
Lampone e sottobosco, cenni vegetali. Il tannino un po’ ruspante comprime un sorso comunque dotato di buona verve minerale di fondo.
Le Corti Principe Corsini
Susina, nespola e cenni affumicati. Diretto e lineare in bocca, non troppo profondo, ma didattico e scorrevole,
San Fabiano Calcinaia
Ribes rosso, alloro e timo. Essenziale, godibile, con tannino pimpante e giusto sprint acido, finale semplice e grazioso.
Poderi Cianfanelli – Cianfanello
Muschio e felce, lavanda e susina nera, arancia sanguinella. Grande freschezza e spinta salina, tannino appena polveroso, frutto succoso e integro che prende la scena nel finale preciso e di buona profondità. Bella scoperta.
Poggerino – Nuovo
Scuro e fumoso: erbe disidratate, scatola da sigari, grafite e humus. Impostazione coerente in bocca: corpo ampio, acidità in lizza, tannino appena polveroso che corruga il finale piuttosto austero. Da riprovare tra qualche tempo.
Terreno
Ritroso, ermetico, ma con bel respiro balsamico che emerge dopo qualche giravolta. Sorso schietto e dinamico, con frutto fragrante al centro e spalla acida rinfrescante, finale non troppo persistente, ma di ottima pulizia.
Vignamaggio Terre Prenzano
Tabacco e fruttini aciduli, erbe aromatiche e qualche cenno floreale. Sorso abbastanza robusto, con materia cremosa di fondo e tannino appena astringente, finale di frutto e di spezia scura piuttosto lungo. Valido
Querciabella
Incenso e sandalo, ribes rosso e arancia sanguinella, cipria e floreale in crescendo. Bel binomio di forza e raffinatezza: il tannino spinge, ma non graffia, un cenno di sottobosco verde rinfresca la progressione di grande souplesse, ematica e silvana nel finale disteso e profondo. Una garanzia.
San Giorgio a Lapi
Affumicatura e cenni selvatici, bacche rosse. Semplice e spigliato con dinamica incentrata sul frutto e un finale appena astringente.
CHIANTI CLASSICO RISERVA 2019
Caparsa – Doccio a Matteo
Giuggiole e more, tabacco, lavanda, anice, un tocco di spezie orientali a profilare un naso di notevole profondità. Sorso corrispondente, non molto muscolare, ma profondo e sfaccettato, sanguigno e balsamico nei rimandi, con finale polveroso, austero in questa fase, ma di grande stoffa. Da attendere.
San Felice – Il Grigio
Legno arso e scatola da sigari, erbe disidratate, mirtillo rosso sul fondo. Dinamico e senza orpelli, con tocco fumoso di fondo e alcol ben integrato, tannino appena asciutto che non inficia il sorso fumoso in chiusura. Più che valido per la tiratura importante.
Arillo in Terrabianca
Sottobosco verde e viole appassite un sentore insolito di maraschino. In bocca è largo, avvolgente, ma con discreto sprint acido finale che lo rende godibile ed equilibrato.
Bibbiano
Legno arso e tabacco Kentucky, mirtilli rossi e kirsch. Ha una dinamica accattivante tra agrume ed erbe aromatiche, ritorni ematici che danno profondità al finale di notevole profondità. Ottimo
Caparsino
Selvatico e pietroso, mora e ciliegia, mela rossa. Raddese purosangue con frutto e tensione vivacizzante, tannino fitto e finale sanguigno non profondissimo, ma di grande freschezza. Buono.
Castello di Volpaia
Lampone e alloro, ciliegia, tocco ferruginoso. Bocca ben in equilibrio tra frutto croccante e acidità, con vigore alcolico importante, che, però, non inficia l’equilibrio d’insieme.
San Giusto a Rentennano – Le Baroncole
Catrame e fogliame secco, anice e legno arso, ciliegia e susina, piuttosto austero in questa fase, ma non mancano i suoi caratteri classici. In sorso non ci sono concessioni sul lato della morbidezza: è serrato, mordente, ma la tensione è notevole e impeccabile. Non di facilissima lettura, ma ha la stoffa per durare venti e più anni.
Gagliole
Grazioso e delicato: lampone e anice, viola mammola, liquirizia e lavanda. Ha polpa e ampiezza, trama tannica di rara finezza che incornicia il frutto e grande energia acido- sapida di fondo. Lo spessore della Riserva c’è, ma in un quadro di straordinaria souplesse.
Eccellente.
Fattoria Santo Stefano – Drugo
Ferro e ciliegia croccante, liquirizia e un tocco floreale. Frutto carnoso al centro e acidità pimpante, tannino appena rustico che dà forza al finale fumoso. Nella media.
Riecine
Fragola, cassis e un tocco più scuro d’humus e di cuoio. Sorso solare, straripante di frutti rossi rugiadosi che inglobano il tannino importante – ma impeccabile – e riecheggiano nel finale incisivo e allo stesso tempo leggiadro. Sexy!
Castello di Monsanto
Macchia mediterranea e mirtilli maturi, qualche cenno di tabacco e di scatola di sigari Sorso appena asciugato all’ingresso dal tannino irruente, ma più disteso e accomodante nella chiusura di discreta profondità. Buono.
Castellare di Castellina
Cenere e legno arso, alloro e susina nera. Bella dinamica longilinea e scattante: frutto croccante, rugiadoso in prima linea e poi una spinta salina-ferrosa che dinamizza il corpo.
Solido.
Buondonno
Ciliegia nera, erbe aromatiche, accenti fungini. Sorso serrato, ma d’insolita precisione per questa etichetta, con tannino appena polveroso e ritorni di macchia mediterranea che si rincorrono nella chiusura piuttosto profonda. Discreto.
Maurizio Alongi – Vigna Barbischio
Visciola e mirtilli neri, cioccolato fondente e sbuffi fumè. Progressione in equilibrio tra massa e acidità che dà slancio, con tannino appena polveroso e un finale boschivo e sanguigno di buona grinta. Molto buono.
Monteraponi – Il Campitello
Macchia mediterranea a go go, poi susine nera e canfora, alloro e lentisco, fiori appassiti e qualche traccia terrosa. Roccioso e serrato, grintoso e senza compromessi, con materia fitta ancora imbrigliata nella morsa tannica giovanile. Chiusura notevole su toni di arancia sanguinella. Enfant prodige.
Castello di Ama – Montebuoni
Mirtilli rossi e cenni balsamici, resina di pino e viola appassita. Suadente, garbato, con acidità infiltrante in prima linea che lo rende agile e incisivo, finale ferroso e agrumato che invita al secondo sorso. Ottimo!
Montecalvi
Animale impetuoso e poi bosco ed erbe aromatiche, qualche lampo di giuggiola e mora. Molto scapigliato e selvatico, con polpa di fondo accattivante, salinità che dà sprint e finale coerente con il naso. Non universale, ma ha personalità da vendere.
Tenuta di Arceno
Caldo e maturo:composta di more, pepe verde e cannella. Ricco, voluminoso come da consuetudine per la zona di Castelnuovo, ma con bell’equilibrio dato da mineralità e tannino tosto che allenta la presa nel finale abbastanza durevole. Buono.
Brolio
Tabacco a accenti di tostatura, cacao in polvere, mirtilli neri. Ampio e cremoso, compassato, moderno, ma con adeguata energia di fondo e precisione da orologeria svizzera nel finale balsamico di notevole durata.
Luiano
Soffio erbaceo e mentolo, una nota floreale intensa e un po’ anomala. E’ morbido e un po’ monocorde, non spiacevole, ma difficile da inquadrare.
Capraia
Alloro e legno arso, resina e pepe verde. Relativamente semplice e immediato, con frutto integro e discreta acidità. Finale composto, anche se non particolarmente profondo.
Castello di Albola
Melagrana e composta di ribes, fiori rossi e arancia sanguinella. Acidità acuta che dà sostegno e grinta al sorso, corpo snello e suadente, finale diretto e senza fronzoli che insiste su note agrumate e vegetali fini. Molto buono.
Molino di Grace
Calore e materia, tabacco e sciroppo di more alla Panzano, concentrazione importante confermata da un sorso largo, cremoso, con finale rinfrescato da un ritorno d’agrume rosso che bilancia il tutto.
La Vigna di San Martino ad Argiano
Selvatico e ferroso, giuggiola e mirtilli rossi in secondo piano. E’ piuttosto agile e reattivo, non troppo profondo, ma snello e scorrevole, chiusura segnata da ritorni boschivi. Valido.
Terra di Seta
Incenso e alloro, fragola, pepe rosa e noce moscata. Appena segnato dal rovere che offusca uno sviluppo altresì godibile e scattante, con tannino vellutato a supporto ed erbe aromatiche a iosa nel finale interessante. Se il legno si integra, diventa un piccolo capolavoro.
Castagnoli – Terrazze
Marasca e lampone, eucalipto e pastiglia alla viola. Sorso largo, accomodante, con materia fitta e cupa bilanciata dal tannino appena ruvido e dalla freschezza ben dosata. Centrato nel suo insieme.
Felsina – Rancia
Naso molto ricco che spinge sulla marasca e sulla prugna, oltre che su toni vegetali e di china abbastanza insoliti. In bocca è più classico, ma sempre un po’ bizzzarro, con un frutto un po’ troppo maturo e qualche lampo vegetale nel finale di bocca. Da riprovare tra qualche tempo.
Brolio Riserva
Giuggiole, visciole e un cenno boisè a definire ancora in via d’assestamento. Più leggibile in bocca, dove il frutto è sempre ricco, l’influsso del legno percettibile, ma la progressione si sbriglia progressivamente e la bella materia emerge chiara nel finale sontuoso.
Rocca delle Macie – Sergioveto
Prugna e amarena, fiori rossi e carrube. Disteso, carico di frutto, ma un po’ troppo morbido.
Brancaia
Bella materia fruttata condita da toni balsamici e speziature da rovere. Moderno e massiccio in bocca, con contrafforte acido discreto e finale più fresco e scattante del resto. Di stile un po’ internazionale.
Tenuta di Campomaggio – Santa Teresa
Fumo e macchia mediterranea. Fresco e scorrevole in bocca, ma un po’ semplice.
Borgo Salcetino – Lucarelli
Bosco ed impeto ematico in stile Radda, poi un ricordo esotico di spezia. Longilineo ed equilibrato, con frutto fragrante e ben delineato, spigoli pronunciati ma meno che in altri raddesi, e un finale boschivo-fruttato dotato di garbo e precisione.
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