Italian Snacking, l’ultimo libro di Anna Francese Gass
di Bruno Sodano
Anna Francese Gass, calabrese di origine, è cresciuta sulla costa del Rhode Island e si è trasferita a New York per studiare alla NY University. L’abbiamo incontrata per parlare del suo ultimo libro “Italian Snacking” ricettario dedicato allo street food, aperitivi e dolci da merenda. Anna ha affinato la sua arte nelle cucine di prova di Martha Stewart Living, food52 e Whole Foods e oggi è una delle colaboratrici più prezione per il NewYork Times Food, Washington Post, Bon Appetit e Food52. Appare regolarmente su Good Morning America e Access Hollywood e le sue ricette sono le più apprezzate di sempre.
Anna ci accompagna in un viaggio nella sua storia, e ci racconta insegna che il sogno della vita esiste, basta solo affidarsi ad una semplice regola e un una piccola (ma importante) dose di buona fortuna. Anticipiamo che la vedremo spesso in Italia per alcune riprese video, parleremo ancora di altri libri e che il suo “credo” è raccontare la vera autentica cucina italiana nel mondo.
«Sono nata ad Acri, in provincia di Cosenza, e quando avevo un anno, ci siamo trasferiti negli Stati Uniti. Mio padre è un professore universitario di italiano e italoamericano. Mia madre è nata e cresciuta in Italia, quindi, anche se vivo da sempre negli Stati Uniti, la nostra casa conserva la cultura, le tradizioni e i piatti dell’Italia». Firenze è la città di molte vacanze in famiglia, Napoli e Palermo sono state città cruciali per conoscere la cultura dello street food: «È stato naturale per me iniziare a cucinare piatti italiani anche perchè il mio palato è sempre stato abituato agli ingredienti e ai profili aromatici di questa cucina. Informare ed educare il mio pubblico americano sul vero cibo italiano è diventata una missiona, ingredienti semplici e freschi si uniscono per le creazioni più deliziose. Italian Snacking, nasce dalla voglia di mostrare l’attenzione e l’amore che gli italiani mettono nel preparare i piatti che accompagnano il loro quotidiano rendendo ogni occasione speciale. Ho scritto questo libro perché vorreiche gli americani potessero beneficiare di ciò che avevo imparato nel corso degli anni».
Il New York Times è una delle pubblicazioni più prestigiose al mondo e le tue ricette hanno conquistato un vasto pubblico. Ma collabori anche con altre riviste influenti e autorevoli a livello mondiale. Qual è il segreto del tuo successo?
«Sono cresciuta con una fortissima etica del lavoro. Fin da giovane, una volta focalizzato un obiettivo, ho sempre lavorato molto per raggiungerlo. Collaborare con il New York Times Cooking è stato, e continua ad essere, un vero punto culminante della mia carriera. C’è grande rispetto per il mio punto di vista e mi permettono di mostrare la cucina italiana in modo autentico. Anche se sono grata per il mio successo, cerco sempre di raggiungere un nuovo obiettivo attraverso le opportunità che ho la fortuna di trovare. Il successo è il 90 per cento di duro lavoro e il 10 percento di fortuna. Sono molto grata».
Durante la creazione delle tue ricette, ti concentri solo su ingredienti italiani autentici o cerchi di adattarne alcune al mercato (e al palato) americano?
«Una delle ragioni per cui amo la cucina italiana è la sua semplicità. Un piatto italiano perfetto non necessita di troppe spezie, salse o ingredienti. Si ci concentra su cibo fresco, lavorato poco, che restituisce un risultato sempre speciale. Per quanto riguarda il palato americano, è abbastanza noto che gli americani adorano il cibo italiano, quindi trovo che più autentica rimango, più il mio pubblico è felice di provare (e mangiare) ciò che cucino».
Quale piatto italiano proponi agli americani per Pasqua?
«Da calabrese, abbiamo una tradizione molto importante. Per la mattina di Pasqua consiglio ai miei lettori di Food52.com il pane di Pasqua con una frittata al forno fatta con ricotta, mozzarella, caciocavallo e soppressata. Mia madre lo prepara ogni anno e piace molto a tutta la famiglia. Non vediamo l’ora».
Qual è stata la tua esperienza più memorabile in Italia nel campo gastronomico?
«Trascorrere del tempo con mia nonna nella sua casa in Calabria è un ricordo fondamentale per me. Da bambina americana, ero affascinata da come la maggior parte del suo cibo provenisse dal suo orto. Al mattino, mi portava nei campi a raccogliere gli ortaggi che avremmo usato nei suoi pasti quotidiani. Ricordo che mi mostrava come individuare le patate nel terreno. Erano ancora calde dalla terra quando le scoprivo. Era magico per me. Mi lasciava anche raccogliere i fiori di zucchina e poi insieme facevamo le sue “pitte”: una pastella a base di farina fatta con i fiori tagliati, un po’ di formaggio e prosciutto cotto. Oggi ho un piccolo orto e preparo le stesse pitte con mio figlio e penso a lei».
Quali sono gli elementi chiave che, secondo te, rendono apprezzata la cucina italiana a livello globale?
«Mi rende molto orgogliosa il fatto che la cucina italiana sia la più amata al mondo. Tuttavia, non mi sorprende. L’eccellenza della nostra cucina deriva dalla nostra dedizione ad essa. A partire dagli ingredienti, gli italiani lavorano sodo per creare cibo della massima qualità. È un vanto il fatto che in Italia si producano i migliori formaggi, salumi e vini. Anche le coltivazioni sono curate. Quindi, quando si parte con ottimi ingredienti e poi li si cucina con cura pensando ai propri cari che mangeranno la tua creazione, il successo è garantito».
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