Venerdì 10 settembre: l’ultimo viaggio di Angelo con tutta l’Italia perbene che si ferma.
Il nostro ricordo
Angelo, il sogno spezzato del Cilento
Alla fine non importa sapere perché Angelo è stato ucciso in maniera così barbara. Già, perchè è tutto molto chiaro: con la sua morte violenta tra gli olivi secolari si è spezzato un sogno, niente sarà come prima.
C’è stata come una contaminazione dell’idea del Cilento così come si è sviluppata, pur tra mille difficoltà, negli ultimi quindici anni. Visto da fuori, questo territorio crea una sorta di atarassia, indolenza tanta, ma anche pulizia dell’aria e dell’ambiente, lontananza dal caos urbano e dai modeli urbanistici perdenti dell’ultimo mezzo secolo in Italia. L’animo di chi vive in città entra in una fiaba.
Il Cilento attrae per questo, per essere qualcosa di diverso, altro rispetto al quotidiano. Anche la sua incapacità di comunicare alla fine lo rende appetibile, con la sua animazione che ricorda le feste dei bambini, quel suo vivere come le farfalle pochi mesi l’anno, l’essere uno scrigno di biodiversità.
Ora chi come me lavora a Napoli riconosce con questo omocidio un codice di violenza ben presente nel quotidiano di chi nel Cilento non vive.
Una omologazione al ribasso che si avverte anche quando attraversi semplicemente la strada.
La morte di Angelo non è un episodio isolato, è solo un momento del salto di qualità di un confronto sempre più aspro maturato tra due mondi opposti proprio mentre in questi dieci anni molte giovani e fresche energie indirizzavano i loro sforzi per costruire un modello ecosostenibile.
Angelo ha iniziato a morire quando i confini del Parco sono stati asserviti a interessi personali e non generali, con l’esclusione incredibile della valle dell’Alento che è il cuore del territorio da cui prende persino il nome.
Angelo ha iniziato a morire con la crescita a go go di inutili centri commerciali, il rilascio di licenze edilizie con progetti abnormi e orribili, la devastazione degli orti del centro di Vallo della Lucania a cento metri dalla Cattedrale di San Pantaleo
Angelo ha iniziato a morire ogni qualvolta si costruisce una strada che regala appalti e mazzette distruggendo bosco nel parco naturale più grande d’Italia
Angelo ha iniziato a morire con il taglio degli alberi secolari del Cervati, il tetto della Campania, con i camping che sparano musica a tutto volume contro la legge a Villammare, con le costruzioni abusive vicino la costa, con le sedie di plastica.
Angelo ha iniziato a morire quando il Parco non ha presentato piani di abbattimento rinunciando a fondi ministeriali destinati a recuperare l’ambiente privatizzato
Ecco cosa ha lasciato solo il sindaco di Pollica: aver continuato a sostenere un modello di sviluppo che nell’immediato regala meno ricchezza di una concessione edizilia vicino i templi di Paestum, ma che nel medio e lungo tempo assicura un futuro certo e prospero alle future generazioni cilentana nella società omologata dove aria, acqua e terra pultita diventeranno un bene inestimabile.
Lo scrivemmo tempo fa proprio: per il Cilento modello Abruzzo o modello Calabria?
Da allora credo che il secondo abbia fatto notevoli progressi rispetto al primo.
Ciao Angelo
La notizia dell’omicidio di Angelo Vassallo
Il ricordo di Nico Piro
Il suo intervento al congresso Slow Food
Il manifesto di morte che gli fecero i suoi avversari
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