Località Montegrosso
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I vecchi testi di legge fanno bella mostra nella sala di accoglienza degli ospiti e indicano un percorso che Pietro Petroni non ha seguito perché invece di imitare il papà magistrato, ha comprato questa antica masseria del ‘700 circondata da quasi duecento ettari di olivi e foraggio ristrutturandola. Era nel suo nome il destino a cui lo chiamava l’anima: pietre con i muretti a secco, pietra per le camere e tutti gli ambienti, pietra i camini ricavati seguendo pedissequamente la struttura originaria. E poi legno, ceramica. Solo materiali naturali ad eccezione degli accessori dei bagni, i riscaldamenti e le posate. A voler essere precisi anche gli attaccapanni. Insomma, una biomasseria che si raggiunge scalando la luna, cioè la collina subito dopo Montegrosso ben conosciuta dai gourmet per il lavoro del mitico Pietro Zito di Antichi Sapori. Ci sono alcune attenzioni, come i letti rivolti a nord che per me è l’unica condizione per poter dormire sin da piccolo e l’assenza di spigoli. Ma è l’atmosfera generale che si respira a fare molto bene: ovunque è silenzio, la sala da pranzo ha un patio affacciato sul Gargano con Barletta sullo sfondo di una mareggiata di olivi. Qui ci siamo chiusi con cari e nuovi amici, Ian Dagata, Giampaolo Gravina, Franco Ziliani (presidente di giuria), Vito Intini, Carlo Macchi, Teodosio Buonogiorno (patròn di Già Sotto l’Arco) chiamati a raccolta dal fortissimo attacco della critica gastronomica pugliese, cioé Nicola Campanile, Paolo Costantini, Enzo Scivetti e Pasquale Porcelli, in occasione della terza edizione di Radici. Mai scelta fu così perfetta nel radunarci perché lo stare insieme faceva bene al luogo, il luogo ha fatto bene al nostro lavorare magnifico fra quasi 150 vini. Una delle rare volte in cui ti colpisce il rimpianto quando devi dire la parola fine all’esperienza e fare rientro a casa. La mattina ci si sveglia con una colazione robusta, fatta di ricottine, yogurt, marmellate, formaggio, frutta, latte: tutto prodotto da Pietro e dai suoi collaboratori. Il cambio è quotidiano, anche qui ci sono solo tessuti naturali. Si può scegliere di mangiare e conviene perché la cucina funziona solo per gli ospiti e non per le persone di fuori, niente cerimonie, niente chiassate serali, il silenzio è il bene più prezioso venduto da Lama di Luna. Noi abbiamo magnificato le polpette fritte e ripassate al sugo, l’agnello con le patate, bei medaglioni di melanzane che gli americani giustamente chiamano uova della terra, una sorta di ciambotta, orecchiette al pomodoro con ricotta salata, frutta della masseria (strepitosi i fioroni e le pesche) e dolce fatto in proprio. Sul sito ovviamente trovate tutte le escursioni, siamo a due passi dal misterioso Castel del Monte voluto da Federico II e i particolari dell’azienda, fra breve sarà pronta anche una piscina per quanti amano non uscire dalla cinta fissata dal muretto in pietra. Un luogo dell’anima perchè il proprietario è riuscito a trasmettere questo bisogno di realizzare il suo sogno in ogni dove e tra sala biblioteca, veranda, passeggiate lungo i muretti, davvero si ritrova il tempo smarrito quando si corre in città. Da non perdere, almeno una volta nella vita. In città ve lo ricorderà il suo olio d’oliva.
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