A Taurasi il tempo scorre nel totale silenzio e nell’immobilità, sembra quasi che gli abitanti non siano minimamente consapevoli del grande valore custodito tra i loro vigneti secolari. Per fortuna c’è comunque chi si attiva con fervore per promuovere il territorio ed aprire le porte dell’antico borgo al mondo degli eno appassionati.
Infatti Il 30 aprile e 1 maggio la condotta Slow Food Irpinia Colline dell’Ufita e Taurasi ha organizzato “Andar per Taurasi”, due giornate intense tra le colline della Valle del Calore ed i Monti Picentini, visitando le cantine a diretto contatto con i vignaioli, custodi attenti della cultura del territorio. Ben 29 le aziende aderenti all’iniziativa che hanno accolto calorosamente i tantissimi appassionati del mondo rurale e vitivinicolo in particolare: Filadoro, Antico Castello, Boccella, Perillo, Di Prisco, La Molara, Tenuta Ponte, Elmi, Il Cancelliere, Salvatore Molettieri, Luigi Tecce, Manimurci, Tenuta Cavalier Pepe, Borgodangelo, Guastaferro, Antica Hirpinia, Antico Borgo, Antonio Caggiano, Gmg Vinicola Taurasi, Claudio Guerriero, Sella delle Spine, Luciano Barrasso, Russo, Contrade di Taurasi, Caspariello, Mier Vini, Cardinale, Vigna Villae, I Capitani.
Tante quindi le interpretazioni dell’aglianico offerte ai numerosi visitatori, in un areale che da tempi immemori si impegna ad esaltare, celebrare, raccontare questo vitigno di grande personalità e forte identità territoriale. All’interno del castello Marchionale si sono svolti una serie di laboratori e degustazioni a cura di Gaetano Pascale, presidente Slow Food Campania, preceduti da una visita guidata del percorso TAU dell’Enoteca Regionale dei Vini d’Irpinia. Il percorso TAU è stato studiato per stimolare la memoria olfattiva, e non solo, per favorire il riconoscimento dei vari sentori presenti nel vino. Nei laboratori non si è parlato solo di aglianico, ma c’è stato un incontro molto interessante sul greco musc’, vitigno a bacca bianca presente da tempi remoti in zona, ma messo da parte e dimenticato un po’ da tutti, forse per il suo aspetto poco felice che ricorda un po’ la storiella del brutto anatroccolo.
Sandro Lonardo, titolare dell’azienda Contrade di Taurasi, insieme al suo valido team di tecnici, ha il merito di aver riconosciuto ed apprezzato le potenzialità del greco musc,’ con il quale produce un vino di forte identità, ma su quest’argomento voglio soffermarmi in seguito dedicandogli la dovuta attenzione. Due i personaggi dediti all’aglianico che hanno carpito o quasi rapito, la mia attenzione.
Due giovani produttori, Luigi Tecce, personaggio eclettico, magnetico, Milena Pepe, unica donna a condurre un’azienda sul territorio del Taurasi. I vini di Luigi Tecce li ho provati nella sua cantina dove mi attendeva a lume di candela, pronto a guidarmi nel magico mondo delle diverse annate prodotte dal 2001 ad oggi. Tutte diverse tra loro, ognuna è capace di incantare, obbligandoti ad inseguire di continuo i cambiamenti infiniti che riescono ad esprimere accarezzati dall’ossigeno.
Poliphemo è il nome del suo Taurasi, per sottolineare la potenza dell’aglianico, ma io avrei scelto tutt’altro nome, più che potenza il suo vino esprime eleganza e misticismo, quindi sarebbe stato più indicato il nome di una ninfa.
Milena Pepe è una giovane donna, forte ed intraprendente, ha lasciato la propria famiglia in Belgio e conduce da sola l’ambizioso progetto di produrre vino che sappia parlare della sua Irpinia. Ha grandi occhi blu che brillano di accesa vivacità ed intelligenza, addolciti dalla recentissima maternità che non ha minimamente rallentato il suo lavoro e la sua ambizione. Visti i grandi risultati che è stata capace di ottenere in pochi anni, mi chiedo cosa riuscirà a fare in futuro.
Marina Alaimo
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